Cosenza 2016, i dinosauri di Presta: Magarò, Franza o Spagna purchè se magna

Salvatore Magarò è una persona squisita. Educato, galante, generoso quando serve, impeccabile sotto l’aspetto umano. A volte viene da chiedersi cosa ci faccia in politica ed è lì che casca l’asino. Perché lui, Magarò, usa tutto il suo indiscutibile savoir faire per piazzarsi nei posti migliori. Gentilezza e modi pacati al servizio del… vatticuagnu (in italiano, utile personale).

Magarò, che ha superato da poco la sessantina, ha attraversato da protagonista la Prima e la Seconda Repubblica legandosi alla famiglia Mancini. Giacomo, il vecchio leone, stravedeva per lui. Anche se, in una prima fase, quando Salvatore era ancora soltanto il sindaco di Castiglione Cosentino, il suo punto di riferimento era Cecchino Principe.

Ma il “vecchio Giacomo”, con la sua proverbiale affabulazione, se l’era tirato dalla sua parte. Ed era riuscito a farlo eleggere presidente della Provincia. Magarò era diventato, di conseguenza, un manciniano convinto e fervente. Particolarmente premuroso nei confronti del giovane Giacomo, che bisognava avviare alla politica attiva.

Tuttavia, una volta venuto a mancare il Vecchio, Salvatore doveva assicurarsi la sopravvivenza politica e in molti dicono che sia stato lui il vero “regista” del clamoroso salto della quaglia di Giacometto, che lui ovviamente non solo ha seguito ma ha addirittura anticipato. Così come il salto della quaglia all’indietro quando si è trattato di lasciare il centrodestra e… tornare a sinistra.

Mancini senior era uomo di potere e nobili tradizioni, che è stato legato a clientele e spartizioni, ma che ha avuto il merito di non essere mai stato craxiano, di aver tenuto la barra dei diritti civili e del garantismo e di non essersi mai fatto incantare dalle sirene delle destre come tanti ex socialisti.

E invece Salvatore (eletto alla Regione nel 2005 con i Socialisti Calabresi) e Giacometto sono passati armi e bagagli con il centrodestra.

Giacomo Jr. è stato premiato con l’assessorato al bilancio nella giunta di Peppe Scopelliti, l’ex missino sindaco di Reggio, poi governatore del Pdl disarcionato per le note vicende giudiziarie. Magarò invece, eletto con 5mila preferenze nella lista “Scopelliti Presidente”, si è preso la poltrona di presidente della commisione antimafia della Regione Calabria. Sempre col sorriso sulle labbra, ci mancherebbe. Perché magari lui, che è un politico che guarda lontano, aveva capito che non sarebbe durata molto. E in effetti la stella di Scopelliti non è arrivata neanche a fine mandato…

E Salvatore? Beh, non ci ha pensato su due volte e anche in questa circostanza ha giocato d’anticipo su Giacometto, rifacendo il salto della quaglia dal centrodestra al centrosinistra già in occasione delle Regionali del 2014. Ma senza essere rieletto.

E così quando il giovane Mancini è rientrato con Verdini, ha trovato Salvatore già pronto ad accoglierlo a braccia aperte nella Santa Alleanza Civica di Lucio Presta. Con una lista il cui nome è tutto un programma: Cosenza in rete.

La morale della favola è sempre (più o meno) quella: Franza o Spagna purché se magna…