Cosenza, Daniele Lamanna canta ed altri picciotti si pentono

Come tutti sanno la ‘ndrangheta cosentina, a differenza delle altre, si è sempre distinta per una “qualità” quasi intrinseca ai picciotti: pentirsi. Infatti i pentiti a Cosenza non si contano più. Al netto dei pochi che considerano l’affiliazione una cosa seria, per tutti gli altri la regola è: se si mette male pentiti. E di questo non si scandalizza più nessuno. Tant’è che è diventato un fatto normale nella vita di un malandrino pentirsi all’occorrenza, al punto che un pentito, a Cosenza, può anche ritornare a fare il boss o il malandrino, senza che nessuno gli dica niente. Pentirsi non è più considerato una macchia indelebile nel curriculum di un mafioso. Ma è solo una strategia per sviare alla galera. Il “trucco” è quello che più pentiti ci sono meglio è per tutti, così si possono accusare tra di loro, e alla fine, come è già successo in passato e come sta avvenendo ancora oggi, a pagare i reati restano in pochi. Come nel caso dell’omicidio del povero Luca Bruni, in galera a scontare un ergastolo c’è solo Rango. Tutti gli altri si sono pentiti. Si sa che a Cosenza i pentiti sono come le ciliegie, una tira l’altro.

Ed è proprio dal pentimento di Bruzzese e Lamanna e dalle loro chiamate in correità che da qualche settimana aleggia il nome di un altro picciotto pentito. Oltre al pezzotto di primo piano, già pentito da tempo, di cui non si conosce l’identità, ma che qualcuno ha voluto si conoscessero le sue “caratteristiche”.

Nei tanti racconti davanti all’allora pm della DDA di Catanzaro Pierpaolo Bruni, Daniele Lamanna, nell’interrogatorio del 05.10.2016, rivela un episodio da cui sarebbe scaturito questo nuovo pentimento. L’episodio in questione è il tentato omicidio di Pasquale Bruni ad opera di due picciotti di cui Daniele ovviamente fa i nomi. Dice Daniele: “Il mandante fu Maurizio Rango; tale episodio avvenne nei pressi del ristorante il Cappellaio Matto a Rende, ne sono a conoscenza per averlo appreso direttamente da Rango, il quale mi riferì oltre alle sue responsabilità di mandante e i nomi degli esecutori materiali anche il movente, che risiedeva nel fatto che il Bruni avesse sparlato nei confronti di Rango, il quale, quindi, aveva ordinato ai due la ritorsione, che come sapete avvenne… ”

Ebbene uno dei due pare si sia pentito. Sottoposto ad interrogatorio a seguito di queste dichiarazioni e di altri reati di cui è accusato, il picciotto non ha retto alla prospettiva di passare i prossimi 15 anni, come minimo, in cella, ed ha deciso di collaborare. Ed infatti dopo questo interrogatorio, qualcuno ho notato uno “strano” movimento di questura sotto casa del nuovo pentito. Una visita “inusuale”, dato che il picciotto si trova i galera. Un po’ come è avvenuto per il pentito Vincenzo De Rose. Un via vai di questura che per i più sgamati è significativo, specie se questi escono dalla casa del picciotto con scatole e buste, il che significa una cosa sola: raccogliere tutta la sua roba per trasferirlo in località protetta. Ma non sono solo questi i segnali che ci fanno dire che uno dei due si è pentito. Da radio carcere giungono segnali chiari: qualcuno non si sa dove è finito.

E per finire ci sono le spifferate delle nostri fonti che confermano quanto fino ad ora scritto. E’ solo questione di tempo e sarà presto ufficializzato, anche perché stiamo parlando di un pesce piccolo, anzi direi proprio un pesciolino. Dunque il nuovo acquisto della DDA di Catanzaro è funzionale all’azione di polizia che la procura antimafia sta preparando su Cosenza per quel che riguarda solo la malandrineria. Un altro pentito che si aggiunge ai tanti già in “dotazione” della DDA di Catanzaro, che confermerebbe tutto quello che già i Lamanna, i Bruzzese, i Foggetti, hanno detto sulla malavita cosentina. E di questo passo, e a questo ritmo di pentimenti, vedrete che alla fine, come vi ho già detto, in galera non ci finisce nessuno. Se non i soliti. E la storia si ripete.