DDA di Catanzaro, parola d’ordine: evitare Spagnuolo, il peggiore

Mario Spagnuolo
Ormai dal mese di gennaio un posto fondamentale è libero alla Procura di Catanzaro, quello di procuratore e quindi di capo della DDA. E infatti con il pensionamento di Vincenzo Lombardo, la corsa alla successione è già iniziata.
Sono sette i papabili, personalità carismatiche che cercheranno di ereditare prestigio e difficoltà che il ruolo di Procuratore comporta. La poltrona  resterà vuota sino a quando il CSM non provvederà alla nomina. Che da febbraio è slittata a metà marzo e che dovrebbe preludere al via libera per importanti operazioni. Anche e soprattutto a Cosenza.
Catanzaro: il palazzo della Corte d'appello e procura
Catanzaro: il palazzo della Corte d’appello e procura
Un ruolo che porterà onore ma anche oneri, poiché il sostituto non coordinerà soltanto le attività della procura ordinaria ma anche della Direzione distrettuale antimafia che ha competenza sulle quattro province di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia. A presentare domanda sono stati in sette, appunto, ognuno con un vissuto personale e professionale diverso ma che conducono alla stessa aspirazione: la guida dell’ufficio catanzarese.
I SETTE PAPABILI
Gianfranco Donadio,59 anni salernitano, ex procuratore aggiunto della Direzione Nazionale antimafia ed attuale consulente della Commissione bicamerale d’inchiesta sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, braccio destro dell’ex procuratore nazionale antimafia, ora Presidente del Senato, Piero Grasso.
Mario Spagnuolo, 61 anni cosentino, attuale procuratore capo della Repubblica di Vibo Valentia dal 2008 fino al prossimo anno, data di scadenza del suo mandato. Per lui si tratterebbe di un importante ritorno nel capoluogo di regione nel quale ha svolto l’incarico di procuratore aggiunto e coordinatore della Dda di Catanzaro.
Abbiamo raccontato più volte i veleni che lo hanno portato ad ottenere questo incarico e la pax siglata in extremis con Mariano Lombardi. Ma Spagnuolo ha un lungo passato da sostituto anziano anche a Cosenza, dove, in combutta col procuratore Serafini e con la lobby degli avvocati cosentini, è riuscito a smontare pezzo per pezzo l’unico vero processo di mafia a Cosenza, il “Garden”. Tutelando colletti bianchi e criminalità. Il peggiore di tutti. Uno dei maggiori responsabili della trasformazione della procura di Cosenza in porto delle nebbie e zona franca. E speriamo che a nessuno venga in mente di riportarlo a Cosenza. Dove ha lasciato solo macerie e sporcizia.
Maria Gabriella Casella, 55 anni casertana, dal 2011 attuale presidente della sezione Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. E’ stata giudice al dibattimento penale, presidente di Collegio, presidente di sezione e responsabile della sezione Misure di prevenzione del Tribunale della stessa città campana.
Nicola Gratteri
Nicola Gratteri
Nicola Gratteri, 57 anni di Gerace, attualmente procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, famoso per le sue continue lotte alla ‘ndrangheta, vive sotto scorta dal 1989 e le sue battaglie sono note ai vertici dello Stato, infatti l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta lo ha nominato componente della “Task force” per l’elaborazione di proposte in tema di criminalità organizzata, e anche l’attuale Presidente Renzi l’ha designato presidente della commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta alle mafie.  Autore di pubblicazioni ed esperto di criminalità calabrese internazionale.
Bombardieri
Bombardieri
 Giovanni Bombardieri, 50 anni di Riace, attuale procuratore aggiunto della Dda, in passato è stato sostituto procuratore a Roma e Gip a Locri.
Roberto Rossi, 48 anni, prima pretore a Taranto attualmente  sostituto procuratore della Dda di Bari ed ex consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura, componente del gruppo dei reati contro la pubblica amministrazione e l’ambiente.
Luca Tescaroli, 51 anni, sostituto procuratore della Dda a Roma, è stato il pm che insieme al collega Francesco Paolo Giordano rappresentò l’accusa al processo per la strage di Capaci. Ha ottenuto 24 condanne all’ergastolo.