Castrolibero, la scuola degli orrori: 12 studentesse pronte a una denuncia collettiva. Il reportage di Repubblica

Cosenza, viaggio nel liceo occupato contro il prof che molesta le ragazze: “Mi ha toccato il seno”
di Corrado Zunino

Fonte: Repubblica

L’accusa di 12 studentesse. Ieri l’assemblea con insegnanti e genitori: “Ci chiedeva le foto, la preside voleva insabbiare tutto”. Per liberare la scuola chiedono che il docente sia allontanato

COSENZA – Dodici studentesse, dodici per ora, si sono liberate. Il professore mi ha palpato il seno, hanno scritto. Se volevo avere la sufficienza, dovevo dargli una mia foto nuda. Il professore, ancora, mi ha umiliata davanti ai compagni. Alcune hanno 14 anni. Hanno parlato, su una pagina Instagram chiamata “Callout”, “Gridalo”, di tre docenti dell’Istituto di istruzione superiore statale Majorana-Valentini di Castrolibero, scuola sulla collina che offre la vista dello stadio di Cosenza. Uno in particolare, di Matematica e Fisica.

“Quella volta che mi definì: Bella cavalla…”

Diana, che ha 21 anni ed è scappata in un’università di Milano, racconta di quando studiava a Castrolibero: “Una volta, sulla discesa che porta al piazzale dei bus, quel prof mi ha visto dall’auto e ha abbassato il finestrino urlando: “Che coda alta e lunga che porti, sembri proprio una bella cavalla e io ho tanta voglia di galoppare”. Ricorda, e non ci sono più lacrime ora che è grande: “Dal secondo al quarto liceo scientifico quel docente, insegnante di rara arguzia e brillantezza, ha perpetrato costante violenza nei confronti miei e delle mie compagne. Continue allusioni sessuali, lui le chiamava battute, sulle nostre vite intime, la curvatura del nostro sedere, le dimensioni del seno. Diceva in classe che avrebbe fatto sesso con noi e nessuna, immerse com’eravamo nella cultura sessista di quella scuola, ha davvero pensato potessero essere violenze”.

L’aiuto del collettivo femminista
Diana, nell’ateneo del Nord, ha preso un rapporto con i collettivi femministi e ha messo a fuoco la questione: “Tutto ciò su cui non sono consenziente è violenza”. E otto giorni fa ha calato su Instagram una pagina anonima in cui ricordava il suo passato in una scuola dove le molestie, in verità, non si erano fermate. “Dopo quel lungo post hanno iniziato a scrivere ragazze che conoscevo e altre che non avevo mai visto”. Le loro storie sono scritte in prima persona: “Durante i compiti in classe”, si parla sempre del docente di Matematica e Fisica, “faceva spostare la mia compagna di banco e si sedeva per aiutarmi a prendere la sufficienza. Mentre mi spiegava cosa dovevo fare, poggiava la sua mano sulla schiena e scendeva. Io mi spostavo e dopo un po’ lui riprendeva cercando il seno. Non riuscivo a fare e a dire nulla, alla fine del primo anno mi sono trasferita”. Un secondo post: “Portai prove su quello che succedeva, la preside mi disse che la responsabilità di tutto era mia, ma che mi avrebbero riaccolto se solo avessi riconosciuto le colpe e chiesto scusa”. Su un altro docente: “Iniziò a scrivermi su WhatsApp e a fare apprezzamenti riprovevoli durante le lezioni a distanza. Mi videochiamava, cercava di contattarmi in tutti i modi sui social”.

“Non ce ne andiamo se non lo cacciano”
Da giovedì, questo istituto eccellente con due plessi, otto indirizzi e 1.400 studenti è occupato. I ragazzi si sono ribellati. Si radunano nell’aula magna e dormono in palestra: “Resteremo qui finché la preside non manderà via quel docente”. Il più insistente. I carabinieri sono già arrivati due volte, hanno fatto saltare i lucchetti messi all’ingresso e la dirigente, Iolanda Maletta, ha minacciato denunce all’autrice della pagina e ai rappresentanti d’istituto. I ragazzi non vogliono fermarsi, però, e la notizia del Majorana-Valentini occupato rischia di calamitare qui, nel weekend, la gioventù di Cosenza.

Contro la dirigente: “Ha nascosto tutto” Dice Carla, quinto anno: “La preside ha nascosto tutto in nome della buona immagine del suo liceo”. Rebecca, quinto anno: “Ha imposto un’organizzazione dittatoriale che prevede l’obbligo dell’abito decoroso. Non possiamo andare a scuola con i jeans strappati”. Non li indossa nessuno, strappati. C’è stata assemblea larga ieri mattina, studenti, genitori e settanta docenti. Il professore di Storia e Filosofia, qui da sei mesi, dice: “I ragazzi hanno fatto bene ad accendere una luce. Adesso, però, non possono pretendere di far cacciare un docente senza un’indagine. E se occuperanno a lungo, faranno male a se stessi”.
Non c’era, in assemblea, il brillante prof di Matematica e Fisica. Raccontano che la preside Maletta l’abbia messo a riposo: si sono sentite urla durante il loro incontro. “Quando andai io a denunciarlo”, è ancora Diana, “la dirigente mi rise in faccia: “Non credo che tua nonna, di cui sono amica, sarebbe fiera di te”. Quando andò la ragazza che era stata palpeggiata al seno, si limitò a spostare il prof di plesso. E lui cambiò prede. Per le sue molestie aveva a disposizione cinque classi e 50 ragazze all’anno“.

Gli studenti legittimati a fare battute sessiste
Quando venite a letto con me? Quando vi trovo in strada per darvi una botta? “Questo insegnante ha creato un ambiente tossico che è stato amplificato da due colleghi e, la cosa peggiore, da molti studenti maschi che si sentivano legittimati a fare battute sulle tette e sui culi delle ragazze. Una vera e propria educazione al sessismo che ha schiacciato chi, come me, chiedeva di studiare e di essere rispettata.
“Femminucce, imparate a stare agli scherzi”, ci dicevano. Chi si è opposto, è stato bocciato”. Diana, e le altre, hanno pronta una denuncia collettiva.