Cosenza, Piazza Fera: ecco la dittatura del cattivo gusto (di Pasquale Rossi)

di Pasquale Rossi

Il “punctum dolens” di Piazza Fera ritorna a sanguinare a causa di un’altra sfacciata e preoccupante uscita del Sommo Sindaco-Architetto a proposito dell’arredo urbano della piazza medesima. Sarebbe più giusto dire dell’arredo di quello che il primo cittadino ritiene essere il salone triplo di casa sua.

A proposito di Piazza Fera è stato detto che il giudizio estetico sulle opere d’arte e quelle architettoniche non è soggettivo come molti, soprattutto i glorificatori del Sindaco-Architetto, ritengono, perché un’opera, per esser ritenuta bella e armonica, dovrebbe rispondere a canoni architettonici e stilistici consolidatisi nei decenni e queste due balene spiaggiate non hanno alcun riscontro con le architetture contemporanee, per quanto immaginifiche e disarmoniche alcune di esse possano essere state negli ultimi anni.

Il Sindaco, giudicato dall’autorevolissimo “Giornale dell’Arte” come il peggior architetto del 2016, ha speso, per rifare Piazza Fera e costruire soli 306 posti auto sotterranei, ben 16 mln. di euro che potevano essere impiegati meglio e altrove, nel centro storico, per esempio, dove, invece, demolisce alcuni palazzi storici lungo il medioevale Corso Telesio.

Apprendiamo che, per aggiungere al danno la beffa, l’ineffabile Sindaco-Architetto vuole decorare l’orribile colata di cemento che ha buttato su Piazza Fera con ridicoli ombrelloni a forma di palma. Il Sindaco-Architetto deve aver capito che questa orripilante lastra di cemento, sollevata su due lati, inizierà a raccogliere e riflettere calore e sarà impossibile, fra poco, attraversare questa desolata, e desolante, colata di cemento senza abbrustolirsi.

Ma, essendo un mediocre architetto, cerca di correre ai ripari con un rimedio che è peggiore del male: degli orribili ombrelloni come se ne vedono solo nei lidi di quart’ordine sulla Riviera romagnola. Incurante del ridicolo si fa ritrarre sotto uno di questi lamierati con un sorriso soddisfatto sulle labbra: siamo, ormai, arrivati alla dittatura del cattivo gusto. Un Sindaco che -incurante delle inchieste giornalistiche, delle denunce alla Procura della Repubblica e del sequestro da parte della DDA della piazza e del parcheggio da lui stesso disegnati e fortemente voluti- si accinge ora a decorarla, da buon piccolo borghese, come se fosse il giardinetto della sua villetta al mare.

Quel che è certo è che con i 16 milioni di euro spesi per questa inutile e dannosa colata di cemento si sarebbe potuto fare meglio e, forse, altrove. Nel Centro storico, per esempio, dove ha demolito -nel silenzio assordante di tutti (cittadini, associazioni, Soprintendenza di Cosenza, oppositori politici e sociali…)- alcuni palazzi storici lungo il medioevale Corso Telesio.

A Cosenza, ormai, si è manifestata -in maniera inequivocabile e davvero molto preoccupante- una dittatura del cattivo gusto. Per la colata di cemento e, ora, anche per il minacciato e tamarrissimo arredo di Piazza Fera credo che ci sarebbero gli estremi per una denuncia contro il comune senso estetico, se fosse sanzionabile per legge il cattivo gusto.

Quel che è certo, invece, è che l’Amministrazione in carica potrebbe essere denunciata – anche da semplici cittadini o da associazioni che ne avessero il coraggio- per violazione di numerose leggi dello Stato (Decreto Legislativo n. 42 del 2004 e Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 171 del 2014) per aver demolito i palazzi storici di Corso Telesio, via Bombini e via Santa Lucia liquidando, per sempre, un pezzo di storia della città.