Cosenza, l’infanticidio del piccolo Giancarlo: lettera aperta della mamma alle istruttrici della piscina

Da mamma a mamma…

di Alessandra Gozzi

mamma del piccolo Giancarlo Esposito

Dedicato a Franca, Luana, Ilaria e Martina

Insegnerai a Volare, ma non voleranno il Tuo Volo.
Insegnerai a Sognare, ma non sogneranno il Tuo Sogno.
Insegnerai a Vivere, ma non vivranno la Tua Vita.
Ma in ogni Volo, in ogni Sogno e in ogni Vita,
rimarrà per sempre l’impronta dell’insegnamento ricevuto.

(Madre Teresa di Calcutta)

Palpitare al sol pensiero di portare in te una vita che durerà più della tua vita; soffrire con lui al momento del parto; sorridergli mentre cambi i pannolini, gioire mentre lo allatti; sentirti la più felice del mondo ogni volta che lo senti scuro, tra le tue braccia; trepidare il suo primo giorno di scuola…

e poi.. sorreggerlo in tutti momenti di difficoltà; lottare per la sua realizzazione, stargli un passo indietro quando inizia la sua vita autonoma; essere accolta nella sua casa, rivivendo, il tutto, attraverso i nipoti; avere argomenti importanti da discutere con il proprio marito; immaginare per lui un avvenire radioso; attendere la fine dei tuoi giorni in letizia, sapendo di aver lasciato una eredità di affetti.

Essere madre significa cambiare la propria vita, il proprio tempo e il proprio modo di pensare. Significa avere una ragion d’essere per il resto della vita.

Mia madre, spesso, mi ha detto: “Se c’è un amore che può essere definito vero, è l’amore sincero di una madre

Mamma, ora so che è vero!

E non importa il numero della sua prole… ogni figlio avrà, per lei, un valore speciale. Unico.

Franca (Manna),  Ilaria (Bove), Luana (Coscarello), Martina (Gallo), da madri o aspiranti tali, potrete confermare ogni parola precedentemente descritta. Avete avuto il triste ruolo di essere presenti agli ultimi attimi di vita del mio piccolo Giancarlo, nella piscina comunale di Cosenza mentre io attendevo, all’esterno, di poterlo riabbracciare al termine di quello che, per lui, avrebbe dovuto essere un giorno speciale: la prima volta in assoluto senza mamma e papà.

Prima che il mio piccino prendesse sonno fra le mie braccia, gli sussurravo una nenia che, al ricordo, ora sembra struggente: “sei l’azzurro inseparabile del cielo, sei come un giacimento di sorrisi che scava profondo, nel mio cuore, sei la risposta ad ogni mia domanda; sei chi mi fa compagnia quando scopro che ognun è solo, al calar della sera, l’ultimo pensiero prima di prender sonno e il primo, ad ogni mio risveglio”

Fin dai primi momenti della tragedia (avvenuta il mattino del 2 luglio 2014) avete sostenuto che mio figlio fosse spirato per un malore. Ed io, vi ho creduto.

Ma, poi, un esame bruttissimo che si chiama autopsia, ha evidenziato che si è trattato di annegamento.

È vero, c’è un processo penale in corso per stabilire la verità e io, insieme a mio marito, ringrazio il Giudice e il Pubblico Ministero per il lavoro svolto fin qui. E che ha evidenziato, finora, responsabilità a carico di chi avrebbe dovuto organizzare, tutelare e vigilare.

Ora, però, dopo aver assistito, durante l’ultima udienza, ad una specie di farsa durante la quale i testimoni che avrebbero dovuto spendere una parola a vostro favore, hanno (per lo più) mostrato confusione e distorsione nel racconto (a differenza di quello che avevano precedentemente dichiarato) non posso che rivolgermi direttamente a voi.

Ma pensate che non avrei preferito mille volte che fosse vero quello che avete sostenuto finora? Potete bene immaginare cosa possa provare una mamma, sapendo che, il proprio unico figlio, sia lentamente, penosamente, terribilmente andato incontro ad asfissia da annegamento!

Ora che il processo si sta avviando verso la fase finale, vi chiedo, DA MADRE A MADRE, di non nascondere ciò che avete visto o sentito.

Eravate lì.

Liberate più di un’anima afflitta e, per favore, fate in modo che la vostra coscienza sia leggera.

E a quel punto con un atto “eroico” che è possibile solo a noi mamme, potremo abbracciarci e piangere insieme.

Per tutto quello che è accaduto.