Cosenza, sanità corrotta: Rifondazione aderisce alla manifestazione della Cgil

Cosenza, 04 giugno 2018

La situazione del servizio sanitario della nostra Provincia ha ormai raggiunto livelli di inadeguatezza inaccettabili (più che nel resto della regione Calabria!), il periodo peggiore probabilmente registrato negli ultimi vent’anni. Disfunzioni che si presentano sia in termini di organizzazione sia in termini di qualità dei servizi offerti. Compromettendo, in tal modo, un diritto primario della popolazione ed in palese contrasto al dettato dell’art.32 della nostra Costituzione che sancisce la tutela della salute quale diritto fondamentale dell’individuo.

Assistiamo ad un continuo rimbalzo di competenze e di responsabilità tra la struttura commissariale e l’amministrazione regionale; amministrazione che in questi anni ha effettuato scelte e decisioni orientate non a migliorare servizi e prestazioni quanto, piuttosto, a rendere il servizio pubblico sempre più depotenziato. Molti sono infatti i disagi subiti a causa delle lunghissime liste di attesa. Ci viene imposto di aspettare mesi e mesi per alcuni tipi di visite specialistiche ed esami diagnostici (attesa che si riduce di molto, a fronte di un rialzo dei costi, quando si realizzano attraverso il sistema dell’intramoenia!), costringendo di fatto i cittadini che ne hanno la possibilità di rivolgersi al privato ed estromettono di fatto le fasce sociali più deboli dallaccesso universale alle cure. Sappiamo, infatti, che cresce sempre più il numero di cittadini che rinuncia a cure e visite proprio a causa dei costi da sostenere.

La sanità privata è, inoltre, spesso in mano a gruppi di potere che si muovono ai margini della legalità e senza alcuna trasparenza, utilizzando i posti di lavoro per condizionare la gestione e la programmazione del servizio sanitario. La cattiva organizzazione si ripercuote quindi anche su tutte quelle lavoratrici e quei lavoratori che si trovano ad operare in ambito sanitario.

I lunghi periodi di commissariamento (che perdurano e fanno pensare ad un ritorno della gestione ordinaria come ad un miraggio!) non hanno prodotto alcun miglioramento delle condizioni della nostra sanità, anche e soprattutto per lo scontro che vede come protagonisti il commissario ad acta Massimo Scura e il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Quest’ultimo, -nell’aprile 2017 ha pure bloccato, attraverso Riccardo Fatarella, dirigente del Dipartimento Salute della Regione Calabria, il decreto del commissario Scura finalizzato all’assunzione di circa 600 addetti, tra medici ed infermieri, allinterno delle Aziende Ospedaliere e Sanitarie calabresi. Intanto, però, negli ospedali si perdono posti letto, aumentano mostruosamente i tempi di attesa per analisi ed esami e si tagliano servizi e prestazioni.

Eppure, l’azienda sanitaria di Cosenza che è una delle più grandi d’Italia ha un bacino di utenza che coincide con quello dell’intera Provincia e comprende 151 Comuni, molti dei quali piccoli e situati nelle aree interne, con gravi problemi di viabilità e scarsi collegamenti con i centri più grandi, non riesce a garantire la possibilità di cura a tutti i cittadini.
Si continua ad agire all’interno di un modello sanitario ormai desueto, concentrato quasi esclusivamente sulla rete ospedaliera, che pure nella nostra Provincia ha registrato la chiusura ed il depotenziamento di diversi presidi, provocando l’implosione dell’ospedale civile dell’Annunziata, HUB di riferimento, e determinando disagi anche nelle altre strutture presenti nel territorio calabrese.

Nulla è stato fatto per orientare il sistema sanitario verso la medicina del territorio, la differenziazione dei servizi, la messa in atto di sistemi utili per garantire continuità di cura e di assistenza a tutti quei pazienti considerati complessi o che, pur avendo superato la fase acuta, necessitino ancora di servizi e prestazioni. Purtroppo, nei territori non viene fornita alcuna prestazione incentrata sulla medicina di base, la medicina specialistica, la diagnostica, i servizi domiciliari e le strutture di riabilitazione, in regime di continuità assistenziale. I distretti sanitari, che dovrebbero esercitare un ruolo di coordinamento, di integrazione, di organizzazione e di erogazione dei servizi, hanno sin qui assolto ad una funzione meramente burocratica che nei fatti non ha prodotto vantaggio alcuno nei riguardi dell’utenza.

Anche l’istituzione delle Case della Salute non ha prodotto i risultati sperati, poiché queste ultime, seppure lanciate da anni, ancorché finanziate esistono solo sulla carta: è del tutto evidente che solo con il funzionamento di queste strutture si può sperare di far funzionare l’assistenza territoriale.
Risulta inadeguato, inoltre, il sistema rivolto alla prevenzione e quindi all’intero circuito che dovrebbe occuparsi della strategia di indagini diagnostiche generalizzate, utilizzate per identificare una malattia in una popolazione con un rischio medio di incorrere nella stessa. Tutto ciò è inaccettabile, soprattutto in un territorio come il nostro dove le patologie
tumorali sono in costante aumento.

In realtà le aspettative di cura dei cittadini fanno soprattutto riferimento alle strutture ospedaliere e, di fatto, il Pronto Soccorso è spesso, se non quasi sempre, l’unica risposta possibile. L’ospedale, al contrario, dovrebbe essere il luogo di assistenza e cura dei malati acuti in un ambito di alta specializzazione.
Le istituzioni locali – compreso il sindaco di Cosenza le istituzioni regionali e la gran parte delle forze politiche, che potrebbero esercitare ognuna un ruolo importante in funzione della tutela della salute dei cittadini, in apparenza continuano a confrontarsi esclusivamente sulla possibile ubicazione del nuovo nosocomio mentre i cittadini assistono ad un deterioramento costante dei servizi e delle prestazioni erogate dall’Annunziata, come dimostrano le condizioni del reparto del Pronto Soccorso che è praticamente al collasso. I nostri presidi ospedalieri risultano essere agli ultimi posti nelle graduatorie nazionali quanto a qualità e tempistica delle prestazioni, anche per la carenza di medici, paramedici, tecnici ed ausiliari, visto che quelli in servizio devono assistere e curare giornalmente centinaia se non migliaia di pazienti.

Per questi motivi, riteniamo necessario un coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni e delle amministrazioni locali, con una mobilitazione generale della nostra Provincia a sostegno di una sanità pubblica garantita a tutti, rispondente realmente ai bisogni delle persone e rispettosa dei diritti di tutti gli operatori del settore. Per pretendere soprattutto una Sanità efficiente, ripulita dagli interessi, dagli intrallazzi e dalle clientele dei politicanti e degli affaristi che da anni ne condizionano lattività, e non assoggettata, per come afferma lo stesso commissario Scura, agli interessi di (im)prenditori privati.

Perciò aderiamo con convinzione alla manifestazione indetta dalla CGIL per la giornata di domani, martedì 5 giugno 2018 che, partendo da piazza Zumbini, si snoderà nelle strade della città sino a raggiungere la sede dell’Azienda Sanitaria di Viale degli Alimena.

Francesco Saccomanno, segretario Provinciale Partito della Rifondazione Comunista Cosenza
Pino Scarpelli, segretario regionale Partito della Rifondazione Comunista della Calabria