Cosenza corrotta, il gip Branda continua a frenare l’inchiesta

Lo diciamo da tempo che al Tribunale le cose non vanno per come Giustizia vorrebbe.

Fonti attendibili e qualificate ci comunicano che in merito all’inchiesta sulla corruzione a Palazzo dei Bruzi la colpa dell’immobilismo non è come sosteniamo noi della Manzini che pettina le bambole, ma bensì dell’ufficio GIP.  Una componente importante della cupola/massonica/mafiosa.  E per avallare questa tesi e non restare nel vago, il nostro contatto ci fornisce anche una prova. Che facilmente  giudici e magistrati possono verificare. E se ciò che diciamo non corrisponde al vero possono smentirci in due secondi.

Come oramai tutta Cosenza e provincia sa, la Manzini da più di un anno indaga sulla corruzione al Comune di Cosenza. E per questo aveva richiesto l’arresto, già una prima volta sul finire di Maggio del 2016 dopo 6 mesi di indagini, dei dirigenti Pecoraro, Cucunato e l’ex capo gabinetto di Occhiuto, Potestio, insieme a tre “imprenditori” che secondo l’accusa sarebbero stati favoriti dal trio dell’intrallazzo, dietro elargizione di bustarelle pesanti, nell’assegnazione di lavori per “somma urgenza” attraverso il trucco degli appalti spezzatino. Invece di indire una gara come la Legge prevede, spezzettavano i lavori, tenendoli sotto la soglia dei 40 mila euro previsti dalla Legge, e li affidavano direttamente agli amici degli amici.

Una richiesta di arresto che in quel maggio del 2016 non convinse il Gip Branda che “derubricò” ad avvisi di garanzia. Chiedendo alla Manzini di fornirgli altri riscontri a carico degli indagati, perché gli elementi esposti nella richiesta non erano sufficienti. Ci può stare, e questo dovrebbe farci stare tranquilli sotto il profilo delle garanzie che doverosamente e costituzionalmente si devono all’imputato. E poi c’è anche da dire che arrestare il capo gabinetto del sindaco, e due dirigenti, a pochi giorni dal voto amministrativo (5 giugno 2016) forse è sembrato “inopportuno” al Gip.

potestiobis Sta di fatto che per il Gip, tutto il materiale raccolto dalla Manzini sulle delibere farlocche del trio dell’intrallazzo, non era sufficiente a privare gli stessi della Libertà. Ci sta anche questo. Un’ inchiesta va fatta bene e le prove devono essere incontrovertibili, perché si parla della Libertà dell’individuo. E prima di firmare una ordinanza di custodia cautelare il Gip deve essere sicuro al 100% che ricorrano i motivi che stanno alla base dell’applicazione di una misura coercitiva: pericolo di fuga, inquinamento delle prove, reiterazione del reato.

Sono questi i parametri di valutazione a cui deve attenersi il Gip. Nonostante Pecoraro fosse ancora in servizio e quindi nella piena disponibilità di tutto il materiale cartaceo del Comune, nonostante le palesi irregolarità documentali (determine prive di tutto, esecuzioni lavori mai certificati, documenti privi del protocollo, solo per dirne alcune) che un miliardo di volte vi abbiamo mostrato con tanto di carta canta, nonostante attraverso Pecoraro, Cucunato e Potestio hanno continuato a “sistemare” le carte, senza, loro malgrado, riuscirci, per fortuna della Giustizia. Ma, nonostante questo, il Gip ha ritenuto che l’inquinamento delle prove non sussistesse. Bene, ci sta alla grande. Un Gip ultra garantista.

spagnolo e manziniCosì dopo questo primo “tentativo” della Manzini, che a quel punto si è vista “costretta, come abbiamo detto, ad inviare gli avvisi di garanzia per poter continuare le indagini, si è rimessa al lavoro per produrre “l’integrazione” all’inchiesta richiesta informalmente dal Gip. E come vi abbiamo già raccontato inizia il via vai della Finanza al Comune.

Lo scopo è quello di raccogliere altre prove, e riscontrare maggiormente quelle già in suo possesso. Passano 4 mesi, ed arriviamo a settembre del 2016. E qui la prova del nostro “contatto”: il 12 settembre nella tarda mattinata la Manzini rideposita tutti gli atti riguardanti il trio dell’intrallazzo con le nuove “integrazioni” al Gip, richiedendo l’arresto degli stessi.

Passano 10 giorni e il 22 settembre il Gip ancora non ha deciso e richiama la Manzini. Gli dice che ancora il lavoro non è completo e che neanche l’integrazione da lei fornita, un’altra montagna di prove schiaccianti, sono sufficienti.

Il Gip Branda imbastisce un discorso professionale e dice: quando si tratta di arrestare persone importanti, dobbiamo essere sicuri anche delle virgole. Un garantismo sempre più evidente quello del Gip Branda, che questa seconda volta inizia però a suonare male. Anche perché quando si tratta di firmare ordinanze a carico di piddrizzuni e morti di fame, mi pare, a leggere tutte le sue ordinanze, non vada tanto per il sottile.

tribbuonaMa qui spunta fuori tutto il suo essere garantista. Bene, ci sta anche questo. Noi siamo e restiamo garantisti veri.  E per la seconda volta la Manzini riprende il “fascicolo” e si rimette a lavorare. Pare che il Gip Branda le abbia “consigliato”, come vi abbiamo raccontato, ma ne disconoscevamo il motivo, di rivolgersi alla questura per “informative” ed altre investigazioni. Così i fascicoli della Manzini migrano dalla Finanza alla questura. Per ripetere sostanzialmente quello che la Finanza ha già ampiamente appurato.

Un consiglio che la Manzini evidentemente non ha potuto rifiutare. Un consiglio, a mio avviso, per allungare il brodo. Perché se è vero che il garantismo è l’anima del Diritto, è anche vero che i cittadini hanno Diritto ad avere Giustizia. E qui siamo alla Tarantella.

E’ da più di anno che si lavora a questa inchiesta e come è giusto che sia o si chiude o si procede. Non è giusto lasciare sospesi dei cittadini che aspettano di sapere cosa ne sarà di loro. Non si può vivere perennemente o chissà per quanti anni con un avviso di garanzia sulla testa. Lo diciamo per confermare il nostro garantismo.

E’ arrivata l’ora di essere chiari e trasparenti per voi del tribunale. Perché non è più come una volta che potevate fare tutto quello che volevate senza che nessuno lo sapesse mai. Perché da tempo c’è una novità e sapete qual è? Che tutto quello che voi magistrati fate nei vostri uffici, noi il giorno dopo lo sappiamo, perciò è finito il tempo del campa cavallo che l’erba cresce. Fate il vostro lavoro con coscienza e senza giochetti, e chi ha sbagliato, se siete certi di questo, paghi. Senza prendere a serra i giru.

GdD