Covid, zone rosse: domenica di vertici per governo e Cts. Chiusure “mirate” sempre più vicine

I vertici di oggi, il dpcm domani – La linea sembra tracciata: dopo il vertice fiume del premier con ministri e capi delegazione, stamattina il presidente del Consiglio sta incontrando le Regioni e il presidente dell’Anci Antonio Decaro. E metterà sul tavolo i dati sulle zone più a rischio aggiornati nel frattempo dal Comitato tecnico-scientifico nella riunione urgente di ieri. Nel pomeriggio, quindi, Conte si riaggiornerà con i capidelegazione e i capigruppo di maggioranza.

Possibile, a questo punto, che incontri anche le opposizioni: il tavolo con le forze parlamentari su informative e dpcm, se mai dovesse vedere la luce, sarà guidato dal ministro Roberto Speranza. Il nuovo Dpcm dovrebbe essere varato nella serata di domani, dopo che il premier comparirà in Parlamento per riferire sulle nuove misure. Per questo motivo il Cts ha riunito gli esperti a tappe forzate per riaggiornare l’elenco dei territori considerati più a rischio rispetto ai quali dovranno essere valutate nelle prossime ora misure più restrittive. Sembra inoltre prendere forza la possibilità di fermare gli spostamenti tra regioni, fatti salvi motivi di lavoro, salute e urgenza. Sul tavolo anche nuovi orari per i negozi.

Boccia: “Non escluso stop solo in alcune zone” – Che si vada verso la stretta sui territori a più alto indice di contagio lo conferma anche il ministro Francesco Boccia: “Non si esclude la necessità di una, due, tre settimane di stop in alcuni territori, perchè l’indice Rt non è uguale dappertutto”, ha detto il titolare per gli Affari regionali e le Autonomie. Secondo il ministro “in questo momento le aree interne non sono nella condizione delle aree metropolitane e nelle aree metropolitane c’è una maggior difficoltà perché è fin troppo evidente che la difficoltà è legata alla densità di popolazione. E questa cosa evidentemente, in questo momento, va spiegata bene e va rafforzata anche attraverso gli strumenti tecnologici di cui ci siamo dotati”.

”Dobbiamo fermare la curva dei contagi che in questo momento, purtroppo, continua a crescere. Se necessario, valuteremo chiusure di due o tre settimane per quelle zone che in questi giorni presentano numeri più preoccupanti”, scrive in una nota il viceministro dei Trasporti, Giancarlo Cancelleri. Ieri Conte ha spiegato alla festa de Il Foglio ha spiegato quali sono i criteri seguiti dal suo esecutivo: “Massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità. Noi siamo sempre flessibili. Stiamo lavorando per capire se si deve intervenire ancora”. Intanto proprio dalle aree più a rischio lockdown, Campania e Lombardia, arrivano segnali in senso contrario. Con il governatore Vincenzo De Luca che bolla come una “stupidaggine” la serrata totale a Napoli invocando un intervento generalizzato del governo e Attilio Fontana che solo lunedì incontrerà i sindaci della Lombardia, probabilmente per concordare una mossa su base regionale visto che in sofferenza c’è non solo l’area metropolitana di Milano, dove si va verso la saturazione del testing, ma anche la Brianza e Varese.