Cosenza 2022. Chi è Franz Caruso/1: dalla massoneria al summit mafioso con Paolo Romeo, Franco Pino e il Cinghiale

Una delle barzellette più spassose dell’ultima campagna elettorale a Cosenza è stata la candidatura a sindaco – poi risultata vincente grazie a un pacchiano patto di potere col centrodestra – di Franz Caruso. Ormai ultrasessantenne, vecchio arnese della malapolitica cosentina in mano alternativamente ai “padroni” dell’area socialista, massone deviato iscritto addirittura negli elenchi del Goi, ormai da tempo approdato alla deriva del Pd/P2 di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio, ha presentato la sua surreale candidatura in quota Capu i liuni/Madame Fifì/Boccia/Gigino Incarnato detto Tic Tac/Sacco/Frammartino. Con l’appoggio “esterno” (una sorella e una figlia candidate) delle famiglie Savastano e D’Ambrosio. E voleva anche essere classificato come “nuovo”! E come se non bastasse, ha anche dato il via all’approvazione-suicidio del bilancio del suo compare Occhiuto. Roba da matti….

Ma ecco chi è Franz Caruso, il garante incappucciato della paranza, che deve la sua “fama” nei magnifici anni Ottanta alla sua “preziosa” opera di mediazione per consentire la “pax” tra Tonino il Cinghiale e Pino Tursi Prato con l’intervento decisivo – tutto documentato con atti pubblici – di Paolo Romeo, il capo della massomafia di Reggio Calabria, appena condannato a 25 anni di carcere in primo grado per il processo Gotha e di Franco Pino, ex capo della massomafia cosentina ornai pentito dal 1995 e al soldo della peggiore magistratura corrotta d’Italia.

Tra le frequentazioni cosentine di Romeo, dunque, c’era anche il boss Franco Pino, poi pentito storico della ‘ndrangheta. In diverse ordinanze si trova traccia della partecipazione alla fine degli anni ‘80 «ad una riunione in Cosenza presso lo studio dell’avvocato Franz Caruso, nel corso della quale, alla presenza del capo cosca cittadino Franco Pino, si compose un contrasto tra i politici Giuseppe Tursi Prato e Antonio Gentile».

L’intervento di Paolo Romeo aveva placato gli animi, “apparato” la situazione e addirittura creato i presupposti per accogliere la candidatura al Senato del Cinghiale nel 1992. Intanto, Tursi Prato vola nel PSDI e nel 1990 il risultato delle Regionali è strepitoso: il partito del sole nascente totalizza il 5,64% dei voti in una tornata elettorale che vede la DC al 38%, il PSI al 22,3% e il PCI al 19,4%. Un trionfo acclarato dai due seggi conquistati, che vanno proprio a Paolo Romeo e Pino Tursi Prato.

Franz Caruso

Ma perché proprio l’avvocato cosentino Franz Caruso? All’epoca del summit dentro il suo studio legale, era ancora giovane anche se già rampante e rapace. E soprattutto iscritto alla massoneria, al Grande Oriente d’Italia. Non serve essere grandi investigatori per trovare il nome di Caruso nell’elenco dei massoni italiani che dilaga sul web ormai dal 2014. E Francesco Alessandro Caruso, classe 1959, all’epoca dell’iscrizione ancora procuratore legale, figura in quell’elenco (i dati coincidono perfettamente) e sarà stato certamente a conoscenza dei legami di Paolo Romeo con la massoneria. Non si sceglie un mediatore qualsiasi per una vicenda del genere. In più, Franz Caruso già allora, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, milita attivamente nel Psi e sarà anche eletto consigliere comunale nel 1990.

Franz Caruso aveva scelto la strada “politica” del socialismo ed era evidentemente legato a Tonino Gentile, visto che si poneva come da garante e addirittura da intermediario per ricomporre i problemi tra il Cinghiale e Tursi Prato.

Nel 1990, quando a Cosenza si torna a votare causa scioglimento del consiglio comunale per l’impossibilità di trovare una maggioranza solida, il Psi, sia pure ancora in piena “guerra” tra le varie fazioni, ottiene un grande successo elettorale e riesce ad eleggere addirittura 14 consiglieri comunali. La componente più forte è proprio quella dei “gentiliani”: ci sono Sergio Bartoletti, Eugenio Conforti, Peppuccio De Napoli, Antonio Fiorentino, Fernando Greco, Angelo Lo Gullo, Francesco Perri e Cosimo Savastano. Una bella “pattuglia”, non c’è che dire. E poi qualche giovane, allora di belle speranze, come Franco D’Ambrosio, Domenico Frammartino e, appunto, Francesco Caruso detto Franz. Ma tra i giovani quello che spicca maggiormente è Pietro Mancini, figlio di Giacomo, ed è proprio lui che sarà destinato a ricevere l’incoronazione di sindaco, visto che ancora non c’era l’elezione diretta. Ma la “guerra” tra le fazioni esploderà ben presto e dopo neanche un anno i “gentiliani” faranno fuori il giovane Mancini, con l’inevitabile complicità anche dei più giovani.

Franz Caruso, intelligentemente, anche se strizza l’occhio al Cinghiale, non se la guasta con Mancini e anche se non si ricandida al Consiglio nel 1993, anno in cui il vecchio Mancini sbaraglia clamorosamente i partiti e vince le elezioni con due liste civiche risultando il primo sindaco eletto direttamente dai cosentini, rimane in “area” socialista e si propone per incarichi prestigiosi e ben retribuiti. Dal 1990 al 1993, per esempio, è Consigliere di Amministrazione del Consorzio per la Ricerca e l’Applicazione nell’Informatica, il CRAI, un “carrozzone” mica male per cominciare a farsi le ossa.

Poi arrivano le “vacche grasse” del processo Garden, che lo vedranno in prima fila per la sua professione di avvocato penalista. Il processo smontato pezzo per pezzo dagli avvocati cosentini in combutta con il porto delle nebbie di Serafini e Spagnuolo e Caruso è fra gli “eletti”, insieme ai principi del foro in salsa cosentina tra i quali già allora il terribile Marcello Mazzetta, oggi come ieri legato alla sua stessa cricca di corrotti. E per il momento ci fermiamo qui.

1 – (continua)