Cosenza. “Siamo senza la nostra casa da un anno: era bellissima, oggi è un ammasso di muffe e calcinacci”

LETTERA AI RESPONSABILI DI UN EVENTO DESTABILIZZANTE 

da parte di Alfa, Beta, Gamma e Delta, gli sfortunati protagonisti della disavventura già qui descritta L’assurda storia di una famiglia rimasta senza casa 

7 Agosto 2022 – 7 Agosto 2023. Esattamente un anno fa l’evento improvviso e destabilizzante di dover abbandonare la nostra casa in pochi minuti, a causa di condotte altrui.
Quella frase dei Vigili del Fuoco, “INTERDETTO L’UTILIZZO DELL’ ABITAZIONE FINO AL RIPRISTINO DI TUTTE LE CONDIZIONI DI SALUBRITÀ E DI SICUREZZA DEGLI AMBIENTI”, è stata come un pugno in faccia e ci ha fatto cadere il mondo addosso.
Come se non bastasse lo shock per l’inaccettabile improvviso evento di vedere andare in fumo i sacrifici di un’intera esistenza, abbiamo dovuto accettare senza battere ciglio anche la “nuova condizione” di sfollati.
E il persistere di questa triste condizione, ha messo e sta mettendo davvero a dura prova la nostra capacità di reagire all’emergenza venutasi a creare e di resistere.

Noi esseri umani siamo abituati alla normalità, non a vivere situazioni traumatiche, angoscianti ed ansiogene che richiedono di stare al mondo in un continuo stato di allerta.
Ricevere una batosta come quella di dover abbandonare per colpa di altri la propria abitazione, vivere per mesi e mesi una precaria condizione di disagio fuori dalla propria casa e lontano dalle proprie cose rappresentano situazioni che metterebbero a dura prova anche gli equilibri più stabili. 

Nei primi istanti si è scioccati ed increduli. Poi, all’incredulità si aggiungono paura, rabbia, frustrazione, senso di impotenza, angoscia infinita, disperazione. “Normalità” diventa il dover convivere con ansia generalizzata e depressione, ma anche con disturbi psicosomatici ed altri gravi problemi, non solo di salute. Diventa difficile, quasi impossibile, riuscire a controllare o indirizzare le emozioni per elaborare adeguate strategie di autotutela e difesa in modo da potere accettare il tutto come se niente fosse.
Lo stress che ne consegue, l’angoscia, il sentirsi impotenti, l’insonnia, il batticuore, l’ansia costante e la paura per il futuro, il timore di non farcela a ricominciare da capo, di non avere la forza, le energie e i mezzi necessari per ricostruire e ripartire, fanno inoltre rivivere continuamente il trauma, come se la mente fosse rimasta lì, congelata e immobile, costretta a rivivere l’evento.Mi è stato spiegato che un evento traumatico viene registrato per sempre tanto dalla nostra mente quanto dal corpo, anche se inconsciamente possiamo tentare di rimuoverlo.
Dover abbandonare in 5 minuti la propria casa e tutte le proprie cose é sicuramente un evento traumatico.Significa perdere d’improvviso la propria identità, perdere quei punti di riferimento che ti fanno sentire al sicuro, protetto, che ti fanno sentire te stesso.
Perchè una casa non è solo un insieme di mattoni, cemento e mobili.
La casa di ognuno di noi è il nostro equilibrio psico-fisico, è lo scrigno che contiene e protegge la nostra storia personale e familiare, i nostri ricordi.
È anni di progetti, di lavoro, di sacrifici, di momenti di condivisione e di amore di una famiglia.
La casa è dove hai il tuo cuore e nessun luogo potrà mai essere come casa.
Nella foto, in basso, la nostra casa, la nostra oasi di pace e serenità prima del disastro. Arredata e realizzata a poco a poco, centimetro per centimetro, in 30 anni di rinunce e sacrifici. Oggi è un ammasso di muffe e calcinacci.