Cosenza, bomba a piazza Fera: chi è il titolare del “Bilotti cafè”

Le indagini di carabinieri e polizia sul clamoroso attentato dinamitardo di venerdì 18 maggio tra piazza Fera e via Caloprese ruotavano unicamente su di lui, il titolare del “Bilotti cafè” e della tavola calda di via Padre Giglio incendiati dal racket delle estorsioni. E così – a quasi un mese di distanza – la procura guidata dal Gattopardo Spagnuolo ha partorito il topolino dell’arresto del soggetto per truffa assicurativa e danneggiamento. Visto e considerato che ancora brancolano nel buio rispetto a chi fa circolare tritolo per il centro di Cosenza, cercano almeno di buttare “fumo” negli occhi ai cosentini, che tuttavia sanno benissimo che gentaglia corrotta ed incapace si trovano davanti. A partire dal procuratore, ovvero Dracula che si occupa di… raccolta di sangue.

Gli inquirenti lo avevano interrogato già per ore, tirandogli fuori tutto quello che era possibile sapere per arrivare a capire qualcosa in più rispetto a questa assurda notte di fuoco che ha fatto ripiombare Cosenza nella paura delle guerre di mafia. Lui si chiama Gianfranco Parise, ha 62 anni e i cronisti di nera sono arrivati al suo nome seguendo un profilo Facebook con il quale annunciava l’apertura del “Bilotti cafè”, in origine “Bilotti food and drink”. Eravamo alla fine del 2017, per la precisione tra novembre e dicembre. Il locale era stato poi aperto poco prima delle festività natalizie e aveva riscosso anche un certo successo. Non è facile fare affari con la ristorazione e con i bar, perché ormai c’è troppa concorrenza e servono tanti, troppi soldi anche solo per arrivare all’inaugurazione.  Gianfranco Parise era titolare da più tempo di una tavola calda – quella che vedete nella foto qui sopra prima dell’incendio -, sotto i ponti della sopraelevata, a via Padre Giglio, un locale che non doveva certo essere una miniera di soldi, vista la posizione e la prevedibile clientela alla quale ammiccava. Forse Parise aveva provato, col localino in centro, a fare il grande salto, a tentare il tutto per tutto, forse si è indebitato fino al collo, forse aveva chiesto aiuto a qualcuno della malavita, del crimine organizzato, forse aveva messo a lavorare con lui qualcuno che avrebbe fatto meglio a lasciare dove si trovava, forse aveva promesso qualcosa che poi non ha potuto mantenere. Insomma, forse Parise ha fatto il passo più lungo della gamba e le ipotesi non possono che essere due: o qualcuno gliel’ha fatta pagare in maniera eclatante, spropositata oppure Parise si è messo d’accordo con chi gli ha fatto saltare in aria il bar, come ormai pensa Spagnuolo il “segugio”. Senza chiarire tuttavia chi è che nel cuore della notte mette chili di tritolo dentro un bar attentando non solo al locale ma alla sicurezza dei cosentini.

Perché ormai il crimine organizzato a Cosenza ha perso finanche la misura delle sue azioni o magari ha cercato di prendersi i soldi che poteva da Parise ma anche mandare un segnale a tutti questi soloni della magistratura e delle forze dell’ordine che fanno solo chiacchiere e hanno perso la visione della realtà. Tornate con i piedi per terra e cercate di lavorare seriamente senza buttare fumo negli occhi: i cosentini non hanno più nessuna fiducia in quello che fate. E ridono (amaramente) di quello che fate per cercare di darvi un tono…