Cosenza. Occhiuto (ubiquo), Cirò e il Gattopardo: chi comanda il gioco delle tre carte?

Se c’è una cosa che abbiamo imparato bene nel corso di tutti questi anni a Iacchite’, è quella di dubitare sempre e comunque di tutto ciò che fa la procura di Cosenza. Anche quando tutto sembra “fatto” a regola d’arte e a favore dei cittadini. Il Gattopardo, si sa, cela sempre qualche “arcano” dietro le sue “operazioni”. Ogni sua decisione nasconde sempre un perchè.

Ed è quello che ci siamo chiesti quando abbiamo letto “le carte” dell’inchiesta relativa alle “creste sui rimborsi” per le finte missioni “fuori sede” del sindaco Mario Occhiuto. Una inchiesta nata nel lontano 2018 e arrivata davanti al giudice con uno scontato verdetto di assoluzione per Occhiuto col rito abbreviato (decretato da uno dei giudici più scadenti e intrallazzati del Tribunale, tale Claudia Pingitore) nonostante le “pesanti prove” di colpevolezza a carico del cazzaro.

Quello che ci aveva già sorpreso all’epoca in cui ancora non si sapeva del rinvio a giudizio, non erano stati i contenuti messi nero su bianco nelle pagine dell’inchiesta che già conoscevamo (le prove della truffa sono talmente evidenti che chiunque può chiaramente vederle, non servono carte per capire), ma la decisione del Gattopardo di “rendere le carte pubbliche”: perché il Gattopardo aveva deciso di far “circolare” le segretissime (fino a qualche anno fa) carte dell’inchiesta sui rimborsi farlocchi? Già, perché la circolazione di queste “carte” si configurava come una vera e propria fuga di notizie.

Del resto il “rinvio a giudizio” per il sindaco e il suo ex segretario, in quel periodo, era ancora lontano, e giornalisticamente parlando, non c’era nessun motivo per tirar fuori i contenuti dell’inchiesta. E’ chiaro che chi le ha ricevute ha anche avuto “l’ordine” di pubblicarle. Certo, sotto il profilo della “notizia” i particolari dell’inchiesta che spiegano come avveniva la truffa risultano piccanti, e quindi “giornalisticamente spendibili”, ma resta sempre l’evidenza delle carte che dalla sera alla mattina arrivavano sulla scrivania di qualche cronista. Il che era una chiara richiesta di pubblicazione: qualcuno aveva urgente bisogno di lanciare un qualche sottinteso messaggio. Che era lo scopo principale che spingeva “certi magistrati”, nel bene e nel male, a produrre una fuga di notizie. E noi il “messaggio occulto” sul perché della diffusione dei risultati investigativi dell’inchiesta, lo abbiamo “scoperto” e oggi alla luce dell’assoluzione di Occhiuto è ancora più chiaro.

Partiamo da un dato oramai certo: il Gattopardo e Mario Occhiuto non sono più della stessa paranza. Da un po’ di tempo a questa parte Mario Spagnuolo, “capo” della procura cittadina, ha smesso di proteggere Mario Occhiuto, almeno da quando ha deciso di tirare fuori dal dimenticatoio una delle tante inchieste a carico del sindaco: bancarotta fraudolenta, che è già costata la condanna ad un anno e quattro mesi alla sorella del sindaco. Da allora abbiamo capito che i tempi delle coperture erano finiti. E questo spiegherebbe il perché Mario Spagnuolo alias il Gattopardo, aveva deciso di rendere pubbliche le carte che riguardavano Occhiuto.

