Cosenza, opere pubbliche fuorilegge: la realtà supera la fantasia

Mario Pagano e Mario Occhiuto: Dio li fa e poi li accoppia

La vicenda delle autorizzazioni per le opere pubbliche cosentine in aree sottoposte a vincolo paesaggistico sollevata in questi giorni dalla senatrice del M5s Margherita Corrado e che coinvolgono a vario titolo il Comune e la Provincia di Cosenza nonché la Soprintendenza (ABAP), assume ogni giorno che passa risvolti sempre più grotteschi.

Dal carteggio diffuso dalla stampa e dai social sembra ormai evidente che qualcosa nell’iter amministrativo delle opere non abbia funzionato. Stando ai dubbi della Corrado, che in materia di beni culturali vanta una certa competenza, non si troverebbero le autorizzazioni per costruire il ponte di Calatrava, il Planetario, la Metro, il Parco acquatico e in ultimo, ma non per ultimo, il Museo di Alarico.
In parole povere sembrerebbe che tutte queste opere realizzate, in realizzazione e da realizzare non avrebbero ricevuto il placet dagli organismi preposti.

Una bomba se il tutto fosse vero ma per come ricostruisce la vicenda la senatrice 5 Stelle e per come si evince dai documenti allegati la bomba non solo sarebbe autentica ma addirittura ad alto potenziale
Quando uno dice che la realtà supera la fantasia.

Tutto parte dalla realizzazione del Museo di Alarico nell’ex hotel Jolly. La struttura viene ceduta dalla Regione Calabria al Comune per una cifra vicina agli ottocentomila euro. Pochini se si pensa al valore dell’immobile, ma considerata “l’utilità sociale” va bene così. Allegato al bando di gara del Comune per abbattimento e trasformazione appare un primo documento dal quale si evince che l’autorizzazione per la trasformazione è solo parziale e che per procedere alla riconversione si deve dar vita ad un tavolo tecnico Provincia, Comune Soprintendenza per autorizzare l’opera.
Ad oggi non si ha notizia di alcun tavolo tecnico.

La cosa insospettisce la Corrado, che chiede conto al segretario regionale del MIBAC dott. Patamia, il quale fa spallucce e risponde che a sua conoscenza non esiste alcuna autorizzazione concessa per l’abbattimento e la realizzazione del Museo di Alarico né che richieste in questa direzione siano mai giunte al vaglio della commissione da lui presieduta.
Dato che però l’appetito vien mangiando, partendo da questa ricerca di documenti autorizzativi, si viene a sapere che autorizzazioni non esistono neanche per il ponte di Calatrava, per il planetario e finanche per la metro leggera. Ovvero per tutte quelle opere che avrebbero necessità di preventiva autorizzazione, perché in aree vincolate o sottoposte a tutela paesaggistica.Di tutte queste notizie viene finanche investito il direttore generale del MIBAC – settore paesaggi – architetto Banchini, che scrive una nota con la quale richiama gli uffici cosentini e calabresi a grande prudenza nella concessione delle autorizzazioni.
Ma non finisce qui: Banchini, evidentemente preoccupato per quanto sta succedendo e per l’interesse mediatico che la vicenda sta assumendo, dopo aver contattato i funzionari preposti, cerca di relazionarsi, ma senza esito, con il soprintendente Pagano per consigliarlo di assumere un atteggiamento prudente ed ossequioso delle leggi nella gestione dell’intera vicenda.
Nelle more e senza essere stato raggiunto dal diretto superiore, il soprintendente però avrebbe, su pressante sollecitazione della Provincia di Cosenza, già firmato lo scorso 8 agosto, tutto il progetto dell’ex hotel Jolly che comprende: demolizione, salvaguardia dei fiumi, museo, parco acquatico, planetario e parco delle scienze.

Una firma quella di Pagano che, se confermata, sarebbe in contrasto con la prudenza suggerita dai vertici romani del ministero atteso che pareri di siffatta natura dovrebbero essere concessi solo dopo un’ampia e articolata concertazione tra i vari soggetti aventi titolo ovvero: Comune, Provincia, Regione, Soprintendenza ABAP e Segretario Regionale del MIBAC, come più volte ricordato dal direttore generale per i Beni Culturali.1Ma non finisce qui. Di tutta la vicenda avrebbero preso conoscenza, in momenti successivi, non solo la senatrice Corrado e il ministro Bonisoli, che per la cronaca verrà in Calabria a fine agosto, ma anche il Direttore Generale del MIBAC, dottoressa Bon Valsassina, che, seppure in vacanza, sembra aver sollecitato Banchini a richiamare Pagano ad un atteggiamento irreprensibile. Forse perché in passato, lo stesso Pagano, è stato al centro di una intricata vicenda nello svolgimento delle sue funzioni in terra molisana tanto da meritare le attenzioni della Corte dei Conti.

Fin qui i fatti, per come ricostruiti dalle carte in nostro possesso. È chiaro che i contorni nebulosi dell’intera vicenda lasciano adito alle interpretazioni più disparate.
Probabilmente anche di questa storia se ne occuperanno altre autorità e come sempre accade in querelle come questa, ci vorrà un po’ di tempo prima di scrivere la parola fine.