Cosenza. Villa Verde e i boss “depressi”: condannati i medici Ambrosio e Ruffolo

“Villa Verde”, struttura sanitaria privata posta alle porte di Cosenza, è stata per un periodo il luogo scelto da alcuni boss della ‘ndrangheta per trascorrervi la degenza. Una degenza determinata da una patologia subdola – la “depressione maggiore” – e soprattutto molto diffusa tra i detenuti. Dimostrare di soffrirne ha consentito, infatti, a “pezzi da novanta” della mafia calabrese di lasciare, negli anni scorsi, il carcere duro e ottenere la reclusione domiciliare in case di cura. A “Villa Verde” trovarono ospitalità uno dei “reggenti” del clan vibonese dei cosiddetti Piscopisani, Andrea Mantella, spietato azionista e oggi collaboratore di giustizia, e Samuele Lo Vato, picciotto di fiducia di Antonio Forastefano, detto “il diavolo”, capo dell’omonimo clan mafioso di Cassano. Pure Lo Vato, coinvolto in una inchiesta della Dda di Catanzaro, dopo l’arresto ha scelto di pentirsi. Dalle dichiarazioni rese dalle due “gole profonde” provenienti da aree diverse della Calabria, è nato il processo concluso con sentenza, ieri sera, dal Tribunale collegiale bruzio (presidente Granata; a latere Familiari e Formoso).

Agli imputati la procura distrettuale, diretta da Nicola Gratteri e rappresentata in dibattimento dal pm antimafia Stefania Cardarelli, contestava di aver favorito la degenza dei boss attestando fittiziamente l’esistenza dello stato di prostrazione psichica degli illustri (in senso criminale) “ospiti”. Un’accusa che tutti i rinviati a giudizio hanno respinto proclamandosi sempre innocenti. I fatti oggetto della conclusa istruttoria dibattimentale venivano ricostruiti in un provvedimento restritivo del luglio 2012.

Questo il verdetto dei giudici: Luigi Arturo Ambrosio, medico, legale rappresentante all’epoca dei fatti della clinica “Villa Verde” è stato condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione, libertà vigilata per 2 anni; per l’altro medico Gabriele Quattrone decisa l’assoluzione; Franco Antonio Ruffolo, psicologo in servizio nella clinica “Villa Verde” condannato a 5 anni di carcere e 2 anni di libertà vigilata, infine per Caterina Rizzo, sposata con Antonio Forastefano, già capo dell’omonima cosca, è stata decisa l’assoluzione.