Cosenza, il sogno continua in finale: cronaca di una notte magica dedicata a Paoletta

Cosenza-Sudtirol entra di diritto non solo nel ristretto novero delle partite indimenticabili ma soprattutto in quelle baciate dalla fortuna e dal sapore inconfondibile della vittoria.

Una vittoria che per tanti ha il volto e il sorriso di Paoletta Bosco, ultrà rossoblù fin dai tempi della magica promozione in Serie B degli anni Ottanta, scomparsa ieri a Verona e ricordata da tutto lo stadio con un commovente minuto di raccoglimento e con lo striscione del suo settore, quello della Tribuna A e della Terra di Piero. Semplicemente “Ciao Paolé”, come la chiamavano tutti. Ieri sera in quello stadio magico c’era anche la sua anima a trepidare per i Lupi e a spingerli verso la vittoria. Una vittoria inevitabilmente dedicata a lei e ai suoi indimenticabili riccioli rossi.

Il colpo d’occhio del “Gigi Marulla” è da brividi. Anche per chi va allo stadio da più di quarant’anni e crede ormai di essere rotto a tutte le esperienze, vedere lo stadio agghindato a festa com’era ieri sera, è stato un vero e proprio tuffo al cuore. Gli ultrà della Curva Sud hanno distribuito drappi rossi e blu per tutto il settore e hanno scelto “Per te, solo per te” come sintesi della coreografia.

Quelli della Tribuna A hanno optato per drappi dorati di contorno alla scritta “Simboli e magie”, che rievoca atmosfere anni Ottanta. Un altro striscione significativo campeggia al centro della Curva Nord ed è un altro splendido richiamo alla fede rossoblù: “You’ll never walk alone”. Non si sono spazi liberi: il “Gigi Marulla” è una muraglia umana pronta a spingere e a trepidare per tutto il tempo che durerà la gara e poco importa se nel primo tempo i Lupi stentano ad entrare in partita e non riescono a rendersi pericolosi. I cori partono da tutti i settori, a volte si sovrappongono, altre volte diventano uno solo ma sempre spettacolo è.

“Chi non salta giallorosso è” parte spesso anche dai “nuovi” della Curva Nord mentre quelli della Curva Sud, così come avevano fatto a Bolzano, intonano alto “Che bello è…” e dalla Tribuna A a più riprese scatta il fatidico boato: “Co-se-nza”, che diventa un suono solo dall’effetto acustico impressionante. Stendardi e bandiere al vento accompagnano ogni azione della partita. Vedere sventolare quella col volto di Gigi Marulla è un colpo allo stomaco oltre che un tuffo al cuore ma ce ne sono a centinaia, “concepite” in decenni di militanza ultrà, sia in Curva Sud sia in Tribuna A. Gli smartphone vanno a manetta: impossibile non girare un video, anche di pochi secondi, per quello che sta andando in scena. Ma è nell’ultima mezzora di gioco che lo stadio accompagna i suoi beniamini nell’impresa che tutti agognavano e allora dagli spalti si levano i cori che più caratterizzano la passione rossoblù e che ognuno ha lasciato per ultimi sperando che potessero “aiutare” i ragazzi a spingere quel benedetto pallone in fondo alla rete. “Sembra impossibile che seguo ancora te, questa è una malattia che non va più via…” fa da corona al primo gol di Baclet lasciando il posto a “Un giorno all’improvviso…”, che è la colonna sonora del gol decisivo del raddoppio, quello che ci porta a Pescara.

Il finale di partita è un delirio, non si capisce più nulla. In ogni settore la gente salta e si esalta come non accadeva da anni, è un muro di gente che si muove scomposta, che si abbraccia e che grida al miracolo. Passare il turno con un gol all’ultimo secondo e all’ultimo respiro era un po’ il sogno di tutti e vederlo realizzato lascia il segno, anzi diciamo pure che sembra un segno del destino.

I giocatori indugiano a lungo sul terreno di gioco, regalano saluti e corse a tutti e quattro i settori e non vorrebbero quasi tornare più negli spogliatoi tanto è grande la gioia da sprigionare. La festa continuerà poi per tutta la notte in tutta la città e on ogni quartiere. Sarà una lunga settimana quella che ci porterà a Pescara, perché adesso la realizzazione del sogno è proprio dietro l’angolo e nessuno, dico nessuno, potrà evitare di farsi contagiare dalla febbre del Lupi. E tutti vogliamo tornare in questa benedetta Serie B che ci apparitene.