Cosenza 2016, la faccia di bronzo di Magorno

Ancora in pochi, degli asfaltati, si sono presentati davanti ai microfoni della stampa per spiegare le ragioni di questa sonora sconfitta.

Magorno ha già esternato durante la notte, lanciando un messaggio sibillino al vincitore Occhiuto: presto i cosentini ci capiranno. Una frase che ha lo stesso “sapore” di quella lanciata all’indomani della raccolta firme per la caduta anticipata di Occhiuto: il bello deve ancora venire.

Come a dire: visto che non ti possiamo battere sul campo ci penserà qualcun altro a toglierti di mezzo. Parole che fanno riferimento alle inchieste in corso sia della procura di Cosenza che della DDA di Catanzaro, su illeciti amministrativi e voto di scambio politico mafioso.

Certo è che un “richiamo” di questo tipo fatto oggi da Magorno sa di vendetta. Hanno avuto anni per sputtanare il malaffare di Occhiuto, e non lo hanno fatto, ma oggi chiedono l’arrivo urgente della Giustizia. Sono stati zitti per quasi tutta la precedente consiliatura senza mai denunciare un solo illecito alla procura.

Marco-Ambogio-Luca-Morrone-e-Enzo-Paolini Ma ad un certo punto si sono svegliati, a partire da quella cazzata di sfiduciare Occhiuto, che pareva essere propedeutica all’intervento imminente della magistratura. Lo sfiduciamo così evitiamo il commissariamento per infiltrazioni mafiose del Comune. Ma evidentemente qualcosa è andato storto. Ed i tempi della giustizia non sono coincisi con quelli della politica. E l’inchiesta, sulla cui natura ed esistenza non dubita nessuno, viaggia indipendentemente dai bisogni del PD. E di quelli di Minniti in particolare che non solo ha mandato allo sbando Guccione facendogli credere che sarebbe passato al ballottaggio, ma ha anche più volte posto la questione ai magistrati dell’opportunità di intervenire prima delle elezioni.

Pensavano di farcela con il voto popolare. E invece Occhiuto li ha asfaltati. Ora non sanno che pesci prendere ed invocano l’evento divino. Noi possiamo essere antipatici o simpatici, ma siamo stati i soli ad aprire questa vicenda dei debiti, della mafia, degli affidamenti, di Occhiuto in tempi non sospetti e a viso aperto, convinti come siamo che il malaffare non solo c’è al Comune, ma regna sovrano. E nonostante ciò, non sono mai intervenuti. Lasciando che tutto scorresse tranquillamente.

Non si sono mai interessati di denunciare il sistema marcio e corrotto che regna al tribunale. Che sta alla base di tutti gli intrallazzi. La nostra come abbiamo sempre detto non è una crociata contro Occhiuto, ma contro le angherie. A me personalmente se oggi avesse vinto  Guccione piuttosto che Occhiuto, francamente non mi cambiava niente. Per me sono uguali.

Così come abbiamo scritto del malaffare di Guccione e di tutto il PD, così abbiamo fatto per Occhiuto. Noi siamo contro la corruzione sia quando c’è Occhiuto che quando c’è Madame Fifì. E per questo ci battiamo.

La nostra linea editoriale non è contro le democratiche elezioni, o contro i cittadini che hanno deciso di votare Occhiuto, ma contro chi intrallazza. E l’elezione a sindaco, non è una sentenza di assoluzione. Come un articolo non è una sentenza di condanna. Ma le perquisizioni, gli avvisi di garanzia, gli interrogatori, le cantate sono elementi al vaglio della magistratura che quanto prima dovrà esprimersi su questo. Dunque resterei cauto nel cantar vittoria. Non prima di essermi accertato ufficialmente che il nome del nuovo sindaco non compaia nel registro degli indagati.

Certo è che invocarla in questo modo, o a tirar la giacchetta a Gratteri questo Pd, come sta cercando di fare Magorno, oggi, non ci fa bella figura. Ma tanto chi se ne frega, a fare figure barbine ci sono abituati. Hanno la faccia di bronzo. E non sono neache di Riace.

GdD