Lo scopo era quello di evidenziare agli occhi della gente le risultanze investigative sul meccanismo della truffa che inchiodavano il sindaco Mario Occhiuto e Giuseppe Cirò, alle loro responsabilità. Come a dire: il Gattopardo nel sottolineare gli evidenti e grossolani tarocchi amministrativi messi in atto da Cirò per conto di Occhiuto, ci teneva a portare a conoscenza della pubblica opinione l’inoppugnabilità delle sue prove. Prove talmente granitiche (come vedremo) che nessuno può smontare o mettere in discussione. E questo per evidenziare che qualora il Gip prima e il giudice vero e proprio dopo non intendesse accogliere tali evidenti prove a carico degli imputati (per chissà quale motivo, corruzione, collusione, bustarelle, appartenenza alla stessa paranza di Occhiuto, e cose così) disponendone il giusto e sacrosanto rinvio a giudizio in una prima fase e poi la condanna, vuol dire che c’è qualcosa che non va, e questa volta lui non c’entra niente. Insomma, tanto per cambiare e così com’era accaduto con la penosa inchiesta sulla sanità, cercava disperatamente di pararsi il culo flaccido che si ritrova. 

Era questo secondo noi il motivo che aveva spinto il Gattopardo a diffondere le prove contro Occhiuto che aveva in mano. Era evidente che il Gattopardo se aveva deciso di agire così, non era certo per amore di Verità e Giustizia, ma perché sapeva e sa qualcosa che gli altri (tutti noi) non sanno. Qualcosa di pesante che lo induce ad agire così, che per lui è contronatura.

Tra le tante evidenze rese pubbliche dalla diffusione delle carte emerge chiaramente la complicità tra Cirò e Occhiuto nel porre in essere la truffa all’economato cittadino tipo: quasi ogni venerdì  Cirò si recava all’economato per intascare i rimborsi portando come “pezza giustificativa” delle semplici fotocopie che “replicavano” schermate scaricate dal web dal sito di Alitalia e grossolanamente taroccate a mo’ di ricevuta del titolo di viaggio, e per questo l’economo sganciava ogni volta 1300 euro per un volo da Lamezia a Roma. Stessa “tecnica” per fatture di hotel e ristoranti. Roba che anche un bambino se ne sarebbe accorto del tarocco. E questo giusto per dirne una. Ma quello che ci ha più colpiti, in tutto questo, è stato il “capitolo” dedicato all’ubiquità del sindaco Mario Occhiuto. Vediamolo.

Leggete e tremate (e capirete anche perché il Gattopardo ha voluto rendere pubbliche le carte, più evidente di così si muore, qui siamo oltre alla “pistola fumante”), ma prima ancora qualche considerazione sulla genesi dell’inchiesta, che nasce a seguito della denuncia del sindaco Occhiuto che accusava il suo allora fido segretario Giuseppe Cirò di aver taroccato la documentazione per ricevere indebiti rimborsi per missioni fuori sede “intestate” al sindaco, e non solo, mai avvenute. Occhiuto si recò in procura presso l’ufficio del dottor Cozzolino (l’amico di Carmine Potestio, già capogabinetto del sindaco Occhiuto) che aprì il classico fascicolo.

Ma dopo un po’ l’inchiesta passò alla Manzini (l’amica di Morra, che il senatore porterà con se a Roma), che decise, dopo le cantate di Cirò (alcune delle quali avvenute a casa del senatore Morra), che chiama in correità il suo ex capo, di iscrivere anche Mario Occhiuto nel registro degli indagati. E successivamente i l’inchiesta passa sulla scrivania del dottor Visconti. Nell’arco di quasi 4 anni l’inchiesta ha cambiato tre scrivanie, e questo per motivi relativi alle lotte intestine all’interno della procura cittadina di cui spesso scriviamo.

Ma ritorniamo all’ubiquità di Occhiuto: a svolgere le indagini le Fiamme gialle. che hanno svolto un lavoro di comparazione tra l’agenda del sindaco detenuta dalla segretaria Emanuela Gagliardi, e i titoli di viaggio e le ricevute di alberghi e ristoranti presentate per il rimborso. Il “paragone” ha riguardato soprattutto la partecipazione agli appuntamenti convocati da Anci, organismo nel quale Mario Occhiuto ricopre tutt’ora incarichi di valenza nazionale. Questi i dati:

