Cosenza, i profughi di via Savoia al vescovo Nolè: benedici le nostre case

Caro Padre vescovo di Cosenza, monsignor Francesco Nolè

mi chiamo Brigitte e vivo con i miei due figli e mio marito nello stabile occupato di via Savoia a Cosenza, insieme ad altre famiglie di nazionalità e religione diversa. Io sono di religione cattolica. Vivo a Cosenza da diversi anni, dopo essere fuggita da una vita di soprusi e disperazione totale dalla mia terra natale, la Nigeria. E qui a Cosenza mi sono stabilita. I miei figli vanno a scuola e insieme a mio marito lavoriamo presso diverse famiglie della città come domestici tuttofare.

Nella mia vita ho sempre lavorato onestamente nella casa di tante signore. Ho sempre pulito le case degli altri e “raramente la mia” perché una casa vera e propria, tutta mia, non l’ho mai avuta. Le vicissitudini della vita e la scarsa paga non ci hanno mai permesso di sostenere un affitto. Ed è da qualche anno che finalmente, grazie all’aiuto dei ragazzi di Prendocasa, io e la mia famiglia viviamo in una casa. Che è l’unica alternativa che abbiamo trovato in città. Tra gli abitanti dello stabile occupato e i cosentini non ci sono mai stati problemi. Viviamo in armonia e nel rispetto reciproco.

Ma anche questa situazione abitativa è destinata a durare poco, perché ci hanno comunicato che nelle prossime settimane verremo sgomberati dalla nostra casa e messi per strada, perché così ha deciso chi ci governa. Caro Padre, ho deciso di scriverti per invitarti a venirci a trovare per conoscere la nostra realtà, e per portare la vostra santa benedizione anche nella nostra casa. Sperando che la presenza di Gesù possa rivelarsi miracolosa.

Perché è di un miracolo che abbiamo bisogno. Nessuno ci ha posto una alternativa, per noi c’è solo la strada.

Caro Padre, ogni giorno cerco di fare il possibile per vivere degnamente e nella parola di Gesù. Ogni giorno fatico per donare tutto ai miei figli, affinchè anche loro possano avere quella possibilità che noi non abbiamo avuto.

Abitiamo in questo stabile oramai da due anni, abbiamo superato tante difficoltà e ora siamo una comunità unita anche se “pratichiamo” culture e usi diversi. Diversità che non sono mai state un problema tra di noi. Io con i musulmani sono sempre andata d’accordo, e sono sempre stata rispettata nella mie pratiche religiose. Siamo in 130, tra cui 30 di bambini e diversi neonati, uno nato proprio ieri, e ci appelliamo a te che sei nostro fratello a non lasciarci soli in questo drammatico momento. Oggi più che mai, come dice papa Francesco, abbiamo bisogno di sentire vicino la presenza di Gesù, perciò ti preghiamo di donare anche a noi, che veniamo da altre terre, la santa benedizione. Grazie.

(me la cavo con l’inglese e la lettera è stata tradotta dai ragazzi di Prendocasa)

Brigitte