Cosenza, Gratteri attende un segnale da Salerno?

Sono anni che lo scriviamo, e non senza problemi: Cosenza, da un punto di vista giudiziario di contrasto alla mafia dei colletti bianchi, non si tocca. E questo vale per tutti: magistrati, poliziotti, giornalisti, politici, compreso Gratteri. Il perché Cosenza deve restare un’isola felice lo abbiamo spiegato in tutte le lingue: Cosenza altro non è che una “piattaforma logistica/bancaria di smistamento e pulizia” dei capitali sporchi derivanti dal mercato fiorente dell’edilizia e della sanità, dal traffico di cocaina e dalle truffe allo stato e alla UE. Milioni e milioni di euro frutto di intrallazzi e provenienti da tutta la Calabria e dal resto dell’Italia, trovano accoglienza nei tanti sportelli bancari presenti in città in attesa di essere “puliti” per poi volare per altri lidi.

Del resto è facile capire il movimento: la presenza di tante banche in una città priva di attività produttive, della piccola e media impresa, e con un tasso di disoccupazione che raggiunge il 60% dei residenti, è il segno evidente che a depositare denaro nelle banche in città non sono certo i cosentini che denaro non hanno, ma i tanti marpioni masso/mafiosi ai quali è garantita l’immunità, dietro lauto compenso, dalla cupola locale che gestisce l’enorme flusso di denaro. Per questo genere di affari è fondamentale per i marpioni avere la procura dalla loro parte. L’unico soggetto istituzionale in grado di contrastare il traffico di denaro sporco che gira in città.

Ma come tutti ben sappiamo né la Procura ordinaria, né la Dda ha mai promosso una sola inchiesta su questo “fenomeno” ben conosciuto da tutti, e già oggetto di molti “verbali” dell’antimafia, che garantisce alla ‘ndrangheta una zona franca dove accumulare capitali in totale tranquillità. È talmente alto l’afflusso di denaro che possono comprarsi chiunque, che poi è quello che hanno fatto. Mettersi contro la masso/mafia cosentina non è salutare, infatti nessuno li ha mai indagati, e chi c’ha provato è finito trasferito in altra sede.

Gratteri, ad esempio, non c’ha proprio provato ad intervenire contro i potenti masso/mafiosi cosentini, perché sa bene cosa rischia: un bel trasferimento in altra sede. Anche se, a dirla tutta, la responsabilità, al momento, del mancato intervento della Giustizia contro la masso/mafia cosentina, risulta essere più della procura di Salerno che di quella di Catanzaro. Già, perché Gratteri, come tutti oramai sanno, ha denunciato, o meglio ha segnalato ai pm di Salerno diversi magistrati venuti “a galla” in diverse inchieste antimafia, compresi alcuni magistrati della procura di Cosenza, tra cui Mario Spagnuolo che risulta indagato assieme ad altri 15 magistrati calabresi, proprio dalla procura di Salerno.

A parlare di masso/mafia e di intrallazzi tra politica, finanza e ‘ndrangheta a Cosenza, tanti pentiti, oltre 20, che hanno rivelato ai pm antimafia l’esistenza di una cupola composta da magistrati, servitori dello stato infedeli, politici e professionisti, che gestiscono, per conto degli amici degli amici, l’enorme flusso di denaro sporco che arriva in città. Oltre al classico voto di scambio e appalti truccati. Infatti Gratteri, o meglio la procura distrettuale antimafia, ha “operato” in tutte le provincie calabresi – persino a Castrolibero e Rende dove diversi pentiti accusano di voto di scambio e collusione con i clan Orlandino Greco e Sandro Principe – tranne che a Cosenza. Nonostante i pentiti risultano gli stessi che hanno accusato l’ex consigliere regionale e l’ex sindaco di Rende. Pentiti che a Cosenza chiamano in correità Mario Occhiuto, Marcello Manna, Enzo Paolini, nonché diversi appartenenti alle forze dell’ordine, vari professionisti, tanti imprenditori, ma anche consiglieri e dirigenti comunali. Ci siamo sempre chiesti: come mai le dichiarazioni del pentito di ‘ndrangheta Foggetti valgono per tutti, tranne che per i politici, magistrati, e corrotti di Cosenza? Le dichiarazioni dei pentiti, insomma, valgono ovunque tranne che a Cosenza. Questo è un dato di fatto.

Alla luce di questo, il mancato intervento su Cosenza da parte di Gratteri, che da tempo ha concluso il lavoro investigativo sul “Sistema Cosenza”, potrebbe dipendere dalla necessaria attesa della conclusione delle inchieste di Salerno sui magistrati corrotti di Cosenza: se prima non si bloccano i pm corrotti, la retata contro i colletti bianchi non può partire. Come a dire: Gratteri è pronto a dare una spallata anche alla masso/mafia cosentina, ma gli hanno chiesto di fermarsi in attesa dell’intervento della procura di Salerno. Il che potrebbe essere un valido motivo che giustifica quasi 6 anni di indagini e di attesa. Altrimenti come spiegare il mancato intervento sulla palese corruzione a Cosenza? Come spiegare gli arresti e il confino di alcuni politici e l’impunità di altri palesemente coinvolti in loschi affari?

A meno che anche Gratteri non si sia adeguato alla linea di questo ministro della Giustizia che in combutta con Morra hanno fatto saltare l’ispezione al Tribunale di Cosenza, per non creare problemi agli amici degli amici. Ma a questo non ci crediamo e, nonostante i tanti abusi patiti da parte di pm e giudici corrotti, speriamo che la Giustizia faccia il suo corso e che chi ha responsabilità gravi anche a Cosenza paghi il dovuto alla Giustizia.