Occhiuto e la libertà di stampa

Occhiuto ai bei tempi

Come cambiano i tempi. Fino a pochi anni fa se avevi l’ardire di parlare delle malefatte di Occhiuto su Fb, per strada, sui giornali, nei bar, non passava qualche giorno che a casa, o mianzu a via, arrivava Daniele Lamanna a picchiarti, o a minacciarti: Occhiuto non si tocca, e giù ceffoni e pistole puntate alla tempia.

Come testimoniano diverse denunce fatte ai carabinieri. Questo è successo a Ivan Trinni, a Giacomo Fiertler e ad altri cittadini che finalmente hanno trovato il coraggio di denunciare alla DDA questi episodi. Del resto non sono mica io a dirlo, e lo stesso Lamanna, oggi pentito, a dire questo.

Racconta che spesso e volentieri è intervenuto a “difesa” del sindaco  “stimolato” da Potestio per mettere a tacere voci critiche su di lui in città. Se c’è strusciu, o genti ca fa ciroma, dice Lamanna, non si possono fare affari. E poi dovevamo dimostrare ad Occhiuto che in città comandavamo noi. E che il comune era cosa nostra.

Come cambiano i tempi. Fino a pochi anni fa se osavi parlare dell’appalto di piazza Fera, su FB, sui giornali, nei forum, finivi coll’essere indagato dalla magistratura (Tridico) per attentato con materiale esplosivo alla questura. Che bei tempi che erano quelli. Bastava, al sindaco, alzare il telefono, fare due telefonate una a Granieri (già procuratore capo) e l’altra ad Anzalone (già questore di Cosenza), e subito ogni tipo di opposizione finiva imbavagliata e messa alla sbarra. Costretta al silenzio attraverso minacce di uomini dello stato.

delirio Come cambiano i tempi. Fino a poco tempo fa se facevi la giornalista e scrivevi di Occhiuto, finivi per essere trasferita in un’altra città, senza se e senza ma. Tempi belli e andati. I tempi in cui ad Occhiuto bastava recarsi nella redazione del Quotidiano, dall’allora direttore Matteo Cosenza, per fermare un articolo e far trasferire chi non gli garbava. Il tutto sempre sotto gli occhi di redattori, capi servizio, e tutti i giornalisti della redazione. Erano i tempi in cui Occhiuto era sempre al telefono con tutti i direttori responsabili dei giornali locali.

Come cambiano i tempi. Chi non ricorda i tempi felici della Rai quando, a parlare di Occhiuto non ci pensava proprio. E tutti erano felice e contenti. I bei tempi dove, per Occhiuto, non esistevano i pennivendoli, gli sciacalli, i detrattori, i calunniatori, i diffamatori, gli pseudo giornalisti, i ricattatori (su questo un leggero appunto: non ho mai capito cosa dovrebbero “ricattargli” ad Occhiuto, se ha anche le mutande pignorate). Tutti erano seri ed integerrimi professionisti devoti alla verità e alla lotta al malaffare degli altri.

Ma oggi che i tempi sono cambiati, tutto questo non c’è più. Non c’è più Lamanna, non c’è più Granieri, Anzalone, Matteo Cosenza e tutti gli amici della paranza che fu. Oggi Occhiuto ha deciso di liberarsi da questi vincoli con la stampa ed i giornalisti e dire  quello che realmente pensa dell’informazione a Cosenza.

Non ha bisogno più di mandare qualcuno a sparare e picchiare, scende in campo in prima persona dalle sue colonne di FB. E l’obiettivo è la stampa asservita, responsabile al pari dei politici corrotti del degrado morale ed economico in cui versa oggi la Calabria.

Dice Occhiuto che non esiste un solo giornalista professionista a Cosenza, che i giornalisti altro non sono che una manica di figli di papà che giocano a fare i Giorgio Bocca con il bancomat di famiglia in tasca.

Non lesina offese Occhiuto nei commenti al suo post, a qualche giornalista che è intervenuto. Un post dove Occhiuto se la prende con una giornalista del Quotidiano, abbandonata al suo destino anche dai colleghi di testata, per aver scritto sulle potature degli alberi in città.

Dice che è stanco della sacralità dei giornalisti che devono ritenersi incriticabili. Rivendica il suo diritto alla critica e all’offesa al pari degli stessi. Dice che la giornalista è assoldata dai suoi nemici. Ed esorta il suo popolo a darle la caccia e metterla alla pubblica berlina.

Così come fanno con lui i pennivendoli di oggi che in sostanza sono sempre gli stessi che “ieri” lui definiva seri professionisti. Ma lo abbiamo detto, i tempi cambiano. Lamenta, Occhiuto, la mancanza di un giornalismo d’inchiesta serio che si occupi di mafia, o “su uomini dello stato che detengono il potere giudiziario”.

Insomma, un Occhiuto, come potete leggere da questo ultimo passaggio che denuncia anche la corruzione in Procura. Un uomo nuovo. Uno che ha deciso di prendere il suo destino per le corna, stanco di subire. E noi che sappiamo che Occhiuto è tra i nostri più assidui lettori, vogliamo aiutarlo in questa sua degna e meritevole battaglia contro il male.

Vuol dire che da domani riprenderemo tutte le inchieste da noi svolte sulla mafia presente in Comune e i rapporti che Occhiuto ha avuto con essa. Recupereremo tutti gli articoli che parlano della corruzione da lui praticata in procura. Giusto per far vedere che c’è qualcuno che parla di cose serie e non di alberi.

Non facciamo però che quello che dici oggi te lo rimangi domani come fai di solito ed inizi di nuovo con la tiritera che siamo pennivendoli e tutto il cucuzzaro?

Se dobbiamo parlare di corruzione e mafia, purtroppo non si può prescindere da te. E presto anche chi in buona fede ti difende dovrà prenderne atto.

GdD