Decollatura, annullati gli ergastoli ai Mezzatesta

La Corte di Assise di Appello di Catanzaro, a seguito di un precedente annullamento con rinvio da parte della Cassazione, ha condannato a venti anni di reclusione Domenico e Giovanni Mezzatesta, padre e figlio, accusati del duplice omicidio di Francesco Iannazzo, di 29 anni, e Giovanni Vescio, di 36, entrambi di Lamezia Terme, uccisi in un bar a Decollatura il 19 gennaio 2013. A renderlo noto è il legale Francesco Lojacono che, insieme ai legali Nicola Cantafora ed Antonio Gigliotti, ha difeso i due Mezzatesta sostenendo l’insussistenza dell’aggravante della premeditazione, costituente l’oggetto del Giudizio di rinvio.

Per il delitto il GUP di Lamezia Terme aveva inflitto ad entrambi gli imputati la massima pena del carcere a vita, poi confermata dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro. Quest’ultima sentenza era stata annullata dalla Corte di Cassazione, che accogliendo i ricorsi delle difese (avvocato Francesco Pagliuso, ucciso in un agguato nell’agosto del 2016 e avvocato Francesco Lojacono), aveva ravvisato una serie di vizi motivazionali circa la ritenuta sussistenza della premeditazione, disponendo un nuovo giudizio.

Il duplice delitto aveva suscitato particolare eco e scalpore, perché la sua esecuzione era stata registrata “dal vivo”. E infatti, l’azione omicidiaria, ai danni di Iannazzo e Vescio, era stata ripresa dalle telecamere collocate all’interno ed all’esterno del “Bar del Reventino” di Decollatura, che avevano immortalato Domenico Mezzatesta nel corso di una discussione animata con le vittime, ad un certo punto l’uomo avrebbe estratto una pistola esplodendo numerosi colpi al loro indirizzo causandone la morte. Giovanni Mezzatesta, dal suo canto, impugnando anch’egli un’arma, sarebbe intervenuto a sostegno dell’azione posta in essere dal padre.

Di recente, le cronache erano tornato a parlare di tale delitto, a seguito dell’omicidio di Gregorio Mezzatesta, 53 anni, fratello di Domenico e dipendente delle Ferrovie della Calabria, assassinato a Catanzaro il 24 giugno scorso davanti al luogo di lavoro, con 5 colpi d’ arma da fuoco calibro 9×21. Per quest’ultimo fatto di sangue, dopo circa un mese, è stato arrestato ed è tuttora detenuto il 32enne lametino Marco Gallo, residente a Falerna, individuato dagli inquirenti quale presunto killer.