Cosenza corrotta, i nuovi guappi al servizio di Occhiuto (e Potestio)

Da sinistra: Cannizzaro, il questore Anzalone, Occhiuto e Potestio

Da quando Occhiuto è stato eletto sindaco della città nel 2011, grazie anche “all’accordo” stipulato, attraverso la mediazione dei soliti “marpioni”, tra l’architetto e la cosca Rango/Bruzzese/Lamanna per i voti al ballottaggio, l’aria in città è stata decisamente diversa.

I nuovi guappi si sentono forti e invincibili. Oltre al quasi totale controllo di tutte le attività illecite, droga, tangenti, strozzo, ora hanno anche la possibilità di partecipare all’abbuffata di denaro pubblico che Occhiuto si appresta a mettere in tavola.

Ma c’è qualche resistenza da tacitare in città, gente d’ambiente di vecchio stampo che non ci sta a mollare tutto senza una “buona uscita”. Un problema che va affrontato, ma che non li preoccupa. Sono spavaldi, e decisi, e sanno che nessuno li può contrastare. Sono loro, in quel periodo, i più forti.

Francesco Patitucci (foto Cn24tv)
Francesco Patitucci
(foto Cn24tv)

L’unico ad avere una propria autonomia è Francesco Patitucci (oggi in galera), che rappresentava Ettore Lanzino, e contro il quale nessuno dei nuovi guappi ha avuto niente da dire. Ha gestito le sue attività come meglio ha creduto. Senza dare conto a loro. Se non per quello concordato. Un patto di non belligeranza stipulato tra Lanzino e Bruzzese, che non vedono di buon occhio i Bella Bella.

E già da allora, si narra, confabulavano su una loro eventuale eliminazione, culminata come sappiamo con la morte di Luca Bruni ad opera dei suoi stessi amici. Una morte che doveva mettere apposto le cose, e che invece come sappiamo è stata la loro rovina.

Daniele Lamanna

Ma ritorniamo ai tempi belli di Occhiuto sindaco. E’ Carmine Potestio, capo gabinetto del sindaco, ad “intrattenere” i rapporti con il nuovo clan. E in particolare è Daniele Lamanna, a dialogare con lui. Daniele, insieme al fratello Carlo, sono gli unici della banda ad avere, oltre ad una buona scolarizzazione, anche una ottima capacità interlocutoria.

E dove non arrivano le parole c’è sempre ‘a tufa a fare da piano B. La prima cosa da fare è cacciare dalle mani le cooperative sociali del Comune ai loro rivali che fino a quel momento le gestivano. Sono nella maggior parte malandrini vicini a vecchi ed indiscussi boss, tra i quali il mai pentito Franchino Perna. E non solo.

La reazione a questo abuso non si fa attendere, e arrivano i primi problemi per Occhiuto. Che viene, a detta sua, avvicinato da alcuni presidenti di cooperative che lo minacciano, chiedendogli di non toccare niente delle cooperative. Tra questi Ivan Trinni e Mimmo Plateroti. Accuse che, dopo la denuncia da parte del sindaco, portarono all’arresto dei due, insieme ad altri, tra cui Rango, ma, nel suo caso (ma guarda un po’), subito scarcerato e archiviato.

Il tutto è stato oggetto di un processo che si è concluso con l’assoluzione di Ivan e Mimmo, che evidentemente dicevano la verità, quando affermavano che non avevano minacciato nessuno, ma solo rivendicato il loro diritto al lavoro e a non vedersi scippata la cooperativa dalle mani in maniera del tutto illegale.

Mario Occhiuto e Dario Granieri

Chi ha mentito su questo, in sostanza è stato Occhiuto, il quale aveva organizzato il piano, cioè l’arresto dei due, in combutta con il procuratore Granieri. Tanto sono dei pregiudicati, pensavano. Vuoi mettere la nostra parola con la loro? Ma per fortuna, noi che critichiamo sempre il tribunale di Cosenza, abbiamo anche il dovere di dire che la magistratura giudicante di questo importante palazzo è degna e meritevole, fa il proprio dovere e non si lascia condizionare da questo furbacchione di Granieri.

Oltre all’infamità studiata in procura, Occhiuto, capito il pericolo fisico che stava correndo, ha chiesto a Daniele di risolvergli il problema con Trinni e amici. E così fu. Ivan fu pestato proprio perché dava fastidio al sindaco Occhiuto e in più tutto questo strusciu portava questura e sbirri al Comune. E gli affari in queste condizioni non si possono fare.

