Cosenza. Il clan degli intoccabili

Quanto sperimentiamo in fatto di umana disonestà ha a che fare con la coercizione. Innumerevoli uomini civili, che indietreggerebbero inorriditi di fronte all’omicidio o all’incesto, se sono sicuri di rimanere impuniti, non si precludono il soddisfacimento della loro avidità, della loro smania aggressiva, delle loro bramosie sessuali e non si astengono dal danneggiare gli altri con la menzogna, l’inganno, la calunnia; e così è certamente stato sempre, fin dagli albori della civiltà“.

E se lo dice Freud c’è da crederci. E senza altri preamboli citiamo quattro esempi di mancata giustizia, o meglio quattro esempi di come certa giustizia garantisce la totale immunità giudiziaria a personaggi pubblici dalla doppia morale (come dice Freud), liberi di scatenare ogni loro bramosia di potere, perché l’impunità di cui godono li ha di fatto resi dei veri e propri “intoccabili”.

Mario Occhiuto: ex sindaco di Cosenza architetto plurifallito e plurindagato. Di lui hanno parlato tre pentiti di peso della ‘ndrangheta cosentina: Daniele Lamanna, Adolfo Foggetti, Franco Bruzzese. I tre hanno raccontato ai pm della Dda di Catanzaro (almeno da sette anni a questa parte) di essersi adoperati, dopo aver stabilito i termini “dell’accordo”, a “rastrellare voti” per l’ex sindaco di Cosenza. Di più: Daniele Lamanna parla di un accordo con Occhiuto sulla gestione delle cooperative sociali, e di lavori da affidare a “ditte amiche”. Giova ricordare che dalle dichiarazioni di detti pentiti sono scaturite due operazioni antimafia, Sistema Rende e Sistema Castrolibero, dove risultano imputati i due ex sindaci: Sandro Principe (il pm ha chiesto nove anni di reclusione), e Orlandino Greco (il processo non è ancora iniziato). Quello che per la Dda di Catanzaro vale per Principe e Greco, non vale per Occhiuto. Lui, a differenza degli altri, è un intoccabile: le dichiarazioni dei pentiti, le dichiarazioni di consiglieri comunali (interrogati dai pm di Catanzaro sul “Sistema Cosenza”), di professionisti e cittadini sentiti come persone informate sui fatti che hanno ben descritto la complicità di Occhiuto nel malaffare cittadino, non bastano per “incriminarlo definitivamente”, per un pezzotto ben coperto come lui, serve di più. Per tutti gli altri tanto basta e avanza.

A carico di Mario Occhiuto, a dispetto delle assoluzioni taroccate di questi giorni, esistono ancora diversi procedimenti penali: è accusato dalla procura di Roma insieme al suo amichetto Clini (e consorte), di associazione a delinquere transnazionale. Deve rispondere anche di bancarotta fraudolenta (la sorella per questo è stata condannata ad una anno e quattro mesi di reclusione) per 3,5 milioni di euro; in realtà la cifra, delle tante bancarotte fraudolente prodotte da Mario Occhiuto, a detta dei finanzieri che hanno svolto le indagini sui 18 fallimenti societari dell’ex sindaco, si aggira sui 28 milioni di euro di debiti. Restiamo in attesa delle prossime assoluzioni.

Mario Spagnuolo, alias il Gattopardo: magistrato di lungo corso, e attualmente procuratore capo presso la procura del Tribunale di Cosenza. Su di lui abbiamo scritto una enciclopedia. Spagnuolo è all’apice della paranza massomafiosa che governa la città, e la sua posizione di comando e di potere, è nota a tutti. Nessuno lo può toccare, è talmente potente che sono più di 30 anni che riesce a farla franca. Ne ha combinato di tutti i colori: dalla manipolazione del processo Garden (primo storico processo alle ‘ndrine cosentine, finito a tarallucci e vino) in poi, la sua carriera massomafiosa è sempre stata in ascesa, fino a  diventare un punto di riferimento per la potente loggia segreta di Pittelli, così come racconta (queste cose non le diciamo noi, ma altri giudici), l’ex giudice Marco Petrini arrestato per corruzione giudiziaria e condannato a 4 anni di reclusione, in occasione della sua affiliazione alla paranza massomafiosa.

