Cosenza, mense scolastiche: il Comune non paga e i lavoratori annunciano lo sciopero

Non c’è pace per nessuno in questa sconsolata regione, neanche per chi si adopera ogni santo giorno per portare il pane onestamente a casa. Già, perché in Calabria le difficoltà a tirare a campare non “appartengono” solo ai tanti disoccupati che affollano città e paesi, ma anche a quei pochi che hanno un lavoro. In Calabria non basta lavorare per dirsi tranquilli, perché capita, spesso e volentieri, di trovarsi a fine mese, nonostante l’impegno e la fatica, con le tasche vuote. Ricevere lo stipendio con puntualità e senza inganni, in Calabria, non è un diritto dei lavoratori, ma pare essere una cortesia del datore di lavoro. E in quanto tale legata agli umori del “principale” e dalla disponibilità economica dell’azienda.

Tra le mille vertenze sindacali in atto in Calabria ce n’è una che ha raggiunto livelli paradossali. Ed è quella relativa ai lavoratori addetti alla distribuzione pasti nelle scuole elementari e medie cittadine. Una trentina di dipendenti, tra addetti alla distribuzione pasti e autisti, che non ricevono lo stipendio da ottobre del 2019, dall’azienda per cui lavorano e che gestisce le mense scolastiche di Cosenza: la Siarc.

Dopo tante discussioni e promesse, la Siarc, rispetto alla mancata erogazione di tre mensilità più la tredicesima, continua a dire ai lavoratori, che nonostante tutto hanno sempre continuato a garantire il servizio dimostrando un alto senso del dovere, sempre la stessa cosa: il Comune di Cosenza non paga le fatture all’azienda, e l’azienda non può pagare gli stipendi ai propri dipendenti. Un classico a queste latitudini.

Anche l’ennesimo tentativo di ieri in prefettura tra i lavoratori, l’azienda, i sindacati e i rappresentanti del Comune di Cosenza, è miseramente fallito.

All’incontro di ieri erano presenti il signor Giovanazzo e l’avvocato Albano in rappresentanza del Comune, Antonio Lento del sindaco Snalv, Angelo Scarcello della Cisl, Verrino della Uil e la rappresentante della Cgil, oltre ad una nutrita rappresentanza di lavoratori.

La discussione ha avuto un unico argomento: a detta dei rappresentanti del Comune, l’amministrazione comunale non può far fronte all’impegno economico con la Siarc. E quindi niente stipendi per i lavoratori. Quando il saldo fatture potrà avvenire, non è dato sapere. Il tutto è avvento nel totale silenzio dei rappresentanti della prefettura che nulla hanno fatto per rassicurare i lavoratori su una eventuale soluzione del problema. In pratica si sono limitati ad ospitare l’incontro, senza prendersi nessuna responsabilità.

Nonostante l’annuncio che non riceveranno gli arretrati, e forse neanche lo stipendio di gennaio, e sta qui il paradosso, il Comune di Cosenza, in risposta ad un annunciato sciopero per domani 10 gennaio di tutti i lavoratori del servizio distribuzione, chiede all’azienda di garantire lo stesso il servizio mensa, ricorrendo anche al precetto o ai crumiri.

In poche parole il Comune non paga le fatture alla Siarc, la Siarc non paga i dipendenti da quasi 4 mesi (tredicesima compresa), ed entrambi pretendono che i lavoratori si rechino lo stesso sul posto di lavoro, “abolendo” di fatto, oltre al diritto di ricevere lo stipendio, anche il diritto di poter scioperare.

E per far piacere al Comune e in barba ad ogni regola la Siarc con una Pec inviata ai sindacati e alla pubblica amministrazione, minaccia i dipendenti, qualora domani il servizio non dovesse essere garantito causa sciopero, di segnalare gli “assenti” alla Commissione di Garanzia. La Siarc pretende che domani almeno 18 lavoratori siano presenti sul posto di lavoro per garantire il servizio.

Dal canto loro i dipendenti – dopo aver ricevuto la lettera della Siarc dove si “ordina” ai lavoratori di presentarsi sul posto di lavoro, nonostante lo sciopero annunciato più di un mese fa – fanno sapere che nessuno domani si recherà al lavoro. Non si possono calpestare così i diritti di chi lavora. E lo sciopero è l’unico strumento in possesso dei lavoratori per far sentire la loro voce. Dopo 4 mesi senza stipendio non c’è altra via se non lo sciopero. E per i disservizi di domani i lavoratori ci tengono a scusarsi con i bambini e i loro genitori, sperando non solo nella loro comprensione ma anche nella loro solidarietà, del resto l’esasperazione è tanta e tirare avanti è diventato impossibile.

Questo è quello che succede in Calabria nel 2020. Il tutto, ovviamente, nel totale silenzio della politica.