Cosenza, una guerra tra bande dietro la cacciata di Maria Pia Funaro: protagonisti e retroscena

Lo abbiamo già scritto: la guerra al Comune di Cosenza tra l’ormai ex vicesindaca Funaro e il sindaco Franz Caruso (per quanto non conti nulla e rappresenti solo il prestanome di Nicola Adamo) ha chiamato in causa molto più di quello che si può immaginare. Non si tratta solo di uno scontro fra due esponenti dell’amministrazione, ma anche fra mondi.  

Il siluramento della vicesindaca Funaro è stato un segnale di sfratto per il segretario provinciale Pecoraro, non solo perché Funaro e Pecoraro sono molto legati (pare che condividano perfino lo stesso domicilio nello stesso fabbricato nella zona Tribunale a Cosenza), ma perché Pecoraro si era “elevato” a principale sostenitore e difensore della Funaro in giunta in questi mesi, con il piano segreto di proporla a candidata a presidente della Provincia nel 2024 in accordo con Boccia, forte anche del sostegno di quel che rimane della “gloriosa” Cgil.

Nicola Adamo e Franz Caruso hanno così aspettato con destrezza il momento di debolezza del segretario provinciale, attaccato dai consiglieri regionali Bevacqua e Iacucci e da Antonio Tursi per la composizione della sua segreteria, per liquidare la Funaro, che rappresentava un interlocutore spinoso e ostile.  

Pecoraro così, in pratica rimasto privo del sostegno di Iacucci e Bevacqua, si è trovato appeso nel coordinamento provinciale ai voti di Adamo e scagnozzi e dunque passibile di sfiducia in ogni momento sulla base dei desiderata dei soliti Capu i Liuni e del suo inseparabile braccio destro, Gigino Incarnato detto Tic Tac.

Da qui la possibilità di liquidare la Funaro, una volta annullata la difesa del Pd provinciale, con la difficoltà di Giuseppe Mazzuca nella sua consueta versione “due facce”: prima aveva sposato la linea di Pecoraro ma ara squagliata d’a nivi s’è eclissato come al solito in versione “guapp’i cartuni”. Ecco perché si narra di una scortesia verso il Pd provinciale con la notizia del siluramento appresa dai giornali senza una telefonata di preavviso e con qualche incontro precedente meramente interlocutorio su temi secondari.

Tuttavia, qui si interseca una vicenda più profonda perché il segretario provinciale Pecoraro è sempre figlio del leggendario Carlo, ormai da anni spedito in esilio ad Hammamet, come già abbiamo scritto in tempi non sospetti, dopo il pensionamento da ingegnere capo al Comune di Cosenza, ruolo ricoperto per 25 lunghissimi anni. E Pecoraro junior è ben consapevole del gioco più grande che si sta svolgendo sul suo “testone”.  

Al Comune di Cosenza ci sono due fazioni che da decenni controllano l’indirizzo tecnico (leggi appalti e soldoni…), guidate da due pensionati d’oro. Una che fa capo proprio a Carlo Pecoraro, padre del bamboccione Vittorio, e una che fa capo a Luigi Zinno, altro “colletto bianco” della peggiore specie. Pecoraro e Zinno sono entrambi ex dirigenti dei Lavori Pubblici ed ex storici ingegneri capi, per lungo tempo amici e nemici in contemporanea. Il primo – Pecoraro – legato alla componente comunista del cardinale Franco Ambrogio, il secondo più vicino alla componente di Nicola Capu i Liuni. E questa è storia…  

Declinato nell’attualità di oggi, abbiamo Vittorione bell’i papà Pecoraro impegnato a tutto campo nel sostegno al dirigente Giuseppe Bruno – che non a caso ha fatto spesso resistenza alle proposte indecenti di Adamo&Incarnato e Luigi Zinno impegnato a sostegno della dirigente Antonella Rino. 

Di conseguenza, anche il calcio nel sedere alla Funaro e il rimpasto che ne seguirà, si legano all’interno di questa guerra, soprattutto se è vero – come è vero – che Carlo Pecoraro si sarebbe precipitato dalla Tunisia a Cosenza per scongiurare la cacciata della vicesindaca Funaro, senza però riuscirci a causa dell’esplosione del “caso Cgil”. Ci riferiamo alla improvvida “sortita” degli incapaci dirigenti del sindacato, che non hanno trovato di meglio da fare qualche giorno fa che buttarsi sul carro di Occhiuto il parassita per la tragicomica vicenda del “nuovo” ospedale che tutti sanno che non si farà mai.

Pecoraro senior aveva spronato anche il figlio a fare di più per Maria Pia Funaro, essendo lui stesso dentro il “funarismo cattolico” dai tempi della prima Repubblica, in perfetto stile “cattocomunista”. Ma il figlio, al quale ancora devono spuntare i coglioni, se n’è lavato le mani temendo ritorsioni e non ha capito – o finge di non capire – che il prossimo ad essere silurato sarà lui… medesimo. 

Così possiamo dedurre che se al posto della Funaro andasse Francesco Alimena, detto anche piccolo Franco, pupillo di Luigi Zinno, oltre che di Nicola Capu i Liuni e della moglie Enza Madame Fifì, si consumerebbe un grande colpaccio per la fazione dell’immarcescibile e impresentabile Zinno e una sconfitta troppo forte per la componente avversaria al Comune. Proprio per scongiurare questa eventualità, Vittoriuccio bell’i papà ha ingoiato il rospo e non ha difeso in nessun  modo la sua ex amica Maria Pia Funaro ma attendiamo con curiosità le mosse sottoregno fra bande avversarie e i venti di vendetta che soffieranno. La soluzione più probabile, dunque, resta quella del derby tra gli scagnozzi di Adamo da punire e quindi tra Damiano Covelli tefaticatè e Giuseppe Mazzuca guapp’i cartuni a due facce. Le scommesse sono sempre aperte, fate il vostro gioco.