Creiamo ponti… con le scuole: appello alle/gli insegnanti per una mobilitazione

Incontriamoci per ragionare sul futuro possibile e immaginare una resistenza comune contro il cemento che avanza, per cospirare, che significa respirare insieme, “sentire che ogni respiro ha bisogno di quello successivo”, e trovare il coraggio di buttare il cuore oltre gli ostacoli.
Chi, se non noi? Se non ora, quando?
GIOVEDÌ 7 MARZO h 18.00
presso SPAZIO NO PONTE (via Centonze 197, Messina)

APPELLO ALLE/GLI INSEGNANTI PER UNA MOBILITAZIONE CONTRO IL PONTE SULLO STRETTO
𝑃𝑜𝑖𝑐ℎ𝑒̀ 𝑖𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑙𝑜𝑡𝑡𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑠𝑝𝑖𝑟𝑖𝑡𝑜, 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑖 𝑛𝑜𝑚𝑖 𝑠𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑎𝑛𝑜 𝑒 𝑎𝑓𝑓𝑎𝑐𝑐𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑡𝑒𝑠𝑎 𝑑𝑖 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑛𝑜𝑚𝑒 𝑔𝑖𝑢𝑠𝑡𝑜. 𝐼𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑚𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑑𝑎 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑙𝑎𝑡𝑖 𝑙𝑎 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑣𝑎𝑟𝑖𝑜𝑝𝑖𝑛𝑡𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑢𝑠𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑖𝑡𝑖, 𝑒 𝑙𝑒 𝑎𝑞𝑢𝑖𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑠𝑖 𝑟𝑎𝑑𝑢𝑛𝑎𝑛𝑜 𝑖𝑛𝑡𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑢𝑡𝑟𝑒𝑓𝑎𝑐𝑒𝑛𝑡𝑒𝑠𝑖 𝑒𝑟𝑒𝑑𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑡𝑜. 𝐶’𝑒̀ 𝑝𝑒𝑟𝑜̀ 𝑢𝑛𝑎 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑑𝑎𝑣𝑒𝑟𝑖 𝑝𝑜𝑙𝑖𝑡𝑖𝑐𝑖, 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑎𝑙𝑖, 𝑒𝑐𝑐𝑙𝑒𝑠𝑖𝑎𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖, 𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑖, 𝑎𝑟𝑡𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐𝑖, 𝑚𝑜𝑟𝑎𝑙𝑖 𝑒 𝑠𝑖𝑚𝑖𝑙𝑖, 𝑒 𝑓𝑖𝑛𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑎𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑢𝑚𝑎𝑡𝑖 𝑙’𝑎𝑟𝑖𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑒𝑟𝑎̀ 𝑝𝑢𝑟𝑎 𝑒 𝑖𝑙 𝑟𝑒𝑠𝑝𝑖𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑡𝑢𝑟𝑒 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑟𝑒𝑠𝑡𝑒𝑟𝑎̀ 𝑜𝑝𝑝𝑟𝑒𝑠𝑠𝑜. 𝐿’𝑒𝑝𝑜𝑐𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑖𝑛 𝑙𝑢𝑐𝑒 𝑙𝑎 𝑔𝑖𝑢𝑠𝑡𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑠𝑒 𝑛𝑜𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑙’𝑎𝑖𝑢𝑡𝑖𝑎𝑚𝑜, 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑑𝑜𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑜𝑙𝑙𝑎𝑏𝑜𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑎 𝑐𝑖𝑜̀. 𝑀𝑎 𝑠𝑒 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑖𝑝𝑒𝑛𝑑𝑒 𝑑𝑎 𝑛𝑜𝑖, 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑟𝑎𝑔𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑠𝑖 𝑠𝑖𝑎 𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑛𝑜𝑖 𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑠𝑖 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑖 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑒; 𝑛𝑜𝑖 𝑑𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑑𝑖 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑖 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑎 𝑖𝑛 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑜𝑟𝑚𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑒𝑑𝑢𝑐𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑖 𝑡𝑒𝑛𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑓𝑜𝑔𝑔𝑖𝑎𝑟𝑐𝑖. 𝑆𝑖 𝑒𝑑𝑢𝑐𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑧𝑖𝑜𝑠𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑖𝑟𝑒 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑡𝑜𝑟𝑖, 𝑜𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑐𝑖 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑐𝑟𝑒𝑎𝑡𝑢𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑖 𝑛𝑎𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑎𝑚𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑢𝑛𝑖𝑐𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑢𝑛 𝑎𝑑𝑑𝑒𝑠𝑡𝑟𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜?
Max Stirner – Umanismo e realismo. Il falso principio della nostra educazione

