Cosenza. Nel blitz di Gratteri c’è anche Oscar Fuoco, “padrone” delle case popolari in quota fratelli Gentile

Tra gli arrestati del blitz di Gratteri a Cosenza e Rende c’è una nostra “vecchia conoscenza”: Oscar Fuoco, colletto bianco al servizio dei famigerati fratelli Gentile della famiglia dei Cinghiali e naturalmente anche della criminalità organizzata. Un legame che va avanti ormai da decenni e che è stato già “scandagliato” dalla magistratura negli anni passati.

A Pino il mattone, a Tonino l’ospedale, a Pino la Regione, a Tonino Palazzo Madama: questi gli equilibri tra i fratelli Gentile.

In questa sede, per introdurre gli ultimi sviluppi svelati dal blitz di Gratteri e tenuti in sordina dai media di regime, ci occupiamo delle case popolari e dell’inchiesta della Dda di una decina di anni fa che lambì il regno di compa’ Pinuzzu e che adesso è stancamente finita nel porto delle nebbie (per chi è nuovo di Iacchite’, la procura di Cosenza). Un’inchiesta che aveva portato a galla la gestione parallela dell’Aterp a uso e consumo di delinquenti e politici senza scrupoli.

Dominus del “sistema” un funzionario dell’Aterp, Oscar Fuoco, considerato dagli inquirenti “vero e proprio punto di riferimento per i congiunti di noti pregiudicati che a lui si rivolgono per impedire interventi di sgombero da immobili illegittimamente occupati”.

Ma non solo: anche realizzazione di manufatti e interventi edilizi in aperta violazione delle norme urbanistiche. Dodici le strutture che all’epoca furono poste sotto sequestro soprattutto nei quartieri di via Popilia e Serra Spiga. E tra i beneficiati c’erano anche
un figlio di Ettore Lanzino e la sorella di Mario Pranno.

“All’Aterp di Cosenza funzionava così – scriveva Alessandro Bozzo -. E se ti serviva qualcosa, anche se eri l’assessore regionale ai lavori pubblici o il vicesindaco, dovevi rivolgerti a Oscar Fuoco, sedicente «malandrino», il quale sebbene fosse soltanto un umile funzionario della manutenzione aveva voce in capitolo sulle nomine dei vertici aziendali, sulla «linea» che essi avrebbero dovuto tenere, sui sopralluoghi anche al di fuori del suo settore di competenza. Si era autoproclamato re dell’abusivismo edilizio. E se ne vantava, prendendosi gioco dei colleghi onesti.

Il pm Domenico Frascino aveva chiesto per Oscar Fuoco la condanna a quattro anni e due mesi di reclusione per i reati di truffa aggravata, abuso d’ufficio, corruzione, falsità materiale ed ideologica. Per i due imprenditori edili Edoardo e Francesco Staffa un anno e quattro mesi di detenzione. Ma ricordate che siamo al porto delle nebbie, dove i pm fanno il solletico e quelli che giudicano sono come le tre scimmiette. Ovviamente quando si tratta di potenti e gente ammanicata con i politici. E così per Fuoco è arrivata una condanna a dir poco clemente (1 anno e 8 mesi!) e i due imprenditori sono stati addirittura assolti… Una sentenza che più farlocca non si può!

Basta ricordare che tra gli indagati dell’epoca (è ottobre 2012) c’era anche Raffaele “Lello” Gentile, il fratello sindacalista di Pino e Tonino, recentemente scomparso, “padrone” della Uil, per violazione della legge sulla privacy. Viene assolto a giugno 2013, nel corso del processo che si svolge con la formula del rito abbreviato, “perché il fatto non sussiste”. Come da scontatissimo copione.

Pino Gentile non è stato mai indagato, ma tra gli atti dell’inchiesta c’è l’intercettazione di una conversazione telefonica che all’altro capo del filo vede Fuoco.

Gentile riferisce a Fuoco che è stata fatta la nomina del nuovo commissario dell’Aterp. “Questo durerà due mesi e mezzo – tre, poi dobbiamo decidere il direttore generale chi deve essere (…) È tutto da verificare… va bene… ma noi… facciamo buon viso con questi, hai capito?», dice Gentile. Poche battute più avanti l’assessore regionale ricorda a Fuoco di fare «quella cosa che ti ho detto». Fuoco assicura di averla già avviata, ma che bisogna fare «la procedura di recupero intanto”.

Gentile taglia corto: «Chiamali eh! Che poi aggiustiamo le carte, hai capito?”.

Difficile capire come sia stato possibile non andare avanti in questa storia e addirittura non indagare Pino Gentile ma tant’è.

Oggi Oscar Fuoco è stato nuovamente arrestato. Ecco quali sono le accuse della Dda di Catanzaro nei suoi confronti.

FUOCO OSCAR detto IL MALANDRINO

Gli elementi indiziari a carico del Fuoco sono costituiti dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia qui di seguito sinteticamente riportate:

Kopaczynska Edyta Aleksandra, moglie di Michele Bruni, riferiva che Rango Maurizio, dopo l’arresto di Oscar Fuoco, le aveva detto di lasciare la casa che occupava. La collaboratrice precisava, inoltre, che il Fuoco era in affari col Rango;

Bruzzese Franco riferiva che il Fuoco aiutava la cosca di Strusciatappine prima e quella di Rango Maurizio dopo;

Lamanna Daniele riferiva che il Fuoco era soggetto a disposizione del Rango e degli Italiani, indicando le case dell’Aterp non abitate;

Impieri Luciano riferiva che il Fuoco indicava al Rango quali erano le case dell’Aterp vuote, e precisava che sia il Rango che Lamanna Daniele indicavano il Fuoco come soggetto nei cui confronti non si potevano praticare estorsioni.

Orbene, le propalazioni su riportate sono tutte concordi nel riferire  della vicinanza  del Fuoco alla criminalità organizzata, soprattutto in forza della sua occupazione, ossia funzionario dell’ATERP. Emerge, dunque, che il Fuoco è a disposizione del Rango soprattutto, e di esponenti della criminalità organizzata in generale, asservendo la sua qualifica di funzionario dell’ATERP agli interessi della confederazione. Questa messa a disposizione, tuttavia, non si sviluppa in un senso di appartenenza al gruppo criminale, quanto piuttosto alla coadiuvazione di uno o più membri  della  criminalità organizzata.

In altri termini, richiamate tutte le valutazioni svolte in merito alla differenza tra i delitti di cui all’art. 416bis c.p. e quello di concorso esterno, si evidenzia che il Fuoco ha sì fornito un fondamentale contributo al sodalizio criminale, ma lo ha fatto senza far parte dell’associazione, ricevendo in cambio protezione per come riferito dall’Impieri.

Risulta, quindi, che il Fuoco  ha fornito un contributo causalmente orientato alla conservazione o al rafforzamento delle capacità operative dell’associazione, ovvero di un suo particolare settore di attività o articolazione territoriale, e diretto alla realizzazione, anche parziale, del programma criminoso della medesima.

Pertanto, alla luce degli elementi a carico del Fuoco si ritiene che sussistano i gravi indizi di colpevolezza dell’associazione a delinquere previa riqualificazione del reato contestato in quello di concorso esterno in associazione mafiosa.