Cosenza, piazza Fera. Giulia Fresca: “Occhiuto era il primo a rallentare i lavori”

La conferenza stampa e le dichiarazioni successive del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri avevano già aperto un fronte “politico” rispetto all’appalto di piazza Fera/Bilotti a Cosenza. L’appalto – che tutti sappiamo mafioso – non era al centro dell’inchiesta di dicembre 2018, quella denominata “Lande desolate” ma Gratteri aveva voluto sottolineare che era oggetto di particolari attenzioni sia da parte di Oliverio sia da parte di Occhiuto. Palla Palla facendo arrivare i soldi a Barbieri e “consigliandogli” di rallentare i lavori ma anche il cazzaro non era da meno, temendo che la conclusione anticipata dell’opera (con la sfiducia che ormai avanzava a grandi passi) gli impedisse di poterla inaugurare. Ma era chiarissimo a tutti che il responsabile principaòe fosse Occhiuto e che l’inchiesta, portata avanti da un magistrato ormai smascherato come Luberto, fosse debole. La novità – a nostro modesto parere – ancora più maldestra era stata poi il coinvolgimento di Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo. Uno scenario che era soltanto funzionale al sindaco addirittura per provare a tirarsi fuori dai giochi e a recitare, come al solito, la parte della vittima.

Occhiuto pensava di fare il furbo ma lui era il primo che voleva i lavori fermi. In sostanza, cercava di cadere in piedi ma le carte dicono il contrario e alla Dda lo sapevano e lo sanno perfettamente. Ma probabilmente c’è da “svegliare” qualcuno e la sentenza di assoluzione di ieri a questo punto dovrebbe avere già fatto suonare il dispositivo. 

Giulia Fresca, che all’epoca era assessore ai Lavori Pubblici della giunta Occhiuto, andava direttamente sui cantieri realizzando reportage e la circostanza, oltre che infastidire l’intercettata Madame Fifì (che chiedeva al direttore dei lavori di non farla entrare), al secolo Enza Bruno Bossio, dava noie anche allo stesso Occhiuto.

Il 17 dicembre 2018 Giulia Fresca ha scritto un post su Fb rievocando quelle vicende.

Esattamente oggi, 3 anni fa. I miei #sopralluogando nella stessa giornata, prima a Piazza Bilotti, poi sul Crati per il Ponte di Calatrava. Le mie non erano “visite” fotografiche ma un vero reportage di cantiere che dava fastidio a tutti, perchè ne trascrivevo, nei miei appunti, tutte le criticità.
Leggo che il primo cittadino sta “approfittando” delle indagini per salvarsi la faccia: lui era il primo a fermarmi ogni qualvolta davo date (mettendo a repentaglio la mia credibilità) per stringere i tempi sulla chiusura dei lavori. Dovrebbe riprendere gli articoli dei giornali di allora e dovrebbe ricordare quante volte ha detto che bisognava “prendere tempo”… perché il tempo c’era!