Cosenza, il lato oscuro del Gattopardo

“Questa è una città a doppia faccia: da un lato la ricchezza e l’opulenza, dall’altro la gente che soffre e non arriva a mettere insieme il pasto”. Parole secche e precise che ben descrivono la vera e drammatica situazione sociale e economica di Cosenza. Una discreta ma consistente parte della città si arricchisce a dismisura e non si capisce come (espressione retorica) in una città dove l’attività produttiva è praticamente assente, mentre tutti gli altri arrancano, chi più chi meno. Al netto del pubblico impiego e di quel che rimane del commercio cittadino, di “stipendi” veri, a Cosenza, ne girano pochi, e se un tempo garantivano la tranquillità economica alle famiglie, oggi, lo “stipendio pubblico” non basta per arrivare a fine del mese. Per non parlare dei sottopagati e dei lavoratori a nero che faticano, in tutti i sensi, ad arrivare alla seconda settimana del mese. Se a questi ci aggiungiamo i disoccupati, gli inoccupati, i ruvinati, i truscianti, che a Cosenza sono tanti, la situazione economica e sociale diventa incandescente.

In tutto questo c’è più di qualcuno che si arricchisce: ma come fanno ad arricchirsi nel desolato quadro economico e sociale cittadino? Se non ci sono fabbriche, industrie, stabilimenti, aziende di un certo livello, ‘sti soldi la ricca e opulenta borghesia massomafiosa locale da dove li prende?

Le principali “attività produttive” che generano il giro di denaro in città, sono sostanzialmente due: quella legata al denaro pubblico, e quella legata al malaffare criminale. Il denaro pubblico è la principale fonte dalla quale attingono le loro ricchezze la ristretta cerchia di paranze politiche e massoniche cittadine: corruzione, tangenti, bustarelle, frodi, intrallazzi, bancarotte, clientelismo. Mentre la malavita sgobba su droga, strozzo, pizzo, e percentuali varie su affari loschi spesso in complicità con la politica. Questa è.

A pronunciare queste giuste e sante parole, un personaggio cittadino che tutti oramai conoscono come il Gattopardo, ovvero Mario Spagnuolo procuratore capo presso la procura Bruzia che di facce ne ha due come la Cosenza da lui descritta: una pubblica, che usa per darsi un tono da tutore della legalità in città, e l’altra che espone solo alla presenza degli amici degli amici. Perché il Gattopardo, nel pronunciare la strepitosa frase che lo fa apparire così bello agli occhi della città, dimentica di dire che se c’è un bel gruppone di marpioni che si arricchisce a danno della collettività, questo è grazie proprio all’altra faccia del tribunale che garantisce da sempre impunità ai ladri di stato, che sanno bene come sdebitarsi. Un piccolo particolare che il Gattopardo non ha ritenuto opportuno dire, perché certe cose è meglio nasconderle dietro il lato oscuro del Tribunale… o l’altra faccia del Gattopardo.