Cosenza. Caro Cirò, se hai le prove su Mario Occhiuto tirale fuori

È mai possibile che nell’affaire “rimborsi tarocchi per missioni istituzionali fasulle” il principale imputato, Giuseppe Cirò – già segretario particolare di Roberto Occhiuto ed ex capo della segreteria politica di Mario Occhiuto – non abbia conservato una sola prova, e sottolineiamo una sola prova, che dimostri chiaramente che il destinatario finale degli illeciti rimborsi, da lui prelevati all’economato comunale, era Mario Occhiuto?

Ricordiamo che a denunciare Giuseppe Cirò era stato proprio Mario Occhiuto (nel 2017): lo accusava di essersi impossessato, senza averne diritto, di quasi 100.000 euro provenienti dall’economato comunale, a titolo di rimborso per viaggi istituzionali mai avvenuti. Mario Occhiuto aveva denunciato Cirò in procura, recandosi direttamente da un suo sodale di paranza: quel cascamorto di un Cozzolino, per meglio controllare l’andamento del procedimento, ma dopo la pubblicazione da parte nostra della foto del pm Cozzolino a cena con Carmine Potestio, già capogabinetto dell’ex sindaco Occhiuto, l’inchiesta viene affidata alla Manzini, nota amica di Morra con il compito di scovare tutte le magagne di Occhiuto. Ed infatti non passa neanche qualche giorno dell’affidamento dell’inchiesta sui “rimborsi” alla Manzini, che Cirò si reca in procura, spontaneamente, e racconta alla Manzini che lui i soldi che sistematicamente prelevava dall’economato li consegnava nelle mani di Mario Occhiuto. E così Mario Occhiuto, da denunciante passa ad indagato.

A sostenere che Mario Occhiuto era il destinatario finale del bottino trafugato all’economato, non solo Cirò, ma i finanzieri che condussero l’inchiesta, dettagliando tutti i movimenti del sindaco per motivi istituzionali che, per come riportati (carte alla mano), non lasciano spazio a dubbi sul coinvolgimento di Occhiuto in questa che resta una delle più squallide truffe messe a segno dall’architetto plurifallito e dell’allora sua paranza. Il che pone una prima domanda: di fronte ad accuse circostanziate come quelle dei finanzieri, come ha fatto il Gup Claudia Pingitore ad assolvere Mario Occhiuto?

C’è da dire che la Pingitore in quanto ad assoluzioni immotivate nei confronti di Occhiuto non è nuova. La Pingitore è legata ad Occhiuto da vincoli massonici di stampo familiare. Il Gup Pingitore discende da una famiglia di noti massoni, e per questo legata a tutti i fratelli della loggia segreta di Cosenza. Ed infatti, la Pingitore, che non condannerebbe mai un fratello di loggia dei suoi familiari, ha sempre assolto Mario Occhiuto, anche quando ha dato del mafioso a Pino Gentile, cosa che non ha fatto con noi che di Pino Gentile abbiamo detto e scritto le stesse cose di Occhiuto. Ma noi non siamo Mario Occhiuto, né siamo iscritti a logge segrete, perciò ogni qualvolta siamo giudicati dalla Pingitore, la condanna non ce la leva nessuno, indipendentemente dall’aver torto o ragione, “motivi” che poco interessano la Pingitore che ha ricevuto l’ordine di condannarci sempre e comunque, e soprattutto a prescindere…

Ma vediamo cosa hanno scritto i finanzieri sui viaggi inventati di Mario Occhiuto (ripetiamolo, quello che segue lo hanno scritto i finanzieri, non noi, e da quello che leggerete anche voi capirete che l’assoluzione di Mario Occhiuto da parte del Gup Claudia Pingitore è l’ennesimo atto di impunità dovuta ai potenti che tengono in mano il tribunale di Cosenza) che hanno svolto un lavoro di comparazione tra l’agenda del sindaco detenuta dalla segretaria Emanuela Gagliardi, e i titoli di viaggio e le ricevute di alberghi e ristoranti presentate per il rimborso. Il “confronto” ha riguardato soprattutto la partecipazione agli appuntamenti convocati da Anci, organismo nel quale Mario Occhiuto ricopriva incarichi di valenza nazionale nel periodo che va dal 2013 al 2017. Questi i dati:

