La Corte dei Conti ha tarpato le ali al progetto di fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero, sostenuto dal centrodestra e in particolare dal designato sindaco Mario Occhiuto. Nonostante sia stata votata una vergognosa legge anticostituzionale e pacchianamente illegittima, nessuno ha preso in considerazione il penoso tentativo di colpo di mano, a parte la classe politica in tutte le sue scadenti espressioni. Un argomento lontano mille miglia dai problemi reali dei cittadini, che l’hanno immediatamente bollato come squallida manovra politica.
Oggi la Sezione delle Autonomie della Corte dei Conti ha trattato il tema della fusione dei Comuni nell’ultima relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali (esercizi 2020-2022). Nella relazione i giudici contabili fanno esplicito riferimento alla fusione che sta coinvolgendo Pescara in Abruzzo ma poi osservano:: “Ipotesi di fusione di Comuni di rilevanti dimensioni sono in discussione anche in Calabria (il riferimento è al progetto di unire Cosenza, Rende e Castrolibero).Tuttavia è da considerare al riguardo che oltre una certa soglia dimensionale la complessità dei processi può rendere meno agevole la gestione, soprattutto se la dimensione non corrisponde a un processo identitario consolidato, ma è dettata da logiche contingenti”.
“… Per tali ragioni la fusione di Comuni di dimensioni più ampie va maggiormente ponderata sotto il profilo dell’efficacia e dell’efficienza in quanto deve essere effettivamente dimostrato il vantaggio operativo. La fusione, fino a una certa soglia dimensionale, arreca indiscutibili vantaggi, anche sul piano organizzativo come, ad esempio, seguire meglio l’evoluzione normativa e cogliere le occasioni d’investimento. Una dimensione più consistente – prosegue la magistratura contabile – rende più agevole affrontare le questioni che si pongono nel confronto con le aziende erogatrici di servizi pubblici locali. Per interloquire con questi soggetti (e con le strutture del sistema sanitario, come i distretti, o ancora, con gli ambiti territoriali sociali) è necessario, in ogni caso, sviluppare la gestione associata. Una scala più grande rende possibile governare un contesto più ampio e complesso. Ma queste condizioni sono verificabili fino a un certo livello di crescita. Sotto il profilo economico si realizzano efficaci economie di scala al superamento di una certa soglia (tra i 20 e i 30 mila abitanti, mentre significative diseconomie si rilevano quando si resta sotto i 5.000 per la polverizzazione; infine superando i 60.000 abitanti potrebbero invece ottenersi effetti opposti per l’aumento della complessità”.