Cosenza, Mario Occhiuto come Macbeth (di Matteo Olivieri)

Mario Occhiuto come Macbeth. Ormai rimasto solo e abbandonato da tutti, è perseguitato dai suoi stessi fantasmi, che lo trasportano verso il compimento ineluttabile del suo destino!

Per anni si è circondato di cortigiani senza scrupoli, mossi unicamente dal desiderio di potere. E anche le innocue filastrocche sulla città europea e bellissima, recitate a mo’ di profezia dalle streghe che gli stavano attorno, erano funzionali ad alimentare le sue ambizioni.

Presentatosi sulla scena pubblica come un sindaco coraggioso, capace di dare lustro alla città, si è rivelato ben presto essere un tiranno, un nemico della sua città, incapace di battersi per i suoi concittadini ma propenso solamente a difendere i propri interessi personali, ricorrendo – laddove necessario – alle “inverosimili teorie” già stigmatizzato dalla sezione calabrese della Corte dei Conti.

Avvezzo ad usare parole ambigue per confondere le persone oneste e dare ad intendere che le cose stessero diversamente da come in realtà erano, vedendo ormai che nessuno gli crede e che tutto intorno gli crolla addosso, accecato dall’ambizione e assalito dai dubbi, ha scelto di continuare a perseverare negli errori pur di rimanere attaccato al potere.

La sua decadenza morale è testimoniata dal suo continuo scaricare le colpe sul passato. Ma ad inchiodarlo ci sono gli atti ufficiali e, da ultimo, proprio la deliberazione della Corte dei Conti dello scorso mese di luglio, che inchioda lui ed i suoi compari a precise responsabilità politico-amministrative!

“Ormai sente il suo titolo stargli addosso come la veste di un gigante rubata da un nano”. ~ W. Shakespeare, Macbeth, atto V, scena II.