Cosenza, il patto d’acciaio tra Occhiuto e Paolini “garantito” dal pm Tridico

Paolini ha capito di essere oggetto di improprie attenzioni da parte del PM Tridico. Attenzioni rivolte alla sua attività politica principalmente durante l’ultima campagna elettorale dove, ancora una volta, Paolini era candidato alla carica di sindaco.

Tridico, affiliato alla cosca di Occhiuto, ha il compito di tenere sotto controllo tutto quello che si muove in procura contro il sindaco.

Da tempo tiene d’occhio la dottoressa Manzini, l’unica che, per la prima volta, nella storia della procura di Cosenza, ha avvisato dirigenti comunali, ipotizzando una corruzione diffusa all’ufficio tecnico del Comune. In sostanza, i dirigenti comunali Pecoraro e Cucunato, coordinati dal capogabinetto Potestio, su ordine del mammasantissima Occhiuto affidavano, in cambio di bustarelle, lavori sotto soglia (40.000 euro) a ditte amiche del sindaco.

manzini granieri Un fiume di denaro che Mafia Capitale ci fa un baffo. Si parla di quasi 8 milioni di euro regalati agli amici degli amici con la tecnica truffaldina degli “appalti spezzatino”. Una inchiesta, quella della Manzini, che da molto fastidio al capo paranza Occhiuto, e che nasce anche da tutto quello che per mesi abbiamo scritto su determine taroccate e brogli vari.

Se dovessero scattare misure cautelari nei confronti dei suoi più stretti sodali, in primis su Potestio, questo sarebbe, per il clan del sindaco, un vero problema.  Confermerebbe la tesi di chi sostiene che la sua amministrazione è caratterizzata solo ed esclusivamente dagli intrallazzi. E tutti sanno che Potestio non li faceva certo per la sacchetta sua. Una misura cautelare, quella di Potestio, Cucunato e Pecoraro, già scongiurata una prima volta, quando il GIP Branda “rigettò” gli arresti (al contrario di quello che è  successo con Mafia Capitale dove i reati sono uguali a quelli di Cosenza) di dirigenti e capogabinetto, “derubricandoli” ad avvisi di garanzia.

Ma pare che dopo il pensionamento di Granieri, la Manzini abbia preso coraggio, e capite le fazione in procura, potrebbe rivolgersi, prossimamente, ad un altro GIP.

Perché la Manzini ha continuato a lavorare su questo filone, inviando tante volte la Finanza al Comune. E si dice che sia arrivata alle conclusioni.

Il pm Tridico
Il pm Tridico

Tridico, che passa le giornate ad origliare dietro le porte o nei corridoi, notizia il capobastone Occhiuto della determinazione della Manzini nel portare avanti l’inchiesta,  e che potrebbe, questa volta, trovare qualcuno presso l’ufficio GIP disposto ad appoggiarla.

Occhiuto allora ordina subito a Tridico di elaborare una strategia per fermare questo GIP. E si sa che Paolini ha parentele proprio in quell’ufficio.

Dunque, è lui il punto debole su cui agire. E Tridico esegue. Costruisce un bel dossier su Paolini, con ipotesi di reato importanti, da utilizzare come arma di ricatto per far pressione sul GIP.

Enzo-Paolini-1-450x270Del tipo: caro GIP (parente di Paolini) se ti azzardi a firmare qualche misura cautelare contro i sodali del nostro clan, noi faremo firmare dal nostro GIP una bella misura cautelare contro il tuo parente, la sorella del tuo parente (che è la responsabile della segreteria di Paolini) e chi più ne ha più ne metta. Vedi tu se ti conviene.

Ecco perché, consapevole di tutto ciò, Paolini si reca “spontaneamente” in procura per denunciare la compravendita di voti, come gesto anticipatore per mettersi al riparo, e per trovare un accordo con Tridico.

Infatti, il PM, nella storia dei brogli delle deleghe taroccate, avvisa tutti, tranne che lui. In quella occasione Tridico gli dice di avere molto materiale a suo carico. Per cui se vuole si può trovare un accordo. E Paolini, alle strette, accetta. E si passa all’operatività.

Tridico gli dice che va bene come copertura questa cosa che lui si è recato nel suo ufficio per denunciare brogli, che lo fa apparire all’opinione pubblica al di sopra di ogni sospetto, ma ha bisogno di un capro espiatorio.

Gli serve qualcuno da accusare, perché c’è una denuncia (il cittadino straniero che denunciò il tarocco delle deleghe) e il fascicolo va portato avanti.  E Paolini, con la promessa che sarà tenuto fuori da tutto, offre a Tridico l’agnello sacrificale: Roberto Sacco.

