Cosenza, è morto Ernesto Vocaturo: farmacista, consigliere e cinefilo. Quell’incontro col grande Fellini

E’ morto ieri a Milano Ernesto Vocaturo, storico farmacista cosentino, titolare per decenni della Farmacia Centrale Vocaturo su via Montesanto, consigliere comunale manciniano di “Cosenza Domani” dal 1993 al 2002, grande appassionato di cinema, uomo di cultura e storico esponente del Rotary Club Cosenza.

Ernesto Vocaturo, in particolare, era nipote di Donna Vittoria Vocaturo, seconda moglie di Giacomo Mancini, e quindi cugino della figlia Ermanna. Nel decennio manciniano, Vocaturo – eletto sia nelle elezioni del 1993 che in quelle del 1997 con “Cosenza Domani”– era stato uno dei consiglieri comunali più vicini al vecchio sindaco, al quale era legato da grandissima stima ed affetto. Anche se non aveva mai ricoperto cariche importanti a Palazzo dei Bruzi.

Per ricordare ai cosentini quanto fosse importante la Farmacia Vocaturo, citiamo uno scritto di Coriolano Martirano, che ci ricostruisce una passeggiata domenicale a Cosenza ai primi del Novecento.

“… Era qui la vita di Cosenza. E si era trasferita per uno di quei processi della storia che non ammettono deroga, dalla Giostra Vecchia alla Nuova, perché nella memoria dei cosentini Corso Telesio è stato fîno a poco tempo fa la Giostra Nuova.
Era qui Cosenza. Da Piazza dei Valdesi, su per i Mercanti, verso la Piazza Piccola, poi la Piazza Grande ed infîne la Prefettura. Era qui la vita di una Città che si coglieva dalla eleganza delle vetrine delle modiste, dalle leccornie, dal sapore che adorava di pulito.
Era qui Cosenza. Tra una carrozzella che arrancava e la folla che ne impediva o quanto meno ne ostacolava il cammino. E allora il cocchiere schioccava le frusta, aiutava quasi con la voce il cavallo, ed i passeggeri si protraevano in avanti come ad alleggerire il peso.
Era qui la vita di Cosenza, con i “salotti” letterari, la libreria di don Tommaso Aprea, quelli politici, la Farmacia Reale di don Ernesto Vocaturo, quelli mondani, il caffè Gallicchio dove un avaro prendeva un gelato per cinque bambine…”.

Prima Farmacia Reale, dunque, con alla guida Ernesto Vocaturo, il nonno di Ernesto, che portava lo stesso cognome del nipote, figlio di suo figlio Mario, tra i primi socialisti cosentini. Una farmacia (poi diventata inevitabilmente Centrale) che ha fatto la storia della città, tra le prime a nascere a Cosenza in un’epoca nella quale prendeva lentamente forma la medicina moderna e nella quale il farmacista era – forse – anche più importante del medico. Luogo fondamentale, come scrive Martirano, per i primi “salotti politici” del Novecento in città.

Ma la vera passione di Ernesto Vocaturo non erano né la farmacia e neanche la politica perché stravedeva letteralmente per il cinema. Ecco come la ricostruisce Emilio Tarditi nel suo libro “Dal Volga al Busento: cronache cosentine di fine millennio”. 

“… Nel 1969 nasce a Cosenza il Cineforum bruzio di cui sono animatori alcuni professionisti molto noti in città, cinefili come Ernesto Vocaturo, Franco Plastina, Manfredo Manfredi, Vittorio Santoro, Luigi De Franco, Mimmo Adduci e il regista Enrico De Vincenzi.

Durò più di un decennio, durante il quale in città il fervore culturale era appassionato e aperto. Si discuteva di tutto: dalla politica all’economia, dalla letteratura all’arte e sul cinema si argomentava con piacere, grazie anche alla presenza del cineforum, che con le opere di Pasolini, Fellini, Antonioni, Bunuel e Bergman aveva contagiato persone che prima d’allora si erano interessate solo al cinema d’evasione.

Ernesto Vocaturo ha ereditato dal padre Mario la passione per il cinema e seguito la stessa attività professionale di farmacista. Il legame che egli ha stretto con la città, sia da farmacista che da consigliere comunale, da cinefilo e professionista dotto, che ama le buone letture e il calore dell’amicizia, è stato forte. Ho avuto sempre l’impressione che nel cinema egli vedesse non una finzione ma la vita stessa come opera d’arte.

Egli avrebbe desiderato tanto avere a Cosenza Federico Fellini, al quale scrisse per invitarlo in occasione della proiezione di Otto e mezzo… Fellini però non rispose non avendo avuto modo di leggere la lettera. Lo confessò allo stesso Vocaturo una fortunata domenica di tanti anni fa, a Roma, in Via del Corso, quando questi incontrò per caso il grande regista e gli si avvicinò con molto rispetto e ammirazione. Fellini si scusò: non aveva mai letto quella lettera e questa volta all’invito di prendere un aperitivo rispose al nostro Ernesto con un sorriso e un “certamente!” con quella sua voce magica e fiabesca. 

Il mio amico Ernesto è degno continuatore d’una tradizione familiare che nella città si è distinta per la partecipazione solidale ed il virtuoso senso civico…“.