Cosenza 2021. ‘Ndrine locali e politici corrotti preparano l’assalto ai fondi

L’appuntamento del 3 e 4 ottobre non riguarderà solo l’elezione del presidente della regione Calabria, ma anche l’elezione del nuovo sindaco della città di Cosenza. Una poltrona che, nonostante il commissariamento per un buco creato dall’amministrazione Occhiuto che si aggira sui 300 milioni di euro, fa gola a molti. O meglio fa gola alle ‘ndrine locali, ai massomafiosi, ai corruttori, ai tangentisti, ai prenditori seriali, e ai politici collusi, che come si sa a Cosenza sono tanti e tutti godono della più totale impunità garantita dalla procura cittadina a caro prezzo. Un prezzo che la massomafia è disposta a pagare e questo lo abbiamo visto con il sindaco Occhiuto che ha continuato tranquillamente le sue attività illecite senza mai pagare dazio, nonostante i suoi tanti conclamati furti alle casse pubbliche, le evidenti truffe da lui poste in essere, le certificate bancarotte delle sue società, e il voto di scambio politico mafioso. Questo è un dato oggettivo inconfutabile: a Cosenza la procura è impegnata nella repressione dei fumatori di spinelli, mentre il malaffare amministrativo è legalizzato. Infatti a Cosenza se ti beccano con qualche grammo di fumo finisci dritto in galera, se invece firmi 67 determine di somma urgenza (fittizie) per lavori mai eseguiti, vieni premiato e osannato dai pm e dai giudici corrotti che da queste illecite operazione traggono profitto. È così che funziona a Cosenza e sfidiamo tutti a dire il contrario.

Il prossimo sindaco della città sarà chiamato ad amministrare una montagna di denari: oltre 90 milioni di euro destinati al recupero del centro storico più i soldi che la regione dovrà investire in questo “progetto”, 250 milioni di euro per la costruzione del nuovo ospedale (oltre 700 posti letto), 45 milioni di euro per la costruzione della cittadella della salute, e per finire il malloppo, ancora non quantificabile, dei soldi provenienti dall’Europa (siamo nell’ordine di centinaia e centinaia di milioni di euro). Un bottino che la cupola massomafiosa cosentina non intende mollare a nessuno.

Ad organizzare tutto il lavoro sporco che c’è dietro ogni tornata elettorale come sempre le ‘ndrine locali, braccio armato dei massomafiosi e dei politici corrotti. La posta in gioco è alta, e la garanzia di vittoria deve essere assoluta. Ed è per questo che i picciotti sono già impegnati ad assicurare i voti necessari al  “cavallo designato”, e non permetteranno a nessuno di ostacolare il loro disegno criminale. Qui c’entra poco la destra e la sinistra che come tutti sanno sono la stessa cosa, quello che conta è l’affidabilità del “candidato” che dovrà rispondere solo ed esclusivamente agli amici degli amici, un argomento che è oggetto di discussione in questi giorni tra le paranze politiche. Presto troveranno la quadra e la marcia verso palazzo dei Bruzi sarà per loro una vera e propria passeggiata.

Con la mobilitazione massomafiosa il saccheggio è assicurato. Facciamo un esempio per meglio capirci, prendendo in esame i denari destinati al risanamento del centro storico che con i cosiddetti finanziamenti “collaterali”, potrebbero arrivare alla sonora cifra di 150 milioni di euro. Il comune di Cosenza sarà la “stazione unica appaltante” di tutti i lavori. Ovvero: sarà il sindaco in combutta con dirigenti ad indicare (sottobanco con gare truccate, una prassi ordinaria per gli uffici del comune di Cosenza), chi vincerà le gare, e a chi saranno affidati i lavori. Senza contare che per un “appalto” di queste dimensioni, dovranno intervenire una miriade di “specialisti del restauro” chiamati a produrre tanti “studi di fattibilità”. Parliamo di qualche decina di milioni di euro da spendere presso gli “studi professionali” della città, e come vedrete saranno sempre gli stessi. A cominciare dall’uscente sindaco Occhiuto che per l’occasione sta mettendo in piedi l’ennesima società (ricordiamo che il sindaco è stato rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta per quasi 28 milioni di euro dopo il fallimento di 18 società a lui riconducibili), per accaparrarsi buona parte dei denari destinati ai famigerati studi di fattibilità. A questo vanno aggiunti i subappalti dei subappalti che le ‘ndrine locali pretenderanno per il capillare lavoro di ricerca dei voti. E non solo: i grandi appalti saranno affidati a “raggruppamenti d’imprese” guidate da prestanome e creati per l’occasione (ghiotta). Così come le forniture di materiale e affini saranno esclusiva dei clan locali. Insomma, una vigna dalle dimensioni colossali che renderà più ricchi e forti gli amici degli amici. È questo quello che succederà e nessuno può dire il contrario.

Tutto ciò, ovviamente, sarà ammantato dalla finta legalità e trasparenza a cui ci ha abituato la procura. Diranno che tutto è stato fatto seguendo leggi e i regolamenti, e nessuno oserà dire niente. Del resto questo è un film già visto per i cosentini, basta guardare com’è finito l’appalto di piazza Fera/Bilotti per capire cosa ci aspetta. Un appalto che era totalmente nelle mani della ‘ndrangheta che curavano i loro e gli affari dei politici corrotti, così come è scritto nelle “carte” prodotte da Gratteri. E questo dovrebbe bastare per non avere più dubbi su dove finiranno i denari pubblici destinati a questi importanti opere. Solo una novità e una alternativa elettorale ai soliti marpioni potrà impedire il compimento di questo odioso disegno criminale che ancora una volta condizionerà la vita sociale e economica dei cosentini.