Dice Petrini: “Ho partecipato ad una riunione nello studio dell’avvocato Pittelli sito in Catanzaro nel centro della città: era la metà del 2018 e fui condotto lì da Santoro Emilio detto Mario, c’erano altre persone fra i quali i colleghi magistrati della Corte di Appello dottor Domenico Commodaro, Fabrizio Cosentino, Giancarlo Bianchi, il collega Presidente della Sezione Riesame e Misure Prevenzione Giuseppe Valea, il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo. Fra gli avvocati c’erano Anselmo Torchia, Salvatore Staiano. In tutto saremmo stati poco più di una decina di persone. Io ero il nuovo, gli altri erano già iscritti, fui presentato da Santoro. Prese parola l’avvocato Pittelli e mi presenta agli altri ed annunzia che io ero interessato a fare parte di questa associazione segreta: gli altri presenti prestano il loro assenso, peraltro magistrati ed avvocati presenti mi conoscevano. Mi fu rappresentato il dovere di fratellanza, consistito nell’assecondare le richieste degli altri fratelli e di mantenere il segreto su quanto accadeva all’interno della Loggia. Il cerimoniere era l’avvocato Pittelli. Fu fatto cenno alla gerarchia che esisteva all’interno della confraternita, certamente Pittelli aveva il grado più elevato, così come seppi dal Santoro. Dopo la presentazione ho dichiarato la mia adesione e sono entrato nella confraternita, ho letto una formula di giuramento alla loggia, di rispetto di coloro che la componevano recante regole relative all’obbligo di fratellanza e di segreto. Tale formula fu da me letta ad alta voce e fu ascoltata anche dai colleghi magistrati presenti. Alla fine del giuramento Pittelli mi ammise formalmente alla confraternita e mi dichiarò fratello. Quell’incontro fu destinato solo alla mia iniziazione. Tra gli obiettivi correlati all’obbligo di fratellanza vi era quello da parte dei magistrati fratelli di assecondare le istanze degli avvocati”.

Ovviamente anche questa volta il Gattopardo l’ha fatta franca, queste dichiarazioni sono state ritenute, guarda caso, inattendibili, e la “posizione” del procuratore capo di Cosenza è stata archiviata. Le confessioni dell’ex giudice, ritenuto da tutti prima dell’arresto, persona capace e autorevole, non valgono per Mario Spagnuolo, e gli altri giudici che chiama in correità, Petrini può fare tutti i nomi che vuole tranne quelli dei fratelli.

Marcello Manna: avvocato e sindaco di Rende. Anche lui, come Spagnuolo, è considerato negli ambienti massonici un pezzo da 90. E Non è un caso che l’ascesa massonica di Manna coincida con quella di Spagnuolo, compari di affari da sempre. Marcello Mazzetta Manna ha dimostrato in più occasioni di essere un intoccabile di quelli seri. Basta solo ricordare la foto della cessione, da parte di Manna, della mazzetta al giudice Petrini per taroccare la sentenza a 30 anni di reclusione del boss Patitucci, per capire che neanche la prova provata può inchiodarli alle loro responsabilità. Sono al di sopra della Legge, e questo è chiaro a tutti: più evidente di così si muore.

Carmine Potestio: già capogabinetto dell’ex sindaco Mario Occhiuto, già segretario particolare dell’attuale presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, e sempre arzillo prestanome della paranza, così come dicono di lui diversi pentiti di ‘ndrangheta cosentini. Potestio, meglio noto come Carminuzzu, ha una qualità ricercatissima dai fratelli di loggia, e per questo risulta stimato e la sua opera più che apprezzata: uscire a cena con i pm della procura di Cosenza (come da foto da noi pubblicata, anche qui la prova provata non serve a niente), proprio quando è in corso una qualche inchiesta sugli intrallazzi dei fratelli di loggia. Di più: Carminuzzu detiene un record, tutte le inchieste dove è stato iscritto nel registro degli indagati si sono concluse con l’archiviazione della sua posizione. Potestio è l’uomo più archiviato di Cosenza. Bancarotta fraudolenta: archiviato. Rimborsi illeciti: archiviato. Ditte amiche e appalti spezzatino: archiviato. Luminarie: archiviato. E chissà quante altre volte sarà successo.  Carminuzzu è, al pari degli altri 3, un potente intoccabile. E le prove, come tutti possono vedere, per affermare questo, non mancano certo.

Dobbiamo rassegnarci, a Cosenza c’è chi può e chi non può, perché loro sono loro, e tutti noi non siamo un c…