Daniele, la sera dell’agguato, chiaramente disse al malcapitato: lassa sta ad Occhiuto. Questo è l’ultimo avvertimento. E la questione rientrò. Ed Occhiuto poté così spacciare per legalità questa trasformazione delle cooperative, guadagnandoci anche la scorta, sulla base di minacce, che come dice la sentenza del tribunale, non ha mai ricevuto.

Oggi è chiaro a tutti che tale operazione in realtà è consistita nel togliere questo “monopolio” alle vecchie cosche, per affidarle ai nuovi guappi della città. Un paradosso tutto cosentino: Occhiuto ordina il pestaggio di Trinni a mafiosi pericolosi e passa lui per vittima di mafia. Questa cosa, che sa tutta la città, non si può sentire.

Comunque, a rafforzare la tesi dell’accordo tra Occhiuto e il clan Rango/Bruzzese/Lamanna, ci sono molti altri episodi dove Daniele in particolare si adoperava a “coprire le spalle” ad Occhiuto e a minacciare tutti coloro i quali davano fastidio al sindaco.

Se non ci fosse stato un accordo, viene da chiedersi, perché Daniele Lamanna e soci si prendono la briga di “fare tutti questi piaceri ad Occhiuto”? Daniele è esplicito nelle minacce: Lassa sta ad Occhiuto. E’ questo quello che dice ai minacciati.

Perché ci tiene così tanto Daniele a difendere il sindaco? Fate voi.

Eccovi un altro racconto che prova questa legame. E’ giugno del 2013, intorno alle 14,00. Una Punto percorre tranquilla viale della Repubblica, il conducente è ignaro di quello che da lì a poco sta per succedergli.

scooterUna moto di grossa cilindrata, di tipo enduro, la segue a breve distanza, a bordo due giovani con caschi integrali. La Punto svolta a destra ed imbocca via Sambiase, ed inizia a salire. La moto affianca la vettura, i due danno un’ occhiata, danno di acceleratore e si pongono davanti al mezzo. Fanno cenno al conducente della vettura di fermarsi. E lo stesso, credendo fosse qualcuno di sua conoscenza, esegue la manovra e si accosta.

I due scendono dalla moto e si avvicinano al finestrino del guidatore. Uno dei due tira fuori una pistola che subito punta alla tempia del guidatore, e dice chiaro: te lo dico ora e non te lo dico più, lascia stare ad Occhiuto, ritira tutte le tue denunce, ricogliati i bagattelli e vattene dal bocciodromo. Questa è l’ultima volta che te lo dico. La prossima volta sentirai solo u vrusciuri du colpu.

I due dopo la pronuncia, risalgono in moto e spariscono nel nulla. Alla guida dell’auto c’è Giacomo Fiertler che da tempo ha intrapreso un forte e turbolento contezioso con il comune di Cosenza in seguito all’assegnazione dell’ex Bocciodromo. Una struttura che doveva servire all’associazione da Fiertler in quel momento presieduta, “Guida Sicura”, come luogo dove svolgere le proprie attività.

La cacciata di Katya Gentile, e la conseguente guerra tra gli Occhiuto e i cinghiali, “inducono” il sindaco di allora, senza nessun motivo plausibile, a ritirare in autotutela la delibera che assegnava lo spazio al Fiertler.

Franco Bruzzese

Da qui il lungo contezioso, che oggi si è concluso a favore di Fiertler, e che tante volte vi abbiamo raccontato. Bruzzese, Lamanna, Rango, Foggetti, con questo altro atto dimostrano sempre più la vicinanza del clan al sindaco Occhiuto. Si interessano sempre dei suoi problemi, e sono sempre disponibili a dargli una mano.

Oggi, dopo il pentimento di Bruzzese, che è uno degli ideatori della “presa di Cosenza”, sappiamo che dietro uno di quei caschi integrali c’era Daniele Lamanna. Ancora una volta lui. Così come avvenuto con Trinni. E’ stato lui l’uomo di punta di Occhiuto.

Ora non ci sono più dubbi sulla commistione tra Occhiuto/Potestio/Lamanna. Altrimenti qualche scienziato mi spieghi come mai ogni volta che Occhiuto ha avuto un problema con qualcuno, in suo soccorso accorreva sempre Daniele, e quel “qualcuno” subito dopo spariva. Nel senso che non parlava o non si lamentava più. Per favore, non facciamo gli struzzi. Perché di episodi di questo genere ce ne sono ancora molti altri. Alcuni dei quali già nero su bianco, o a verbale se preferite, raccontati dalla viva voce del neo pentito Franco Bruzzese. E adesso anche dalla viva voce dell’altro pentito Daniele Lamanna.

GdD

2 – fine