Cosenza corrotta, chi boicotta Gratteri?

In tanti ci hanno chiesto: ma secondo voi perché Gratteri, rispetto all’operazione “Sistema Cosenza”, ha deciso di muoversi a “stuazzi e pitazzi?”. Che tradotto per i non cosentini significa: perché Gratteri rispetto ai tanti reati già consumati a Cosenza da parte di ‘ndranghetisti, masso/mafiosi, prenditori e professionisti dell’intrallazzo, si muove, giuridicamente, “un pezzetto alla volta”, nonostante si tratti, così come raccontano i pentiti da più di 6 anni, di una una mega associazione a delinquere di stampo masso/mafioso che da anni controlla ogni cosa a Cosenza? Ovvero: invece di promuovere la classica retata, perché Gratteri ha deciso di intervenire “singolarmente” sui tanti episodi criminali che fanno parte di un unico ed evidente disegno criminoso?

La risposta a questa domanda non è facile, e possiamo solo ipotizzarla. Una ipotesi che nasce da una considerazione: quasi tutte le operazioni promosse da Gratteri contro i politici corrotti, i masso/mafiosi e gli ‘ndranghetisti cosentini si sono “infrante” contro il muro del TDL e della prima sezione della Cassazione. Spesso e volentieri i giudici del riesame prima, e della Cassazione (prima sezione) poi hanno sempre smontato le ipotesi accusatorie promosse da Gratteri. Vedi piazza Fera/Bilotti, vedi Lande Desolate, vedi operazione Stige, vedi anche le scarcerazioni di ‘ndranghetisti accusati da Gratteri di “vecchi omicidi”. Insomma ogni volta che Gratteri mette mano a Cosenza per i giudici chiamati a verificare le ipotesi accusatorie c’è sempre qualcosa che non va nell’ordinanza.

Ora, le cose sono due: o Gratteri è un incapace che ipotizza reati contro le persone senza i dovuti riscontri e le chiare prove di colpevolezza, oppure, anche alla luce di quello che si sta scoprendo ogni giorno sulla corruzione nella magistratura, contro di lui è in atto un vero e proprio tentativo di boicottaggio.
Gli indizi che ci portano a credere ad un boicottaggio del lavoro di Gratteri, e da qui si può anche capire il suo timore a promuovere iniziative giudiziarie anche su fatti criminali conclamati e accertati avvenuti a Cosenza, sono due. Il primo: finché lo abbiamo scritto noi dell’esistenza di una vera e propria faida all’interno della magistratura calabrese, tutti hanno fatto finta di niente.

Dopo la clamorosa fuga di notizie sullo scontro tra Gratteri e Lupacchini davanti al CSM (quello composto dagli amici di Palamara) e dell’inchiesta di Salerno che coinvolge 15 magistrati appartenenti alle procure di Cosenza, Castrovillari e Catanzaro, riportata dal Fatto Quotidiano, ora per tutti è pacifico che questa faida esiste davvero. E va bene anche così.

Alla luce di questo potrebbe essere che i “rivali” di Gratteri dentro la magistratura si adoperino per “screditarlo” nel suo lavoro, attraverso la sistematica bocciatura delle sue inchieste. Un modo per ridimensionare la statura morale e professionale di Gratteri, nonché un avvertimento a non toccare Cosenza.

Il secondo: dopo aver letto le intercettazioni tra politica e magistrati, come nel caso di Palamara e Lotti, è altrettanto chiaro a tutti che la politica si è sempre interessata a sistemate il pm giusto nella procura giusta. E Gratteri, suo malgrado, si è trovato fianco a fianco a lavorare con pm messi lì proprio da certa politica. La stessa politica che trafficava con i giudici del Csm, e che ha come unico scopo garantire protezioni e impunità agli amici degli amici.

In questa situazione non è semplice “trovare i fascicoli”, non è semplice fare indagini riservate, non è semplice controllare questo o quel “pezzotto politico”, perché non sai mai di chi ti puoi fidare. Dentro questo quadro, l’azione di boicottaggio è l’unica strategia per i corrotti, per rallentare o addirittura ingessare il lavoro di Gratteri. Una ipotesi altamente verosimile. E la prova sta proprio nella parole di Gratteri pronunciate dopo l’arresto dei due sbirri della penitenziaria: qualcuno poteva fare, e non ha fatto. Ovvero: “i miei colleghi sapevano tutto e nessuno ha mosso un dito per fermare la corruzione a Cosenza. Tante sono le pressioni politiche.
Noi pensiamo che sia questo che ha impedito fino ad oggi a Gratteri di configurare una operazione “totale” sul sistema Cosenza. Il rischio di vedersi respinta l’ordinanza, in questa situazione, è alto. Perciò ha deciso di muoversi a piccoli passi, saggiando di volta in volta la tenuta delle accuse, del resto, in tutto questo, ne va pure della sua credibilità.
Una credibilità che adesso tocca dimostrare, non fosse altro, come ama dire Gratteri, per non darla vinta ai mafiosi. Speriamo bene.