Cosenza, la festa è finita e cresce l’imbarazzo: anche ieri i carabinieri a Palazzo dei Bruzi

A Cosenza l’imbarazzo per quello che è diventata la nostra povera città in mano ad un cazzaro sempre più allo sbaraglio e senza bussola, si taglia a fette.

Prima scena: mostra per il centenario della “Grande Guerra” del 1915-18, alla caserma “Grippo” dei carabinieri, c’erano tutti… dal generale di brigata all’assessore Succurro in rappresentanza del sindaco, che una volta mai e poi mai si sarebbe perso la “passerella” e che ieri invece risultava – come al solito – a Roma…

Il tempo delle feste e dei salamelecchi, del taglio del nastro e della passeggiate tra sorrisi complici e conniventi è definitivamente tramontato. Anzi, diciamo pure che le facce delle cosiddette autorità iniziano a manifestare palese imbarazzo… Il 7 novembre arriva il capo dello stato Mattarella a Cosenza nel quadro delle iniziative per la commemorazione dell’eroe albanese Skanderberg e tutti possono vedere in che stato è ridotta la città: un bordello senza rimedio. La prefetta Paola Galeone, che pure non si “preoccupa” di farsi immortalare in compagnia di colletti bianchi e politici impresentabili nelle ville dei massoni sullo Jonio, stavolta è molto preoccupata e condivide questo suo stato d’animo nientepopodimenoche con il Gattopardo, al secolo Mario Spagnuolo, procuratore capo del porto delle nebbie, imbarazzato anche lui quasi come fosse incontinente e non sapesse come frenare una puzza dilagante…

Seconda scena: Palazzo dei Bruzi. Proprio mentre le autorità ricordano la “Grande Guerra” in una caserma dei carabinieri, altri militari dell’Arma sono – come succede ormai da anni – al Comune di Cosenza a sequestrare faldoni e fascicoli, determine e delibere. E non solo: stavolta si portano dietro, in un’altra caserma, il povero dirigente Francesco Converso (il successore dello sventurato Domenico Cucunato al quarto piano), il solito Bartucci, meglio conosciuto come “Rino lo zerbino” e il suo fedele scudiero Massimo De Paola, per interrogarli sulla questione del canile per la quale il senatore Morra ha presentato uno dei suoi tanti esposti al porto delle nebbie.

Terza scena: un dipendente comunale, vedendo la deriva alla quale si è arrivati a Palazzo dei Bruzi, decide di scrivere un messaggio a Iacchite’.

Carissimo direttore,

a scriverle è un dipendente comunale che ormai non ne può più di questo stato di polizia che si respira in Municipio. Ogni giorno c’è la presenza di qualche forza di polizia che sequestra carte per ordine di qualche magistrato. È un clima che si respira da qualche anno e il disagio è enorme! Volevo manifestare il fatto che molti di noi dipendenti ci sentiamo fuori posto con quest’amministrazione che chiama uomini di fiducia del il sindaco negli uffici con la stessa arroganza che contraddistingue quello che voi giustamente chiamate “cazzaro” e impartisce ordini umiliando e mortificando la dignità anche di chi ha alle spalle trent’anni di lavoro sudati.

Pensano e pretendono che si può fare di tutto obbligandoci molte volte a firmare atti forzati sia nella forma che nella sostanza, attestando prestazioni inesistenti e fatture per prestazioni mai rese. Proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) ho sentito un collega lamentarsi perché per l’ennesima volta i carabinieri sono arrivati nel suo ufficio a prendere il numero dì faldoni per questioni delicate e questo sembra criminalizzare tutto il municipio ma la buona riuscita di un film o il suo fallimento sono dovuti sempre all’opera del regista… Vorremmo che emergesse che dentro il Comune di Cosenza ci sono tanti bravi lavoratori e solo una minoranza arrogante che disprezza le regole.

C’è bisogno di aggiungere altro?