Cosenza, scandalo alla diocesi: Nolè, il prete virtuoso e tutti gli scheletri negli armadi

Sono passati tre giorni ma l’eco per l’ennesimo scandalo della diocesi di Cosenza con l’aborto nascosto da monsignor Nunnari e don Giuseppe Leone e portato alla luce da “Le Iene” e da un prete virtuoso, non solo non è scemato ma – se possibile – è ancora più forte per il semplice motivo che ancora non si capisce quali saranno le mosse dei vertici della chiesa cosentina.

L’arcivescovo Nolè, non propriamente un “cuor di leone”, ha diffuso una dichiarazione di circostanza nella quale, incredibile ma vero, giudica anche Salvatore Nunnari come una vittima della vicenda quando scrive che “anche un vescovo è stato duramente vilipeso da un membro del nostro presbiterio“. E se proprio non avessimo capito, il pavido Nolè aggiunge addirittura che “vescovo (ovvero lui in persona) e presbiterio si stringono attorno al Pastore emerito (che invece sarebbe Nunnari) per esprimergli affetto e sincera fraternità“. Annunciando infine “seri provvedimenti nei confronti di quanti hanno dato pubblico scandalo“. Insomma, una dichiarazione insoddisfacente per quanti cercavano “giustizia” rispetto ad uno scandalo nel quale sono pesantemente coinvolti un ex vescovo ora emerito e un parroco diventato ex solo dopo l’irruzione de “Le Iene”. Ma veniamo al nocciolo della questione. L’arcidiocesi di Cosenza ha chiaramente capito chi è il “membro del presbiterio” che ha menato in testa a Nunnari definendolo “maiale” e “uomo di merda”. A dire il vero, è stato proprio il diretto interessato che ha ammesso la sua partecipazione alla trasmissione e non si è detto per niente pentito di quello che ha affermato. Non citiamo il nome solo per opportunità ma a Cosenza ormai tutti sanno di chi si tratta. Ora c’è grandissima curiosità per verificare se sarà punito o meno dall’attuale arcivescovo. Giova ricordare a monsignor Nolè, che sembra arrivato a Cosenza dall’iperuranio, che all’interno della diocesi gli scandali sono così numerosi e scottanti che quello dell’aborto nascosto sembra essere davvero il meno grave ed è quanto dire. E, visto che ci siamo, ricordiamo ancora a monsignor Nolè che una eventuale punizione nei confronti del prete virtuoso potrebbe scatenare un pericolosissimo gioco al massacro, che metterebbe ancora più in imbarazzo (per usare un eufemismo) la curia cosentina. E’ probabile che anche tra poche ore, nel corso della sua omelia domenicale, il prete virtuoso mandi qualcosa a dire all’attuale arcivescovo, che forse farebbe bene a ritornare al silenzio, che è l’unico atteggiamento valido che può assumere dopo quanto è accaduto.Gli scheletri negli armadi della diocesi sono talmente tanti che si fa fatica a contenerli. Giusto per citare uno tra gli scandali più gravi ricordiamo a Nolè che nell’Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello la curia ha bruciato oltre 100 milioni di euro in quindici anni, ha fatto scomparire dodici persone e ha coperto almeno due casi di omicidio colposo che qualcuno ha tentato di far passare per morte naturale. Ma anche una decina di morti sospette. Il resto, bene o male, è già venuto alla luce: centinaia di assunzioni imposte dalla politica locale, un sacerdote (don Alfredo Luberto) che “dirotta” centinaia di migliaia di euro dai fondi per l’assistenza dei ricoverati all’assistenza a se stesso. E poi ancora documenti falsi per ottenere rimborsi dalla Regione, interessi privati pagati con denaro pubblico, lettere di protesta e denunce ignorate per anni, coperture e protezioni.

Ricapitolando: ci sono circa 25 persone delle quali non si sa che fine abbiano fatto: dodici sono sparite e per altre quindici c’è addirittura l’ombra di una morte violenta. Venticinque scheletri che giacciono metaforicamente in tutti gli armadi della diocesi e non vedono l’ora di uscirne perché, com’è logico che sia, sono in tanti a sapere come sono andate le cose.

Una vergogna consumatasi con la benedizione dell’arcidiocesi Cosenza – Bisignano che sul caso non volle mai far luce. Nonostante le ripetute sollecitazioni ricevute soprattutto con le denunce di Padre Fedele a riguardo delle nefandezze quotidianamente consumate in quella che doveva essere una perla dell’assistenza psichiatrica e per anziani nel cosentino, la curia non intervenne mai attendendo che la magistratura sgomberasse lo stabile.Un arcivescovo non può non sapere. E chi opera nel mondo della chiesa sa bene che è così. Qui non si parla della gestione di una casa famiglia o di una parrocchia di campagna. Si tratta di uno dei maggiori pilastri del mondo della sanità, dell’occupazione e del lavoro del territorio regionale della Calabria. Dopo monsignor Agostino, l’Arcidiocesi di Cosenza Bisignano è stata affidata a monsignor Salvatore Nunnari che ha subìto da vescovo in carica tutto il periodo del processo e anche le conseguenze dell’opinione pubblica. Un bravo sacerdote che lavora nell’Arcidiocesi ha riferito che era pericoloso anche uscire in auto dall’ufficio tanta era la tensione del popolo contro il clero del territorio.

Ciò significa che il popolo, lo stesso popolo di lavoratori che, ad un certo punto si sono sentiti abbandonati, ha reagito. Evidentemente, Salvatore Nunnari ha ritenuto di applicare la regola: “se la tua mano va in cancrena, tagliala, prima che vada in cancrena tutto il braccio”. E si sa, che dopo il braccio c’è la testa che bisogna proteggere ad ogni costo. Forse per questo don Alfredo Luberto che in un primo momento afferma ciò che gli sembrava ovvio “la diocesi sa tutto”, in un secondo momento dice” il responsabile sono solo io”. Così facendo la mano che ha rubato è tagliata, il braccio è salvo e la testa…pure. E delle persone scomparse, ancora oggi non si sa nulla. O meglio: la magistratura non sa nulla perché tutti, nella diocesi, possono dire cosa è successo e anche con dovizia di particolari.

A questo punto monsignor Nolé e i suoi consigliori sono davanti a un bivio: continuare a coprire Nunnari e le sue nefandezze o denunciarlo una buona volta per tutte e mandarlo via a calci nel sedere togliendogli anche quella cittadinanza onoraria conferitagli dal sindaco che ancora grida vendetta? Il prete virtuoso sta alla finestra ed attende tranquillo, sono altri che in questo momento sono preda dell’ansia. Buon divertimento!