Cosenza, oggi il piccolo Giancarlo avrebbe 8 anni. I genitori: “Il suo omicidio riconosciuto anche dall’assicurazione della piscina”

Oggi, 2 giugno 2018, il piccolo Giancarlo Esposito, il bambino lasciato annegare nella piscina “fogna” di Campagnano il 2 luglio 2014 dal signorotto massone (deviato) che la gestisce come se fosse una vigna privata e non un bene comune, avrebbe compiuto otto anni. I suoi genitori, Mimmo e Alessandra, dopo l’ultima udienza nel corso della quale hanno ritirato la loro costituzione di parte civile, hanno reso pubblico il testo di una lettera con la quale motivano la loro uscita dal processo, nel quale rimangono comunque parti offese fino alla sentenza del ben noto porto delle nebbie di Cosenza.

Tenere la schiena dritta anche quando il vento soffia forte. Questo abbiamo imparato dalla perdita di nostro figlio nel lontano luglio del 2014. Ed è per questo che riteniamo corretto e giusto spiegare le ragioni della scelta di uscire dal processo penale come parti civili.

Sparite in un lampo, le foto che ci vedevano, canuti e stanchi, ammirare con orgoglio la famiglia del nostro amato Giancarlo… E poi quasi quattro anni di un processo penale a carico di Carmine Manna e di molti dei suoi collaboratori… un ulteriore calvario per noi, che è servito ad aumentare le nostre ansie e il nostro malessere.

Blasfemo distacco emotivo di chi ha tentato una impossibile discolpa e tanto altro ancora che ci ha tolto sempre più, quel respiro già corto di suo. Siamo stati combattuti fra la voglia di non presenziare alle udienze e il bisogno di tutelare con la nostra presenza il ricordo di nostro figlio trasformato anche per esigenze processuali in un oggetto da rivoltare come un calzino.

Il contributo che attraverso i nostri difensori abbiamo dato al processo è ormai indelebile e non potrà mai essere cancellato attraverso le tesi di qualche consulente tecnico di parte che, per sua stessa ammissione, ha riferito di dover credere alla propria cliente (una delle imputate) solo perché tale e non perché riscontrate scientificamente.

Carmine Manna

Del resto, se fossero così scontate le tesi difensive, perché mai l’assicurazione della piscina (“fogna”, ndr) di Campagnano, avrebbe ammesso le responsabilità dei suoi assicurati? Alla giustizia terrena ci affidiamo ma attendiamo non poche risposte. Esprimiamo un sentito ringraziamento per l’operato del pm Cerchiara perché sappiamo che continuerà a fare il suo lavoro e apprezziamo la professionalità dei giudici che si sono sinora succeduti. Per noi è stato importante esserci, per dimostrare, stretti nel cordone di solidarietà delle migliaia di persone che ci vogliono bene, che non saremmo stati pagati. Mai.

Il processo andrà avanti, essendo l’omicidio di nostro figlio un fatto per il quale necessita una sentenza. Ne siamo usciti perché non intendiamo dare segno di accanimento e di giustizialismo ma per cercare di dare un minimo di respiro alle nostre anime per nostra figlia Ginevra in particolare. Senza polemiche o risposte a facili attacchi. Sia chiaro che la nostra fuoriuscita è solo formale: continueremo a essere presenti e a seguire da vicino l’intera vicenda processuale.

Ai pochi giornalisti che hanno subito riportato la deposizione dei consulenti della difesa, diciamo non solo di leggere ma soprattutto di pubblicare tutte le prove che fino ad oggi sono emerse in modo tale da rendere un servizio più equo e meno di parte, e di attendere l’esito del giudizio. A chi ha associato la revoca della costituzione di parte civile alla nostra corruttibilità, facciamo presente che un figlio non ha né prezzo né, tantomeno, un valore economicamente quantificabile e che, pur di riavere con noi il nostro Giancarlo, saremmo immediatamente pronti a immolare le nostre stesse vite. Chiediamo, come sempre, rispetto e dignità.

I genitori di Giancarlo Esposito