“- in 39 casi è stato accertato che effettivamente il sindaco si è recato in trasferta, senza però indicare il motivo delle missioni. Per queste date né l’Anci, né gli uffici comunali sono stati in grado di fornire riscontri sulle presunte attività espletate in queste circostanze da Mario Occhiuto in quanto rappresentante dell’amministrazione. Nel complesso, per queste trasferte sono stati rimborsati 29.926,61 euro di cui 9.443,24 sarebbero riconducibili a ricevute d’albergo artefatte e biglietti d’aereo falsi”

“- in 18 casi è stato accertato che effettivamente il sindaco si è recato in trasferta indicando quale motivazione la partecipazione ad appuntamenti istituzionali dell’Anci. Ma dai fogli firma acquisiti dai finanzieri proprio presso la sede dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, la presenza di Occhiuto non risulta. Nel complesso, per queste trasferte sono stati rimborsati 15.299,08 euro di cui 3.852,62 sarebbero riconducibili a biglietti d’aereo falsi”.

I finanzieri scoprono inoltre che almeno in quattro circostanze, le richieste di rimborso avanzate all’economato si riferiscono a periodi in cui il sindaco Mario Occhiuto era certamente in sede poiché presente ad appuntamenti formali o istituzionali. In un caso addirittura era impegnato in un consiglio comunale”. E qui siamo davvero curiosi di leggere come la Pingitore ha motivato l’assoluzione di Mario Occhiuto che per l’economato risulta a Roma (visto che ha rimborsato hotel, viaggio aereo, e ristornati vari), mentre per la fiamme gialle era a Cosenza in consiglio Comunale. Ci aspettiamo di leggere, nelle motivazioni della Pingitore, che Mario Occhiuto possiede il dono dell’ubiquità. Le fiamme gialle spiegano, inoltre, anche il meccanismo della truffa: ogni venerdì Cirò si recava all’economato per intascare i rimborsi portando come “pezza giustificativa” delle semplici fotocopie che “replicavano” schermate scaricate dal web dal sito di Alitalia e grossolanamente taroccate a mo’ di ricevuta del titolo di viaggio, e per questo l’economo sganciava ogni volta 1300 euro per un volo da Lamezia a Roma. Stessa “tecnica” per fatture di hotel e ristoranti. Roba che anche un bambino se ne sarebbe accorto del tarocco.

Queste le domande che sorgono spontanee e che fanno capire che a Cosenza l’assoluzione dell’ex sindaco è frutto dell’accordo di impunità, sottoscritto con la formula massonica, garantito a tutti gli aderenti alla loggia segreta: come mai Occhiuto denuncia il Cirò nel 2017, ovvero dopo ben 4 anni di continuo e reiterato ladrocinio che avveniva sotto gli occhi di tutti? È mai possibile che la dirigente dell’economato non abbia mai inteso informare il sindaco che Cirò si recava quasi tutti i venerdì (per ben 4 anni di fila, come dicono i finanzieri) a ritirare il malloppo producendo, come “pezze giustificative”, fotocopie palesemente taroccate? O dobbiamo forse credere che l’economo, abituata a ricevere titoli di viaggi, e fatture di hotel, non si è mai accorta dei palesi falsi prodotti da Cirò?

E ancora: come mai Occhiuto non si è accorto di niente per 4 anni? Eppure parliamo di cifre importanti e non di qualche spicciolo. Ecco, sono queste le domande a cui nessuno lo ha mai fatto rispondere davanti al giudice. E se oggi tutti sanno che Occhiuto è stato “clamorosamente” assolto da un giudice che evidentemente ha creduto a qualche farsesco complotto a suo danno ad opera di giudici, giornalisti e politici, a voler essere buoni con la Pingitore, per tutto questo dobbiamo dire grazie a Giuseppe Cirò che in questa storia, parla, parla, parla, ma alla fine non dice mai niente.

Perciò, caro Cirò, se hai le prove della complicità di Mario Occhiuto in quello che oramai è per tutti la tua personale truffa all’economato, tirale fuori, e metti fine a tutto questo, tanto, come hai potuto vedere e capire, gli Occhiuto, in Tribunale a Cosenza, godono di protezioni e coperture, contro di loro non ce la puoi fare. perciò rendi tutto pubblico, e se è il caso muoia “Sansone con tutti i i Filistei”. Che è come dire: assumiti le tue responsabilità di fronte ai cosentini, e se devi pagare, paga, insieme a chi, con te, si è macchiato di questo infame e meschino reato.