“- in 39 casi è stato accertato che effettivamente il sindaco si è recato in trasferta, senza però indicare il motivo delle missioni. Per queste date né l’Anci, né gli uffici comunali sono stati in grado di fornire riscontri sulle presunte attività espletate in queste circostanze da Mario Occhiuto in quanto rappresentante dell’amministrazione. Nel complesso, per queste trasferte sono stati rimborsati 29.926,61 euro di cui 9.443,24 sarebbero riconducibili a ricevute d’albergo artefatte e biglietti d’aereo falsi”

“- in 18 casi è stato accertato che effettivamente il sindaco si è recato in trasferta indicando quale motivazione la partecipazione ad appuntamenti istituzionali dell’Anci. Ma dai fogli firma acquisiti dai finanzieri proprio presso la sede dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani, la presenza di Occhiuto non risulta. Nel complesso, per queste trasferte sono stati rimborsati 15.299,08 euro di cui 3.852,62 sarebbero riconducibili a biglietti d’aereo falsi”.

I finanzieri scoprono inoltre che ” almeno in quattro circostanze, le richieste di rimborso avanzate all’economato si riferiscono a periodi in cui il sindaco Mario Occhiuto era certamente in sede poiché presente ad appuntamenti formali o istituzionali. In un caso addirittura era impegnato in un consiglio comunale”. E con questo si può dire che non ci sono più dubbi sul dono dell’ubiquità del sindaco Occhiuto.

Le domande a cui era chiamato a rispondere il sindaco, anche dopo il rinvio al giudizio erano tante, come tanti sono ancora i punti oscuri di questa vicenda che il sindaco non avrebbe mai potuto spiegare. Il Gattopardo temeva addirittura che il Gip non rinviasse a giudizio Occhiuto adducendo qualche scusa, perciò ci faceva sapere che i fatti parlavano da soli e che la complicità del sindaco Occhiuto è palese e provata da elementi concreti. Solo un corrotto non lo avrebbe rinviato a giudizio e solo un giudice corrotto avrebbe potuto assolverlo. Questo è quello che il Gattopardo vorrebbe farci credere.

Se è vero, com’è vero, che era Cirò a portare all’economo le fotocopie taroccate e ad intascare il malloppo, è anche vero però che in tanti hanno fatto finta di non vedere. E su questo non ci sono dubbi: dalle cantate di Cirò sono tante le domande che sorgono spontanee (stando sempre alle carte). Se questa storia delle creste sui rimborsi andava avanti da anni (i finanzieri hanno esaminato le “carte” a partire dal 2013 riscontrando tarocchi a dire basta) come mai il sindaco Occhiuto denuncia il Cirò nel 2018, ovvero dopo ben 5 anni? È mai possibile che la dirigente dell’economato non abbia mai inteso informare il sindaco che Cirò si recava quasi tutti i venerdì a ritirare il malloppo producendo, come “pezze giustificative”, fotocopie taroccate (sull’evidenza del tarocco non ci sono dubbi)? O dobbiamo forse credere che l’economo, abituata a ricevere titoli di viaggi, e fatture di hotel, non si è mai accorta dei palesi falsi prodotti da Cirò?

Difficile credere che l’economo non abbia informato il sindaco. E questo perché l’economo sapeva bene che quei “foglietti” attestavano il falso, dato che il sindaco, nelle date indicate nelle false fatture per ricevere il rimborso, era nel suo ufficio. E per finire: come mai Occhiuto non si è accorto di niente per 4 anni? Eppure parliamo di cifre importanti e non di qualche spicciolo. Ecco, sono queste le domande a cui nessuno lo ha mai fatto rispondere davanti al giudice. E se oggi tutti sanno che Occhiuto è stato “clamorosamente” assolto da un giudice che evidentemente ha creduto a qualche farsesco complotto a suo danno ad opera di giudici, giornalisti e politici, per tutto questo dobbiamo dire grazie al culo flaccido del Gattopardo, che stavolta rischia sul serio di essere violentemente “profanato”… Era chiaro già allora insomma che ci trovavamo davanti al solito gioco delle tre carte, nel quale può succedere tutto e il contrario di tutto. In perfetto stile porto delle nebbie. Aspettando novità…