Cosenza, sanità venduta ai privati. Lo psicodramma della pupa (dei boss) furiosa, intercettata e declassata

Giuliana Bernaudo

Nella città dove c’è la magistratura più corrotta d’Italia, tutto si trascina a catena con relativo effetto domino. Il Comune in prima battuta, con Occhiuto e tutti i suoi appalti alle ditte amiche mafiose e i picciotti della ‘ndrangheta che gli hanno consentito di vincere due volte le elezioni con tanto di pacchetti di voti spostati al ballottaggio nel 2011 e con tanto di pestaggi organizzati e intimidazioni connesse cinque anni dopo. Ma anche l’Asp, dove non si riesce ancora a quantificare il debito, addirittura miliardario e dove si continua tranquillamente e allegramente a delinquere nonostante le patetiche operazioni di una procura che non è solo più ormai un porto delle nebbie ma una barzelletta tragicomica.

In questo clima surreale e grottesco in questi giorni si sta consumando lo psicodramma di Giuliana Bernaudo, nominata contro ogni legge direttrice dell’Unità Operativa Spedalità Privata, che elargisce decine e decine di milioni ai boss della sanità privata. La Bernaudo, non essendo medico ma biologa, non potrebbe ricoprire l’incarico e approfittando di questa pacchiana situazione, ognuno ci ha marciato facendole “caricare” i soldi con le firme di altri dirigenti e “ricattandola” regolarmente in caso di “dimenticanze”. Una situazione talmente paradossale che la Bernaudo è diventata per tutti e non solo per noi la pupa dei boss.

La procura, irrisa ormai da tutta la popolazione, ha fatto girare la voce che fosse alle porte un seguito della ridicola operazione “Sistema Cosenza”, che è servita a far fare un po’ di ferie pagate a gentaglia come Fra’ Remigio Magnelli o Giovanni Lauricella, e il Gattopardo capo era pressoché certo che il gip avrebbe detto sì anche alla sua richiesta di interdizione dai pubblici uffici per la Bernaudo ma ha clamorosamente fallito. Tuttavia, prima che il flop del procuratore fosse di dominio pubblico, la pupa, fiutando il pericolo, aveva già provveduto a levare le tende, subito dopo aver “regalato” due ghiotte determine da 61 milioni complessivi ai suoi boss. Ed ecco, in esclusiva, la lettera con la quale annunciava di lasciare l’incarico.

La pupa scrive al commissario e si autocelebra per avere eseguito pedissequamente gli ordini della sanità massomafiosa cosentina ma non contenta si lamenta degli “attacchi scellerati” di un blog (che ovviamente è Iacchite’), che altro non fa che cantarle la pampina con un affettuoso nomignolo, la pupa, che non ha potuto mai ledere la sua immagine, tra l’altro abbondantemente compromessa da tante altre “prodezze” precedenti. Una per tutte: aver assegnato un incarico… alla figlia e ci fermiamo qui per carità di patria. Ma la cosa assurda è che gli attacchi del blog diventano addirittura il motivo scatenante per chiedere di essere collocata a capo di un’altra Unità Operativa! Come a dire: sono abusiva, qui ho fatto quello che dovevo fare, e adesso mandatemi da qualche altra parte ma con lo stesso “rango” perché il blog mi attacca. Cose da pazzi!

Nel frattempo, il Gattopardo del porto delle nebbie, frustrato dal rigetto delle sue patetiche richieste, fa circolare alcune intercettazioni sui suoi media di riferimento (non su Iacchite’, quindi) e la integerrima “immagine” della Bernaudo esce – se possibile – molto, ma molto più a pezzi di prima per quello che dice lei stessa contro il commissario La Regina (“si sta dimostrando peggio degli altri…”, testuale), che non si adopera per tempo per fare arrivare i “dollaroni” ai massomafiosi delle cliniche e delle Rsa. Per non parlare poi dei suoi giudizi tranchant sulle modalità con le quali l’Asp liquida i pagamenti “senza titolo” a questi signori. Che sarebbe anche la verità, se solo lei la denunciasse però non nelle intercettazioni captate ma davanti a qualche magistrato serio. Insomma, un disastro totale, che inevitabilmente costringe La Regina (e voi lettori sapete quale “stima” abbiamo dell’utile idiota di cui si parla!) a usare le maniere forti e a spedirla ad Amantea ai laboratori di analisi, una sorta di declassamento punitivo senza se e senza ma.

 

La Bernaudo, a questo punto, sputtanata a tutti i livelli, con una “immagine” che le provoca l’ilarità generale nei corridoi dell’Asp di via Alimena, prende carta e penna e scrive nuovamente a La Regina sfogando la sua frustrazione e non accorgendosi di rivelarsi ancora più involontariamente comica di prima.

 

Per una migliore comprensione dei fatti. La Bernaudo, che non potrebbe mai e poi mai occupare il posto di direttrice di Unità Operativa per il semplice motivo che non è un… medico, richiama il suo fantasmagorico “curriculum vitae” e protesta vivacemente per la destinazione ai laboratori di analisi (che – essendo lei biologa – sono la sua destinazione naturale) affermando, non si capisce da quale pulpito, che doveva essere destinata ad altra Unità Operativa! L’unica consolazione è che stavolta non parla più del blog ma si limita a citare le “gravi e infondate illazioni” contro di lei, che poi altro non sono che le sue stesse parole intercettate dagli sbirri al soldo del Gattopardo. Ma l’aspetto ancora più comico è il finale ovvero quando chiede che la disposizione “punitiva” nei suoi confronti venga revocata.

Coraggio, signora pupa, ormai ha avuto il suo quarto d’ora di popolarità, ha sguazzato per qualche tempo insieme ai suoi boss in uno dei posti-chiave dell’Asp più massomafiosa d’Italia e adesso deve tornare da dov’è venuta. Buon ritorno ad Amantea e ci raccomandiamo vivamente con lei, in questi ultimi anni prima del pensionamento, di tenere la bocca più chiusa che può per evitare “prodezze” ancora più tragicomiche di quelle che ha già combinato. Arrivederci signora pupa, la ringraziamo comunque per averci fatto sorridere un po’ in questo periodo drammatico.