Roberto Sacco
Roberto Sacco

Gli consegna un bel dossier su Sacco nel quale Paolini denuncia le continue pressioni che l’ex consigliere avrebbe esercitato su di lui con continue richieste di denaro. Una volta l’assicurazione della macchina, una volta il debito qua, un’altra il debito là. Dipinge il Sacco come una sorta di imbroglione disposto a tutto. Ed è lui l’unico responsabile delle schede tarocche.

Come scrivevo ieri, Tridico, con questa operazione prende due piccioni con una fava. Da un lato tiene per le palle Paolini, dall’altra può “arricchire” il suo dossier utilizzando l’ex consigliere Sacco. Che, capita l’antifona, e non avendo nulla da nascondere, decide di vuotare il sacco. Ed annuncia che i  bonifici e gli assegni che Paolini ha emesso a suo favore non era denaro che serviva a lui, ma per operazioni di “foraggiamento” dei sostenitori della candidatura di Paolini. E si reca, dopo essere stato convocato, a seguito del nostro articolo dove lui annuncia di avere questi bonifici, in procura per sostenere la sua verità.

Un interrogatorio durato quasi due ore, in cui Tridico chiede la documentazione di questi bonifici, pari a quasi 15.000 euro, che il Sacco consegna senza se e senza ma. Chiarendo che non era denaro per le “sue spese” così come sostiene Paolini, ma erano degli “incentivi” da distribuire ai sostenitori della sua lista e della candidatura a sindaco di Paolini.

Tridico gli mostra diverse foto dove sono ritratti personaggi della mala locale (secondo Tridico) all’interno della segreteria politica di Paolini. Chiedendo all’ex consigliere il ruolo degli stessi. Un ruolo che non può certo spiegare Roberto Sacco. Tali personaggi, infatti, si adoperavano per la campagna elettorale proprio su mandato di Paolini. Il quale li aveva autorizzati a far “propaganda” per lui.

pseParlano anche dell’incendio  della sede di via Popilia del PSE. E Tridico gli dice chiaramente che quello non è un attentato per motivi politici, ma va ricondotto ad una vendetta della mala per del denaro promesso da Paolini agli stessi e mai ricevuto, durante la campagna elettorale per le regionali.

Dice di sapere sia i mandanti che l’esecutore. E chiede a Sacco se di questi fatti ne è a conoscenza. Fa nomi e cognomi, Tridico, dei malavitosi che secondo lui si erano accordati con Paolini in campagna elettorale per denaro in cambio di voti. Nomi che hanno del suggestivo. Perché sono gli stessi nomi di personaggi che, guarda il caso, avevano avuto a che fare con Occhiuto. Il quale li aveva denunciati per minacce ed altro.

Denuncia a cui fa seguito un processo che scagiona completamente gli accusati da quanto Occhiuto gli addebitava. E l’operazione di Tridico, alla luce di questo, pare una sorta di ripescaggio sempre delle stesse figure alle quali Occhiuto ha giurato vendetta.

Un quadro perfetto per trarne le adeguate conclusioni che non lasciano scampo a Paolini. Che non può far altro che sottostare.

Le domande che il PM rivolge al Sacco sono quasi tutte dello stesso tenore: perché Paolini elargisce tutti questi soldi?

Domande che suscitano la perplessità di Sacco, ma anche la nostra, perché ci si aspettava che l’interrogatorio vertesse anche e soprattutto sulle schede taroccate, motivo per cui ha ricevuto un avviso di garanzia. Invece le domande su questo argomento sono quasi inesistenti, a margine dell’interrogatorio.

Quello che interessa a Tridico è acquisire tutte le informazioni di cui è in possesso  Sacco sulla gestione economica della campagna elettorale di Paolini. Evitiamo di entrare nei tanti “particolari” di questo interrogatorio per non inficiarne l’efficacia. Perché non voglio vincere facile.

Nella puntata di ieri ho fatto una scommessa: se tutto questo lavoro servirà a Tridico per portare alla sbarra Paolini, visto che l’obiettivo della sua indagine è lui, e prova ne è l’interrogatorio di Sacco, avendo anche dalla sua una montagna di elementi per provare le responsabilità dello stesso, beh, sono disposto a ritirare le offese fatte a Tridico e a farmi anche qualche mese di prigione.

Ma se Paolini non sarà mai imputato in nessun processo, nonostante esista una indagine su di lui con una valanga di prove a suo carico, e gli elementi che vi abbiamo fornito confermano questo, vorrà dire che in galera dovrà andare qualcun altro. Ma sono convinto che finirà tutto come sempre: tutti colpevoli, nessun colpevole. E’ la Giustizia cosentina bellezza!

3 – Fine

GdD