Cosenza 2022. Chi è Franz Caruso/2: le Regionali del 2014 e la figuraccia del 2016

Una delle barzellette più spassose dell’ultima campagna elettorale a Cosenza è stata la candidatura a sindaco – poi risultata vincente grazie a un pacchiano patto di potere col centrodestra – di Franz Caruso. Ormai ultrasessantenne, vecchio arnese della malapolitica cosentina in mano alternativamente ai “padroni” dell’area socialista, massone deviato iscritto addirittura negli elenchi del Goi, ormai da tempo approdato alla deriva del Pd/P2 di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio, ha presentato la sua surreale candidatura in quota Capu i liuni/Madame Fifì/Boccia/Gigino Incarnato detto Tic Tac/Sacco/Frammartino. Con l’appoggio “esterno” (una sorella e una figlia candidate) delle famiglie Savastano e D’Ambrosio. E voleva anche essere classificato come “nuovo”! E come se non bastasse, oggi ha anche dato il via all’approvazione-suicidio del bilancio del suo compare Occhiuto. Roba da matti….

Nelle precedenti puntate abbiamo ripercorso la “storia” del soggetto, partendo dalla sua appartenenza alla massoneria e ai summit mafiosi nel suo studio con Paolo Romeo, Franco Pino e Tonino Gentile alias il Cinghiale (https://www.iacchite.blog/cosenza-2021-chi-e-franz-caruso-1-dalla-massoneria-al-summit-mafioso-con-paolo-romeo-franco-pino-e-il-cinghiale/) e continuando con la sua prima grottesca candidatura a sindaco di Cosenza del 2011 “ordinata” da Nicola Adamo contro l’avvocato Paolini e poi clamorosamente abortita per far scendere in campo Salvatore Perugini e favorire comunque la vittoria di Occhiuto (https://www.iacchite.blog/cosenza-corsi-e-ricorsi-storici-quando-nicola-adamo-presentava-franz-caruso-per-far-vincere-occhiuto/). Più o meno la stessa cosa avvenuta oggi, col risultato finale invertito e con il pieno accordo del centrodestra. Ma torniamo alla storia di Franz l’incappucciato.

Il ritorno attivo alla politica di Franz Caruso dopo la pagliacciata del 2011 coincide con le elezioni regionali del 2014, vinte da Mario Oliverio. Caruso rappresenta l’anima socialista della coalizione di Palla Palla ed ottiene un ottimo risultato: 8049 voti, che per un soffio non lo proiettano tra gli eletti. Sarà proprio il primo dei non eletti, preceduto da Guccione, Aieta e Bevacqua.

Socialista e massone, Franz Caruso nel 2014 si era reso protagonista di una campagna elettorale all’attacco, che aveva fatto proseliti in tutta un’area di sistema che veniva ben rappresentata dall’avvocato. Sempre elegante e inappuntabile (il collega Romanelli lo sfotteva dicendo che era sempre pulito e stirato), forbito nel parlare e sufficientemente grintoso alla bisogna, trasversale al punto giusto, aveva toccato corde importanti e se l’era cavata abbastanza bene per gli obiettivi suoi e della cricca con la quale si era legato e con la quale il rapporto va ancora avanti.

Cosenza del resto era ed è ancora probabilmente, come dicevano con orgoglio i manciniani, la città più socialista d’Italia. E – questo lo aggiungiamo noi – anche una delle città italiane a più alta densità massonica.
L’avvocato prestato alla politica non è mai stato un manciniano di ferro (il vecchio leone del resto era molto diffidente nei confronti della massoneria) ma non ha certo mancato di citarlo nelle convention più o meno tragicomiche dell’epoca. Non solo lui, s’intende: Gaetano Mancini, Cecchino e Sandro Principe, Salvatore Frasca, Antonio Mundo, Pino Iacino, Consalvo Aragona, Scipione Valentini, Gaetano Cingari, Michele Cozza, Bruno Dominijanni, Rosario Olivo, Osvaldo Balducchi, Saverio Zavettieri. Roba da far venire i lucciconi agli occhi. Tangentopoli e Mani Pulite? Ma che volete che sia? Nell’elenco appena citato, sono tanti i socialisti “craxiani”… Ma la tesi dei socialisti “tutti d’un pezzo” e col cappuccio in testa è che la colpa è tutta del “giustizialismo di maniera alla Di Pietro”, perché la colpa è sempre di qualcun altro.

Ah, e Tonino Gentile? Che fine ha fatto nel frattempo? O meglio, che fine hanno fatto gli stretti rapporti tra il Cinghiale e Franz Caruso, che all’alba degli anni Novanta erano così forte da vederli insieme al summit della “pacificazione” con Tursi Prato e Paolo Romeo? Beh, le vicissitudini politiche dei Gentile hanno certamente avuto un ruolo fondamentale nel progressivo distacco. E il Caruso, anche se non ne ha fatto i nomi, si riferiva certamente a loro quando diceva: «Noi non abbiamo abbandonato la nave e siamo stati fondamentali per tenerla a galla nonostante i tanti Schettino che sono scesi e hanno guidato gli aliscafi di potere verso la destra – ha detto Caruso quasi con rabbia -, anche a Cosenza e anche in tempi recenti…». E così Franz si era “pulito” e “stirato” anche la coscienza.

Dopo la delusione degli ottomila voti che non sono bastati per entrare in consiglio regionale, Caruso aveva dato una mano al povero Carletto Guccione, che nel 2016 dopo il forfait di Lucio Presta, si era improvvisato candidato sindaco. Stendiamo un velo pietoso anche sui 185 voti che hanno contrassegnato la candidatura di Franz Caruso.

Ma stavolta il gioco è completamente diverso. Franz Caruso è ancora una volta il candidato scelto dalla paranza di Nicola Adamo, che strizza l’occhio ai fratelli di sinistra, di centro e persino di destra. Persino Occhiuto il cazzaro, visto il precipitare degli eventi e le esigenze del fratello “furbo” alla Regione, è stato costretto a dirgli di sì ottenendo in cambio l’impunità rispetto ai bilanci fallimentari della sua gestione. Un accordo patetico per provare a mantenere in piedi il sistema di potere nel quale è nato, è cresciuto e sta invecchiando Franz Caruso, il garante incappucciato della paranza.