Cosenza. Città unica, iscritti Pd ai vertici: “Finitela di chiudervi a difesa del vostro potere”

Cosenza. Iscritti Pd: Occorre discutere su come Cosenza recuperi una leadership per tutta la provincia e non chiudersi a difesa delle postazioni di potere

Da più tempo si assiste ad una discussione sulla città unica fra le forze politiche, sociali e culturali che rischia, in molti casi, di trasformarsi in polemica e scontro fra le diverse posizioni, perdendo di vista il vero interrogativo che oggi si pone alla città capoluogo: Cosenza e la sua area urbana hanno ancora una leadership ed un ruolo istituzionale riconosciuto dai cittadini e dalle istituzioni dell’intera provincia? – così è scritto in una nota a firma degli iscritti del Pd di Cosenza Sergio De Simone, Alessandro Grandinetti Saverio Carlo Greco, Bruno Maiolo, Giacomo Mancini e Giulio Palma.

Questa è la domanda che le classi dirigenti dovrebbero porsi. Infatti le valutazioni e le decisioni sulla città unica – che non è una semplice fusione tra tre qualsiasi comuni – impone una discussione che va ben oltre le tre municipalità interessate di Cosenza, Rende e Castrolibero.

Infatti numerosi sono gli accadimenti intervenuti in questi ultimi anni che hanno ridimensionato, se non addirittura messo in discussione, il ruolo e la funzione di Cosenza come capoluogo e punto di riferimento dell’intera provincia.

La fase propulsiva sprigionata dal Sindaco Mancini che dai primi anni 90 aveva rilanciato la città e la sua immagine come punto di riferimento per le municipalità dell’intero Mezzogiorno, è di fatto terminata con la scomparsa del leader socialista.

Le amministrazioni succedutesi negli anni successivi, anche di diverso colore politico, hanno tentato, con costanza e anche con risultati alterni, di portare a termine quell’idea, quella programmazione, quelle opere pubbliche ormai quasi tutte realizzate.

Inoltre – continua la nota a firma degli iscritti del Pd di Cosenza Sergio De Simone, Alessandro Grandinetti, Saverio Carlo Greco, Bruno Maiolo, Giacomo Mancini e Giulio Palma – abbiamo anche assistito alla richiusura municipalistica che, con l’avvento delle amministrazioni di centrodestra a guida Occhiuto, hanno di fatto bloccato un processo di lavoro paziente avviato dai sindaci Mancini a Cosenza, Principe  a Rende e continuato anche dopo con le altre giunte di centrosinistra succedutesi, nella costruzione di una delle più importanti Aree Urbane tra Napoli e Catania.

Nel frattempo una novità si è imposta sul territorio della nostra provincia: la fusione tra i Comuni di Corigliano-Rossano che hanno fatto di questa realtà la terza città della Calabria e la prima per ricchezza, essendo questa al Centro della Pianura più produttiva e sviluppata della Calabria.

Se questo è il quadro complessivo diventa sempre più necessario non alimentare dualismi e contrapposizioni lesive di una visione organica ed unitaria della più grande provincia della Calabria.

Allora è necessario denunciare il centrodestra, per le loro richiusura municipalista che tanto danno han creato al capoluogo ed all’intera area urbana e che solo oggi, per motivi elettorali e di bassa lega, si fanno paladini della battaglia per il comune unico. Se il centrodestra ha avanzato una proposta di legge regionale strumentale e finalizzato, come da qualche parte si sostiene, solo a rimettere in discussione le scelte elettorali dei cosentini, è opportuno denunciarlo, ma ciò non significa impedire un confronto politico costruttivo di merito sulla realizzazione della nuova città.

Così come non possiamo ragionare su questi temi solo come un problema di annessioni fra comuni, di costi che ricadrebbero, per il dissesto di Cosenza provocato da Occhiuto e dalle sue giunte, sulle spalle dei cittadini degli altri due Comuni o di perdita di identità delle comunità.

Non sarebbe il caso di sfidare il centrodestra ponendo, ad esempio, un’azione di ripianamento totale o parziale del debito, da loro provocati, da parte della regione, se si vuole veramente raggiungere tale importante obiettivo?

Ed ancora è possibile ragionare di servizi e infrastrutture nei termini di singoli comuni; oppure è arrivato il momento di ripensare e riprogrammare insieme, le tre municipalità, il futuro capoluogo di provincia proprio a partire per esempio dal PSC di Cosenza?

E ospedale e università sono appannaggio delle scelte dei comuni dove questi insistono e ricadono o sono patrimonio di un’area urbana capoluogo e punto di riferimento dell’intera provincia?

E soprattutto come ripensare Cosenza capoluogo nei futuri decenni?

E infine, per quanto riguarda il nostro partito: il Pd, come si può pensare di emendare un documento congressuale cittadino votato all’unanimità dagli iscritti, il cui obiettivo fondamentale nell’azione politica ed amministrativa era ed è la costruzione della città unica Cosenza, Rende e Castrolibero?

Si può rinunciare a tale obiettivo solo perché il centrodestra si è fatto promotore di una proposta di legge farlocca, strumentale e poco democratica sulla città unica? Il nostro ruolo di opposizione verso il centrodestra, su questioni così importanti che riguardano il futuro dei territori della provincia più grande e fondamentale della Calabria, può essere affrontato solo con la logica del muro contro muro o invece è necessario sfidare il Governo Regionale ed il centrodestra nel merito della questione?

Sono questi gli interrogativi sui quali un partito aperto e inclusivo dovrebbe elaborare le proprie analisi e proprie azioni favorendo una grande discussione di popolo. Al contrario – così termina la nota a firma degli iscritti del Pd di Cosenza Sergio De Simone, Alessandro Grandinetti, Saverio Carlo Greco, Bruno Maiolo, Giacomo Mancini e Giulio Palma – registriamo con amarezza una chiusura ad ogni forma di confronto, da noi più e più volte richiesto, che offre l’immagine di un partito rinchiuso nel palazzo e schierato a difesa delle proprie postazioni di potere.