Cosenza deviata: chi ha tradito Giorgio Santoro, avvocato e “pezzo grosso” della massoneria?

Giorgio Santoro

La curiosità adesso è aumentata in maniera esponenziale. Da quando Il Fatto Quotidiano ha rivelato che tra i soci del farmacista cosentino Graziano Santoro, deus ex machina benedetto dalla politica per realizzare il Porto di Diamante, c’è la spia del maresciallo Greco, ormai pentito di rango della massomafia calabrese, la domanda del titolo diventa sempre più attuale. Che cos’è accaduto di così grave da “costringere” la procura di Cosenza meglio nota come porto delle nebbie a mazzolare in testa il fratello del farmacista-imprenditore? 

Per avere certezza che l’avvocato cosentino evasore totale, proprietario di 17 immobili e di 60 conti correnti, fosse il civilista Giorgio Santoro, abbiamo dovuto attendere quasi dodici ore. Tante ne sono passate dalle 9 del 7 aprile 2017 (giorno e orario in cui la notizia, diffusa dalla Guardia di Finanza, è diventata di dominio pubblico) alle 21 (orario nel quale finalmente siamo stati certi del coinvolgimento di Santoro). Un’omertà incredibile in una città come Cosenza dove custodire un segreto è quasi impossibile. Eppure ieri nessuno (avvocati, finanzieri, giornalisti…) se la sentiva di dare in pasto ai pochi cronisti non ancora venduti al regime il nome di Giorgio Santoro. Le motivazioni stanno, forse, in quello che stiamo per scrivere.

Giorgio Santoro è un avvocato civilista molto noto nel foro di Cosenza ma se si scava bene nella sua vita e nel suo curriculum ci si accorge immediatamente che è molto più famoso per la sua appartenenza alla massoneria che per la sua professione di avvocato. Anche se sappiamo bene che i due ambiti hanno mille intrecci.

Santoro oggi è un “pezzo grosso” della Gran Loggia Federale d’Italia, un mondo che pochi conoscono a fondo e che forse deve essere attentamente studiato. Ma fino al 2008 faceva parte della più antica e strutturata Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi ed Accettati Muratori (ALAM), Massoneria Universale di Rito Scozzese Antico Accettato, Obbedienza di Piazza del Gesù, Palazzo Vitelleschi… Luigi Danesin era il Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro, mentre l’avvocato Giorgio Santoro era il Gran Maestro Aggiunto, nonché Delegato Magistrale Regionale della Calabria.
Nel 2008, come spesso accade nella massoneria, avviene una scissione per iniziativa di diversi fratelli che hanno lasciato la Gran Loggia d’Italia a seguito dell’elezione a Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro del prof. Luigi Pruneti.

Nell’altra coalizione era candidato alla carica di Luogotenente proprio il fratello Giorgio Santoro, che – almeno secondo quanto affermano alla Gran Loggia D’Italia, che però sono gli avversari di Santoro – “… non accettò la sconfitta e andò via creando una diaspora nell’Obbedienza in Calabria, non solo per i fratelli che andarono con lui ma anche perché molti andarono via decidendo di non aderire a nessun’altra istituzione massonica. Era il periodo in cui si raggiunse il minimo storico di numero di affiliati in Calabria…”.

Le motivazioni di tale scisma furono molteplici. La struttura organizzativa è costituita da Logge autonome che si sono federate per condividere un percorso massonico similare e, per finalità rappresentative, sono unite in una Gran Loggia che svolge funzioni di regolamentazione dei Rituali Massonici, i cui componenti sono eletti da un Gran Consiglio Federale composto da tutti i Maestri Venerabili delle Logge della Comunione.

Attualmente le due cariche di Gran Maestro e di Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico ed Accettato sono state affidate, per elezione dai rispettivi corpi massonici competenti, all’avvocato Giorgio Santoro di Cosenza, già Gran Maestro Aggiunto fino al 2007 della Gran Loggia d’Italia e Membro Effettivo di quel Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato fino al successivo marzo 2008, allorquando si allontanò da quella famiglia massonica.
In Puglia il rappresentante locale è il Vice-Presidente del Gran Consiglio Federale ed è il prof. Pietro Iaquinta, docente universitario cinquantenne, anch’egli fuoriuscito nel 2008, noto in tutta la Regione e sempre molto attivo.

LA FAMIGLIA SANTORO

La famiglia Santoro non è una famiglia qualsiasi. Al di là della professione avvocatizia di Giorgio, c’è anche quella del fratello (non solo massone, ma proprio di sangue) Graziano, titolare di una avviatissima farmacia a Cosenza, in via Caloprese. E non solo. Perché la famiglia Santoro, proprio attraverso l’impresa guidata da Graziano, è anche proprietaria della famosa sala ricevimenti a cinque stelle Palazzo del Capo di Cittadella, de L’Eremo del Duca e di molti terreni costieri a Bonifati. 

Successivamente al cambio di loggia di Giorgio Santoro, accadono molte cose ma la più importante di tutte è la clamorosa ascesa imprenditoriale di Graziano, che con la sua impresa edilizia vince la gara d’appalto per la costruzione del porto di Diamante, entrando in contatto ovviamente con tutti i big della politica regionale.

In politica, si sa, essere massoni aiuta e non poco. E significa avere molti incarichi professionali, siano essi legati alle attività edili ma anche ad incarichi avvocatizi ed alle consulenze. Quelle consulenze ed incarichi che escono dal Tribunale di Cosenza ma anche dalla Regione, dai Comuni e dalle Province. E’ così che si fanno soldi. Nella difesa, non solo penale, ma soprattutto civile, degli interessi dei boss, nel giro delle progettazioni, in quello delle perizie tecniche. Se una loggia massonica è in crescita, crescono anche i suoi iscritti e loro ne avvertono subito la potenza, dandosi da fare per affiliare altri nuovi iscritti. Il potere politico va di pari passo con tutto questo e spesso vi soggiace. Massoneria e politica, insomma, camminano a braccetto. Ma delle questioni relative al porto di Diamante, delle quali ci siamo già interessati, scriveremo a parte.

In questa sede invece ci interessa commentare l’indiscrezione che sta dilagando in queste ore. Sembra che l’avvocato Giorgio Santoro si stesse preparando, con un certo clamore, ad un ritorno in grande stile nella Gran Loggia d’Italia dopo l’uscita di scena dell’acerrimo rivale Luigi Pruneti. Da qui – secondo i maligni – sarebbero scaturite le “soffiate” alla Guardia di Finanza per arrivare all’operazione di ieri e alla scoperta di tutti gli altarini. Insomma, una vendetta da parte dei suoi nemici all’interno dell’Istituzione. Per il momento si tratta di indiscrezioni, ma, come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.