Cosenza, il pentito Foggetti si fa gioco dei malandrini e della Dda

Da qualche giorno a questa parte circola nei meandri del web uno strano video della durata di 7 secondi nei quali si vede un uomo che, pistola nella cintola, “spampina” su un divano decine e decine di banconote da 50 euro, il tutto condito da una musica che è tutto un programma. Il soggetto in questione è Adolfo Foggetti, pentito di ‘ndrangheta. Componente di primo piano dell’allora clan Rango/Zingari. Foggetti viene arrestato nel novembre del 2014 e dopo qualche settimana di carcere decide di saltare il fosso. Famose sono oramai le cantate di Adolfo: dal ritrovamento del corpo del povero Luca Bruni, alle accuse di voto di scambio e corruzione dell’intera classe politica cosentina. Foggetti fa i nomi di Occhiuto, Manna, Paolini, Principe, Greco e gregari vari. Le sue cantate permettono all’allora procuratore antimafia Pierpaolo Bruni di portare a termine il blitz che decapiterà definitivamente la cosca Rango/Bruni.

Adolfo canta che è una meraviglia, e capita l’antifona del 41 bis, molti suoi compagni di strada decidono di fare lo stesso passo. Lo seguono Daniele Lamanna e Franco Bruzzese. I tre sveleranno i segreti  del clan e gli accordi sottobanco con i politici. A certificare l’attendibilità di Adolfo, il Gup di Catanzaro Tiziana Macrì che nelle oltre 900 pagine di motivazioni della sentenza del processo “Nuova famiglia”, con la quale ha condannato i 33 imputati del clan Rango/Zingari a svariati decenni di carcere, che lo definisce: “una fonte probatoria attendibile”. Dice il Gup: “… il percorso collaborativo di Foggetti può dirsi, oltre che attendibile, anche esaustivo. Foggetti ha ricostruito storicamente, sin dai primi anni 2000, l’evoluzione dell’organizzazione criminale di cui ha fatto parte, soffermandosi sulle articolazioni territoriali e averne illustrato gli ambiti dell’operatività criminale e indicato nominativamente tutti i componenti posizionandoli in una precisa scala gerarchica, ha spiegato le fasi della fusione tra il clan Bruni e quello degli Zingari in esito a un’operazione di esautorazione degli appartenenti alla “famiglia” Bruni e di adesione incondizionata alla compagine zingaresca al cui vertice si pone Maurizio Rango che in assenza, per detenzione, dei fratelli Giovanni Abbruzzese e Bruzzese Franco svolge funzioni di reggente...”.

Oltre all’ergastolo per Rango, il processo si è concluso con la condanna anche di Adolfo Foggetti, condannato a 6 anni di reclusione. Sentenza confermata dalla Cassazione nell’aprile del 2019.

Un pedigree di tutto rispetto quello di Adolfo che come collaboratore ha dato il meglio di sé, conquistandosi, a suon di cantate, la fiducia di giudici e pm antimafia.

Adolfo non si ferma ai soli nomi dei picciotti, va oltre e racconta la collusione tra i clan e il mondo politico. Dichiarazioni che permisero all’allora Pm antimafia Bruni di porre in essere due operazioni: “Sistema Rende” e “Sistema Castrolibero”. Operazioni che coinvolsero Sandro Principe e Orlandino Greco.

Ma una stranezza, in tutto questo cantare di Foggetti, c’è: dei tanti nomi dei politici fatti da Adolfo, solo Principe e Greco sono stati “coinvolti” in operazioni della Dda di Catanzaro. Per i politici di Cosenza, che Adolfo chiama in correità, Occhiuto, Manna, Paolini, invece, niente si è mosso. Eppure Adolfo non lesina racconti sui tre. Al pari di Greco e Principe. Ma per Occhiuto, Manna e Paolini le dichiarazioni del pentito attendibile Foggetti non sono “attendibili”. Mah.

Ritornando al video. Ad una prima “guardata” l’impressione è quella di uno sbruffone che si atteggia a guappo, mostrando “tufa” e “guagna”. Pistola e denari, due simboli che ogni buon criminale venera. Una sorta di sfottò ai suoi ex amici. Come a dire: voi pensavate che io ero finito, ma sono sempre qua, con tanto di guagna e tufa, libero come un uccello, mentre gli altri si fanno l’ergastolo.

Ma qualcosa non torna in questa semplice lettura. Innanzitutto questo video quando è stato “girato”? Non possiamo risalire al giorno preciso ma si può individuare quantomeno l’anno. La canzone che Adolfo ha scelto per il suo video come colonna sonora, è stata registrata con data di uscita il 21 gennaio 2020, e porta il titolo: “Envidiosos”, cantata da Moncho Chavea Mayel, Jimenez Vulkam & GitanoCaramelo. Il video (official) però è stato postato su Youtube a marzo del 2020. Quindi Adolfo non può aver girato il video prima di marzo 2020. Verosimilmente il video di Adolfo è stato girato qualche mese fa.

La canzone che fa da sottofondo alla cazzata di Adolfo, esalta le gesta di Pablo Escobar paragonandolo al mitico Antonio Raimundo Montana, detto Tony, il protagonista assoluto del famoso film “Scarface”. Dice la canzone: solo chi ha molto denaro come loro può dirsi un vero malandrino. “Mucho dinero”.

Il video di Adolfo in versione Scarface, è stato postato su un nuovo “social network”, TikTok, che altro non è che una comunità di video globale. Chiunque è iscritto può postare video. Tik Tok, da molti, è considerata l’applicazione del momento, ed è arrivata in Italia, al grande pubblico, da meno di un anno. Adolfo era (perché ora non c’è più) iscritto a questa app con il nome @ado9853.

Quello che è sicuro di questo video è che Adolfo manda un messaggio… a chi? Perché una cosa va detta: Adolfo sa bene che far girare un suo video dove si atteggia a malandrino potrebbe irritare i pm antimafia, e non solo, e allora la domanda è: perché rischia tanto postando questo assurdo video? Forse è matto, o ha qualcosa in testa? Che per il rischio che corre deve essere qualcosa di veramente importante. Non può essere solo una sbruffonata. Anche perché potrebbe costargli cara, come il ritorno in cella, o peggio, la cacciata dal programma di protezione. E a tal proposito una domanda sorge spontanea: ma Gratteri sa che i pentiti affidati alla sua procura postano video con tanto di pistola e “mazzine” di banconote? Dove ha preso tutto quel denaro Foggetti? E soprattutto quella è una pistola giocattolo (come vorrebbe far capire lui mostrando il tappo giallo), oppure è vera? A Gratteri l’ardua sentenza!