Cosenza ha smarrito la sua umanità

Se non fosse per la presenza in città di alcune associazioni come la Terra di Piero, Stella Cometa, Casa Nostra, il Rialzo, Prendocasa, che si occupano concretamente di chi è in difficoltà, si potrebbe dire che Cosenza, negli ultimi anni, ha smarrito la sua umanità. Cosenza: da città accogliente a città dell’indifferenza.

La storia di Ania è uguale a quella di tante altre donne che migrano in cerca di un futuro migliore, storie che finiscono, spesso, senza un lieto fine. Rumena di nazionalità, 45 anni, Ania come tante altre si è trovata, in Italia, a rivivere storie di miseria, degrado e randagismo umano. Pensava di essere scappata da tutto questo invece ad attenderla ha trovato ancora una volta una vita fatta di stenti. Ania vive completamente per strada, si arrangia spesso a dormire alle spalle di quello che una volta era il “Caffè letterario”, in condizioni disumane. Non ha nulla, e se non fosse per l’umanità che contraddistingue alcuni, non avrebbe neanche quella coperta che la notte la ripara dal freddo.

Della sua storia e delle sue gravi condizioni di salute, sono stati messi tutti al corrente grazie alle segnalazioni di alcuni volontari: sindaco, vescovo, questore, prefetto, comandante dei carabinieri, nonché servizi sociali e varie realtà di accoglienza cittadine. Ma nessuno all’oggi ha fatto nulla per prevenire quella che sembra avere tutte le caratteristiche di una morte annunciata. Già, perché Ania, con l’avanzare dell’inverno, non è più in grado di sopportare altre notti all’addiaccio. Le sue condizioni si aggravano ogni giorno di più, e il rischio di non svegliarsi è diventato alto.

Ania per far fronte alle sue condizioni di indigenza assoluta, come capita a tanti, è finita nel tunnel dell’alcolismo, del resto se non ti ubriachi come fai a dormire la notte fuori con questo freddo? E questa sua condizione ha complicato ancora di più le cose, tanto che nessuna struttura si è detta disponibile ad accoglierla.

Al di là di tutto riteniamo che non sia accettabile assistere, inermi, alla morte annunciata di questo essere umano. Non si può morire per abbandono. Ci sarà qualcuno in questa città disposto a darle una mano. Magari più di qualcuno. Ed è questo l’appello che facciamo ai pochi generosi di cuore che ancora esistono in questa città: diamo una mano tutti insieme a trovare almeno una struttura dove Ania possa passare queste notti, in attesa magari di contattare qualche suo parente in Romania per organizzare il suo rientro. Che è l’unica cosa che si può fare. Almeno lì troverà qualche familiare disposto ad assisterla.