Crisi da spiaggia, il piano di Renzi per Cantone (e Draghi)

Il piano di Matteo Renzi per il governo istituzionale prevede Raffaele Cantone presidente del Consiglio e il deficit al 2,9%. Con prospettive interessanti di durata, visto che questa maggioranza dovrebbe eleggere anche il presidente della Repubblica nel 2022. Ne ha scritto qualche giorno fa Stefano Feltri su Il Fatto Quotidiano:

“… Ma serve un nome di garanzia per questa operazione, capace di reggere tre-quattro mesi ma anche tre anni, se dovesse servire. Nell’intervista al Corriere della Sera, Renzi ha chiarito che non può essere Roberto Fico, che deve restare presidente della Camera. Il nome che circola è quello di Raffaele Cantone: il magistrato si appresta a lasciare l’Autorità Anticorruzione a settembre, in polemica con il governo Conte. Ma i suoi rapporti con il M5S sono sempre stati abbastanza positivi: i problemi sono maturati con la Lega (che vuole demolire il codice degli appalti e ridurre gli obblighi di gara), e con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, esponente di una cultura giuridica di amministrativisti da sempre sospettosa verso i super poteri dell’Anac , decisi proprio da Renzi nel 2014.

Chi sarà al governo in ottobre dovrà scrivere e votare una legge di Bilancio difficile: la priorità è trovare 23,7 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva dal 2020. Pd e M5S non vogliono votare tagli e tasse e poi offrire il collo alla mannaia degli elettori in primavera. La soluzione di cui si discute in queste ore è quindi di minimizzare i danni facendo un deficit ben superiore a quello previsto, magari arrivando al 2,9 per cento (ma non basterebbe comunque, perché se l’Iva non aumenta si sfonda quota 3,5 e parte la procedura d’infrazione Ue).

renzi lascia partito democratico
Il Partito Democratico alla Camera e al Senato (La Repubblica, 12 agosto 2019)

La bomba è il finale:

Il governo Renzi-M5S si reggerebbe sul progetto di riduzione dei parlamentari, riforma costituzionale cui manca l’ultimo voto in settembre. Poi, con o senza referendum confermativo, ci vorranno mesi per aggiustare di conseguenza i collegi elettorali. Dilatando un po’ ma non troppo i tempi è facile arrivare così al 2022 e alla elezione del nuovo capo dello Stato, che in un Parlamento guidato da M5S e Pd potrebbe essere Mario Draghi o, se necessario a cementare l’intesa, Giuseppe Conte.

La trattativa fra Pd e M5S è in fase ancora embrionale e la prima vera condizione posta da Nicola Zingaretti – il no a un Conte bis – viene già contraddetta da Matteo Renzi, che dice sì a un reincarico all’avvocato del popolo. “Non ho nessuna preclusione verso il Conte bis” ha confidato ai suoi, secondo quanto scrive il Fatto Quotidiano, che riporta il ragionamento dell’ex premier: “Non ci possiamo permettere di far saltare questa delicatissima operazione politica per i nomi – ha dichiarato -. Ormai è tutto noto: il Paese sa del nostro tentativo di formare una nuova maggioranza con il M5S. Sarebbe da idioti farne una questione di poltrone. Salvini ci distruggerebbe nelle urne. Siamo a metà del guado, non possiamo fermarci. Questo governo deve nascere e durare almeno due anni”.

Dopo anni da “rottamatore” ora Renzi si descrive come “sminatore” dell’avventura M5S-Pd. Non vuole entrare di persona né vuole che i suoi partecipino nella squadra di Governo. La prima scelta a Palazzo Chigi, prosegue il Fatto, cade comunque sempre su Raffaele Cantone. Serve poi un uomo forte al Viminale, ha spiegato ai suoi, elogiando le qualità di Franco Gabrielli. Vorrebbe coinvolgere Nicola Gratteri. Renzi, come M5S, boccia Giovanni Tria per il Tesoro, l’idea è Roberto Gualtieri, europarlamentare dem.