Cosenza, rogo a corso Telesio: il pm Emanuela Greco in seria difficoltà

Ancora nessuna novità giudiziaria sul rogo doloso di corso Telesio. Rogo dove persero la vita, bruciati vivi, Tonino, Roberto, Serafina e il loro cagnolino.

L’unica certezza di questa assurda quanto criminale vicenda è quella che l’incendio è stato appiccato da qualcuno volontariamente. Qualcuno ha cosparso di liquido infiammabile l’esterno del portone della antica torre campanaria del Duomo, il pomeriggio del 18 agosto del 2017, verosimilmente attorno alle 16,30, scatenando le fiamme che nel giro di pochi minuti hanno avvolto tutto lo stabile, aiutate anche dai cumuli di spazzatura presenti all’interno dell’appartamento, non lasciando via di scampo ai poveri tre.

A confermare la natura dolosa dell’infame gesto sono stati i tanti testimoni, la polizia scientifica che ha ritrovato tracce dell’innesco all’esterno del portone, i Vigili del Fuoco, e i cani molecolari che si sono soffermati negli stessi punti analizzati dalla scientifica.

I tentativi, da parte della procura, di individuare un responsabile a tutti i costi, pare siano naufragati. Si era parlato di qualcuno a loro vicino, magari con gli stessi disturbi mentali dei poveri tre. Identificando il movente in una delle tante liti a cui erano usi i Noce. Una vendetta tra ubriaconi ed emarginati. Magari senza intenzione di uccidere. Una bravata finita male.

Ma noi abbiamo sempre sostenuto che questa soluzione di comodo non regge. E che le ragioni di questo gesto criminale sono da ricercarsi altrove. In questa storia esiste un mandante ed un esecutore. E il movente resta, per noi, di carattere economico.

A condurre l’indagine per la procura di Cosenza la dottoressa Emanuela Greco supervisionata dalla dottoressa Manzini. Le due investigatrici si sono più volte recate sulla scena del crimine per raccogliere indizi e “sensazioni” per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Ma ancora una ipotesi ufficiale su cosa è realmente successo quel maledetto 18 agosto, non c’è. E’ chiaro che sono in difficoltà. Più tempo passa, più si allontana la soluzione del caso. Trovare il vero colpevole non sarà facile, anche se di piste da seguire ce ne sono.

Nelle sue investigazioni la dottoressa Greco ha chiesto anche una relazione all’ Asl locale sullo stato di “salute” dei tre. Che oltre a descrivere le loro patologie, la relazione si sofferma sull’abitudine che avevano i tre di accendere fuochi all’interno dell’appartamento per far fronte alle esigenze domestiche, essendo privi di ogni servizio: gas, acqua, e luce elettrica. I motivi di questa sottolineatura ci inducono a malipensari: non è che qualcuno in procura si è messo intesta di usare questo passaggio della relazione per dire, visto che non riescono a trovare il colpevole, che l’incendio è stato appiccato dai tre? Se arrassusia così fosse, voglio ricordare alla dottoressa Greco che quel 18 agosto in città c’erano 45 gradi, e per quanto matti fossero appare inverosimile l’ipotesi del fuoco acceso da loro per scaldarsi. E men che meno per prepararsi da mangiare visto che l’incendio è scoppiato attorno alle 16,30 e i tre pare avessero pranzato presso l’oasi francescana.

Ma non dobbiamo malipensari perché l’inchiesta è guidata da una giovane e brava pm, la dottoressa Emanuela Greco, che non si lascia certo influenzare dal contesto accomodante che si respira in procura, e vedrete che tra un’indagine su di me e il direttore, troverà il tempo per rendere Giustizia a queste tre povere vittime.

Restiamo in attesa di ulteriori sviluppi.