Cosenza: dopo i quartieri e Iacchite’ ora tocca agli occupanti di case

L’operazione “città tranquilla” messa in atto dalla procura e dalle forze dell’ordine che ha visto impiegati decine e decine di operatori di polizia in perquisizioni e controllo del territorio se ci fate caso, si è svolta, e si svolge, solo nei quartieri popolari della città. Oltre che da noi in redazione. Di perquisire e controllare i cosiddetti “quartieri alti”, alla procura non gli passa neanche per l’anticamera del cervello.

Lo scopo della procura che “gestisce”, attraverso il questore e il comandante dei carabinieri, l’operazione “controllo territorio”, è quello di far passare l’idea che il crimine a Cosenza c’è, e si trova solo in determinate zone. E tutto è riconducibile al solo spaccio di droga, rapine, furti, e criminalità varia.

Il mettere in scena parate come l’altra volta a via Popilia, piuttosto che a Cosenza vecchia, con un dispiego di forze manco fosse scoppiata la guerra, serve a far passare il concetto nell’immaginario collettivo che lo stato, attraverso la procura locale, è presente sul territorio e combatte senza sosta la ‘ndrangheta. La loro speranza è quella che qualcuno, vedendo tutti i giorni posti di blocco, abbocchi e dica: però la procura si da da fare contro la ‘ndrangheta. Ma tutti sappiamo che non è così. Perché tutti oramai hanno capito chi sono i veri mafiosi della città. E non abitano certo a via Popilia, o negli altri quartieri popolari della città. Sperano di passare agli occhi della gente, attraverso queste parate, come efficienti, mentre i corrotti e i collusi continuano tranquillamente a spartirsi ogni genere di affare legale ed illegale. A verità.

Dopo i quartieri popolari, dopo la nostra redazione, ora tocca agli antagonisti della città. Altro grave problema per la procura di Cosenza. Che identifica chi lotta per la casa e per i diritti, come un pontenziale criminale. E perciò va combattuto. Le avvisaglie di sgombero, per quel che riguarda l’occupazione di via Savoia ci sono già state: perquisizioni, identificazioni, e controlli quasi giornalieri.
Quello che potrebbe apparire, per come la presenta la procura, un’azione indispensabile per ripristinare la legalità, in realtà nasconde altro. Nulla è come appare quando c’entra la procura di Cosenza.

Lo stabile di via Savoia occupato da famiglie in emergenza abitativa è oggetto di interesse da parte di Occhiuto: per poter costruire il famigerato museo di Alarico, è necessario spostare gli uffici dell’Aterp dall’ex hotel Jolly proprio in quel di via Savoia. Un operazione necessaria. Senza questo “trasferimento” non si può aprire il cantiere del museo. E i finanziamenti restano fermi. Nessuno sguabbu è possibile. Dunque Occhiuto, che comanda la procura, ha chiesto a Spagnuolo di occuparsi di quei quattro morti di fame che occupano lo stabile. E Spagnuolo da bravo cagnolino qual è ubbidisce. Di più, Spagnuolo è andato oltre, oltre a garantire lo sgombero a suon di manganellate, ha deciso di aprire una bella inchiesta farlocca contro gli “antagonisti” accusandoli di aver messo in piedi una sorta di associazione a delinquere finalizzata all’occupazione, dietro retribuzione, delle case. La solita infamità in uso alla procura di Cosenza: tutti i nemici della cupola devono essere messi in condizioni di non nuocere. E per chi non si adegua come Iacchite’ o gli antagonisti, si passa alle manieri forti: carcere processi, e abusi.

E’ così che andrà, accetto scommesse. Il potere mafioso di questa città mal sopporta le spine nel fianco, perché fanno male agli affari e agli intrallazzi, E poi hanno deciso che tutto deve tornare come prima: il silenzio deve regnare sovrano. I cosentini devono ritornare a stare zitti e acuccia. E tutto questo strusciu messo in atto da 4 piddrizzuni deve finire. Con le buone o con le cattive. E saranno inevitabili le cattive, perché ancora non hanno capito che in questa città c’è gente che non intende chinare la testa di fronte al potere mafioso.