Cosenza corrotta: la foto della cena arriva ai “palazzi alti”

L’indiscrezione giornalistica, di questi giorni, di una inchiesta sul Tribunale di Lamezia, da parte della procura di Salerno competente sui tribunali calabresi, è un positivo segnale che potrebbe estendersi, almeno così aleggia, anche ad altre chiacchierati tribunali, su tutti il porto delle nebbia: il Tribunale di Cosenza.

Nel corso di questi anni vi abbiamo fornito una marea di prove che dimostrano, senza ombra di dubbio, la gestione personalistica – diciamo così, per non usare parole e aggettivi offensivi in questo articolo – della Giustizia a Cosenza. Una “gestione privata della Giustizia” che tutti i cosentini conoscono e che per amor di verità non appartiene solo all’amministrazione gattopardesca di Spagnuolo. Infatti la poca propensione dei pm e dei giudici del Tribunale di Cosenza ad occuparsi di Giustizia in nome e per conto del popolo italiano, arriva da lontano: dai tempi di Nicastro, passando per Serafini e Granieri, fino ad arrivare a Spagnuolo. È sempre stato tutto un magna magna.

Vi abbiamo raccontato delle determine farlocche di finti cambi tende, pagati due volte, negli uffici dei giudici, di lavori al tribunale per quasi un milione di euro mai realmente riscontarti e certificati, di scambi di favori tra sindaco e procuratore (vedi caso Calabrese e non solo); vi abbiamo dimostrato che le sentenze si scrivono sotto dettatura, e che le inchieste della procura non riguardano mai gli amici degli amici, anche quando qualcuno denuncia palesemente e pubblicamente, carte alla mano, le loro malefatte.

Vi abbiamo provato come da tutto questo è nato quel forte senso di impunità che ha permesso a chiunque occupi qualche ruolo di “governo”, nel pubblico e nel privato, di fare, previa elargizione di bustarella, quello che gli pare in barba alla Giustizia.  E le inchieste, seppur blande, della Manzini, hanno dimostrato che quello che abbiamo scritto non era certo frutto della nostra fantasia. Un’altra procura avrebbe agito diversamente, ma non quella di Cosenza, dove, quando a commettere i reati sono i giudici, la tendenza è sempre quella di apparare. O di ridurre il danno al minimo sindacale. I giudici corrotti, a Cosenza, non pagano mai. Questa è una verità storica che non è mai potuta diventare una verità giudiziaria per via del fatto che il Tribunale di Cosenza non ha mai avuto un Giudice coraggioso. Chiunque è arrivato qui, chi più chi meno, è finito sempre con l’adeguarsi all’andazzo. Lo scriviamo da sempre: sono tra le caste più potenti e pericolose d’Italia, ovviamente in riferimento ai corrotti.

Ma pare che a qualcuno dei “palazzi alti”, che nutre ancora un sentimento positivo nei confronti dello stato e dei propri doveri, questo andazzo non stia più bene. E così questo “qualcuno”, che non è un qualcuno qualsiasi, ci ha chiesto la foto originale di copertina, e di riproporre il pezzo: “Cosenza corrotta. Potestio, Cozzolino e Caputo: a cena con l’intrallazzo”, dove abbiamo pubblicato la famosa foto che ritrae il pm Cozzolino, l’ex capogabinetto di Occhiuto, Carmine Potestio (indagato dalla procura di Cosenza), e l’attuale presidente del consiglio comunale Caputo, a cena, qualche settimana prima del blitz della Manzini in Comune. C’è da dire che prima della pubblicazione della foto, Cozzolino era anche titolare dell’inchiesta sull’ex segretario del sindaco Giuseppe Cirò, denunciato da Occhiuto per una storia di ladrocinio sui rimborsi dei viaggi del sindaco. Insomma, Cozzolino è l’uomo di Occhiuto in procura, per tramite di Potestio, con il benestare di Spagnuolo.

http://www.iacchite.com/cosenza-corrotta-potestio-cozzolino-caputo-cena-lintrallazzo/

Una foto che qualcuno ha già provveduto a segnalare e a far arrivare negli uffici del ministro Bonafede insieme ad un malloppo di carte che non ti dico.

Noi ottemperiamo a questa richiesta sperando presto in una visita del ministro al tribunale di Cosenza.