𝐂𝐨𝐬𝐚 𝐬𝐢𝐠𝐧𝐢𝐟𝐢𝐜𝐚 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐫𝐞 𝐨𝐠𝐠𝐢?

Nel tempo dell’omologazione delle procedure, in cui si tenta di standardizzare ogni frammento della vita per meglio controllarla, il ruolo dell’insegnate si fa sempre più difficile, almeno per chi questo mestiere lo ha scelto anche per vocazione. Inseriti in un sistema sempre più gerarchico e vincolato a tempi e modalità prestabiliti, programmi sempre più lontani dal vissuto degli allievi da portare a termine, obbligo di giudicare l’apprendimento, adesione necessaria al sistema della pena, poco margine di scelta individuale rimane a chi si occupa oggi di educazione all’infuori dell’addestramento cognitivo comportamentale di altri esseri viventi in crescita. Che purtroppo somigliano sempre di più ai polli degli allevamenti intensivi che devono adattarsi, affezionarsi alla loro gabbia e forgiarsi per essere venduti nel mercato del lavoro.
Ma, andando alla radice, “educare” significa “trarre fuori”, “tirare ciò che sta dentro”.

Coltivare le potenzialità umane inespresse, far fiorire e fruttificare. Perchè i germogli non solo si adattino all’ambiente ma, crescendo, possano migliorarlo e plasmarlo secondo i propri desideri e le proprie attitudini, crearne di nuovi.
Quanto coraggio per andare alla radice: scavare è un’azione che va fatta col cuore. Il terreno, l’isola. Occuparsi di educazione in Sicilia. Per chi nasce qui sembra che non ci siano molte alternative di sopravvivenza, se non l’emigrare o l’arruolarsi in qualche corpo armato, come suggeriscono incessantemente i programmi di alternanza scuola lavoro e i progetti educativi promossi dall’esercito e dal ministero dell’istruzione; oppure ancora dare in pasto la propria esistenza ai processi di “digitalizzazione e open innovation”, confidando nelle briciole che verranno nelle nostre tasche se i nostri territori sapranno attrarre, come sempre più succede, grandi investimenti di capitale.

Ma non è di certo una strategia nuova quella di impiegare gli oppressi alla costruzione della propria e altrui oppressione prendendoli per fame, spingendoli a diventare imprenditori della propria miseria.
Adesso che la macchina della propaganda si è già attivata per farci ingoiare il boccone amaro della costruzione del Ponte sullo Stretto, al punto che viene proposto di aprire nuovi corsi di laurea per formare i tecnici e gli operatori che si occuperanno della progettazione e della realizzazione della mastodontica quanto insensata opera, sarebbe poco lungimirante non pensare che i suoi tentacoli arriveranno fin dentro le scuole per inculcare ai più piccoli il futuro che si prospetta per loro. Per questa ragione vorremmo incontrarci, per ragionare sul futuro possibile e immaginare una resistenza comune contro il cemento che avanza, per cospirare, che significa respirare insieme, “sentire che ogni respiro ha bisogno di quello successivo”, e trovare il coraggio di buttare il cuore oltre gli ostacoli.
Chi, se non noi? Se non ora, quando?