Cosenza, il sogno continua in finale. Baclet, una carriera sulle “montagne russe”

Ogni impresa ha un eroe e oggi l’eroe di Cosenza si chiama Allan Pierre Baclet, centravanti di sfondamento, 32 anni appena compiuti, un francese originario della Guadalupa ormai trapiantato in Italia da una vita e protagonista, come tanti suoi colleghi, di una vita da girovago, cambiando città e tifosi quasi ogni anno.

Ieri sera Baclet, com’era già accaduto nei playoff con la Sicula Leonzio al “Marulla” e con la Sambenedettese, sia in casa che in trasferta, è entrato e ha “spaccato” la partita, ritagliandosi lo spazio che merita e dimostrando di avere un coraggio e un cuore grandi così. Il gol realizzato di testa, quasi in tuffo, sulla punizione invitante di Loviso, dopo appena 14 minuti dal momento in cui aveva sostituito Pasqualoni, è stato lo spartiacque della semifinale con il Sudtirol. In gare come quella di ieri, che non si sbloccano se non hai un ariete pronto a rischiare l’osso del collo nel buttarsi a rete, Baclet era l’ideale e il “ragazzo” in questo senso non si è mai tirato indietro. Lo scorso anno a Pordenone, sempre nei playoff, non ha esitato un attimo a buttarsi contro il portiere per cercare di far gol ed è rimasto senza sensi a terra per cinque lunghissimi minuti prima di riprendere conoscenza e tranquillizzare tutti. E anche quest’anno, a Lecce, il buon Baclet ha rischiato grosso procurandosi una lesione alla mascella. Della serie: il pericolo è il mio mestiere. E la gente non può che amare un calciatore che dà tutto fino a questo punto. Allan Pierre Baclet non ha avuto una carriera facile: sembrava sempre sul punto di sfondare ma non arrivava mai e doveva ripartire sempre da zero. Dal 2008, quando si è messo in luce nell’Arezzo di un ancora giovanissimo Antonio Conte, segnando 10 reti, è stato un saliscendi continuo, una specie di viaggio infinito sulle montagne russe. L’esperienza di Lecce andata maluccio (appena 6 reti), poi i flop di Vicenza, Frosinone e Novara e la decisione di ricominciare addirittura dalla C2, a Caserta. Sulla soglia dei trent’anni, la piazza che lo ha rilanciato è stata quella di Martina Franca, dov’è tornato finalmente a segnare e a far valere le sue doti di classico centravanti da area di rigore, fortissimo di testa ma anche con piedi educati e sempre pronti al fraseggio o a creare spazi a chi si inserisce.Il Cosenza lo ha preso all’alba del campionato passato: è stato il primo acquisto di Cerri, succeduto al fuggiasco Meluso. Un buon campionato, con 11 gol all’attivo e una buona personalità, ma al quale non è seguita una stagione (quella tuttora in corso) all’altezza delle aspettative. Braglia spesso lo ha messo da parte e Baclet non ha avuto molte possibilità di mettersi in mostra, al di là della tripletta del girone d’andata col Francavilla. Il tecnico, tuttavia, non gli ha mai sbattuto la porta in faccia e continuava sempre a spronarlo, anche se lo faceva giocare poco.

“Baclet è un titolare è un giocatore forte – dice di lui il Mister -: il problema di Allan è che nella vita gli è piaciuto fare tante cose, poteva aspirare ad una carriera diversa, da qualche anno ha messo la testa a posto e se sta bene fisicamente e mentalmente è un giocatore molto forte”. Già, la testa a posto. Baclet ha saputo aspettare il suo momento e così Braglia nei playoff lo ha ripescato nei momenti giusti e lui ha ripagato segnando quattro reti: con la Sicula, come accennavamo, su rigore e poi con la Sambenedettese. Il suo gol a tre minuti dalla fine sotto la Curva Sud è stato deflagrante per la nostra rincorsa alla finale, così come il calcio di rigore realizzato al Riviera delle Palme di San Benedetto. Fino all’apoteosi di ieri sera, con il quarto gol realizzato e il quinto (l’autorete di Frascatore) propiziato. Bravo Baclet, adesso manca solo la ciliegina sulla torta a Pescara per riprenderci (e riprenderti) la Serie B. E intanto a Cosenza c’è già chi lo vuole… sindaco!